05 Maggio 2024
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Ucraina: non se ne esce, ma per la Russia sarà vittoria di Pirro

08-04-2024 18:45 - Opinioni
GD - Roma, 8 apr. 24 - Dopo due anni e due mesi di guerra in Ucraina la situazione comincia ad assumere contorni preoccupanti per le sorti di questo Paese. Con immensa gioia per i putiniani italici che, finalmente, pensano di vedere il loro ambito leader maximo raggranellare qualche successo dopo le tante magre figure collezionate in questi ultimi due anni.
Infatti, la Russia sembra aver superato lo “smarrimento” iniziale, quando non riuscì a conquistare Kyïv. I russi si sono riorganizzati: stanno spingendo al massimo l’industria bellica per la produzione di armamenti, ma attingono anche agli arsenali della Corea del Nord. Inoltre, stanno mobilitando altri 300 mila coscritti da inviare al fronte. Mentre l'Ucraina è a corto non solo di uomini ma soprattutto di armamenti anche per i tentennamenti occidentali.
E quindi? Adesso che i russi riusciranno, forse, a conquistare parte dell'Ucraina, come faranno a tenersela? Dovrebbero aver imparato dalla loro storia che è possibile distruggere un’intera nazione, ma è quasi impossibile mantenere il controllo delle aree conquistate nel medio-lungo periodo, a meno che non si decida di mobilitare milioni di militari da trasferire nelle aree occupate.
Questa realtà i russi l’hanno già provata in Finlandia, durante la Guerra d’Inverno. Guerra che è stata combattuta tra la Finlandia e l’Unione Sovietica tra il 30 novembre 1939 e il 12 marzo 1940. L’invasione sovietica, motivata da mire espansionistiche e dalla volontà di creare una zona cuscinetto” contro la Germania nazista, si scontrò con la tenace resistenza finlandese. All’epoca l’Unione Sovietica attaccò la Finlandia con un esercito numericamente superiore, contando su una rapida vittoria. I finlandesi, nonostante la disparità di forze, opposero una resistenza tenace e inaspettata, sfruttando a loro vantaggio il terreno innevato e la conoscenza del territorio. Il conflitto si trasformò in una guerra di logoramento, con pesanti perdite da entrambe le parti.
La Guerra d’Inverno dimostrò la capacità della Finlandia di difendere la propria indipendenza contro un aggressore più potente. Il conflitto rafforzò anche l’identità nazionale finlandese e la sua determinazione a rimanere una nazione libera e democratica.
La stessa cosa è successa con l’invasione sovietica dell’Afghanistan, avvenuta il 24 dicembre 1979. Questo fu l’inizio di una guerra sanguinosissima, durata quasi un decennio, che ha generato una fortissima instabilità nella regione. L’intervento militare sovietico, motivato da interessi geopolitici e dalla volontà di supportare il regime comunista afghano, si scontrò con la tenace resistenza dei mujaheddin, guerriglieri islamici supportati con forniture di armamenti da Stati Uniti e Pakistan. Nel 1988 l’Unione Sovietica, stremata dal conflitto e in difficoltà economiche, decise di ritirare le proprie truppe dall’Afghanistan.
L’invasione sovietica dell’Afghanistan rappresenta infatti un capitolo importante della storia contemporanea. La guerra dimostrò i limiti della potenza e della strategia militare sovietica e contribuì all’accelerazione del processo di dissoluzione dell’allora Unione Sovietica, culminato nella firma del Trattato di Alma Ata il 26 dicembre 1991, da parte dei leader delle undici Repubbliche sovietiche rimaste.
Il Trattato di Alma Ata aveva sancito la fine dell’URSS e la nascita di 15 Stati indipendenti, tra cui l’Ucraina che aveva già proclamato la sua indipendenza dall’Unione Sovietica il 24 agosto 1991.
La storia moderna ci ha insegnato che, mentre in passato le dittature e gli Stati cadevano sotto la pressione militare di eserciti stranieri, nell’era moderna gli Stati cadono per implosione dall’interno. Questa è una realtà che non può essere ignorata e che, soprattutto, non risparmierà i pochi Stati che oggi si trovano a gestire con il pugno di ferro i propri territori, come ad esempio, la Corea del Nord e l’Iran.
Queste dittature crolleranno sotto la pressione del loro stesso popolo, soprattutto dei giovani, che prima o poi riusciranno a sovvertire la dittatura opprimente e bigotta.
La stessa cosa succederà nella Russia di Putin che, malgrado abbia ancora il consenso di gran parte della popolazione, difficilmente riuscirà a mantenere lo status quo.
I morsi delle difficoltà economiche si faranno sentire molto più insistentemente non appena la Russia avrà conquistato una parte dell’Ucraina. Perché questa vittoria di Pirro non solo non porterà alcun beneficio alle popolazioni già private praticamente di tutto, ma i disagi per la popolazione si accentueranno in seguito all’ulteriore inasprimento delle sanzioni da parte degli Stati occidentali verso la Russia. L’enorme investimento bellico sostenuto dalla Russia porterà risultati irrilevanti o nulli per il popolo russo. Questo emergerà ben presto.
Inoltre, ci sono le immense perdite umane subite dalla Russia in Ucraina. Si parla di circa 450 mila soldati russi periti o feriti in Ucraina.
A cosa è servita questa follia? A nient’altro che ad alimentare l’ego di un mitomane malato che uscirà presto di scena nel modo più infausto possibile. Putin sarà ricordato dalla storia come l’ultimo dittatore che ha contribuito ad avviare il processo di dissoluzione della Federazione Russa per aver tentato di conquistare un Paese fratello, destinando a questa folle impresa un’enorme quantità di risorse umane e finanziarie.
Per ottenere cosa? Alle persone di buon senso risulta veramente difficile capire e trovare una risposta a questa domanda.
P.S. - Intanto l’ISIS, lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, si sta riorganizzando dal Mozambico allo Yemen, passando per la Somalia e la Libia. L’ISIS ha dato un messaggio forte e chiaro a Mosca due settimane fa con sanguinoso attentato. Ma sembra che tutto questo ancora non susciti attenzione da parte dell’Europa e tanto meno della Russia.
Per fortuna ci sono i servizi americani che almeno tengono gli occhi e le orecchie aperte a beneficio di tutti, russi inclusi.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale

Fonte: Ciro Maddaloni
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