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Ucraina: la balcanizzazione dei sistemi di pagamento

11-04-2022 15:35 - Opinioni
Andrea Rigoni Andrea Rigoni
GD – Milano, 11 apr. 22 - In seguito alla rapida escalation dell'invasione russa in Ucraina avvenuta lo scorso febbraio, Unione Europea, Stati Uniti, Canada e Regno Unito hanno concordato di bandire alcune banche russe dal circuito di pagamenti SWIFT Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications. Tale manovra è stata solo una tra le ultime adottate dal blocco occidentale nel contesto del consistente pacchetto di sanzioni volte all'isolamento dell'economia russa dal resto dall'Occidente e alla paralizzazione del suo sistema finanziario, con il fine ultimo di costringere il regime di Putin a porre fine alle operazioni militari in Ucraina.
L'utilizzo dell'estromissione da SWIFT come strumento sanzionatorio da parte delle potenze occidentali non risulta essere certo una novità, ricordando i casi dell'Iran, della Corea del Nord e del Venezuela, così come non risultano essere elementi di novità gli intenti dimostrati da diversi Paesi di strutturare sistemi di messaggistica e pagamento alternativi a SWIFT e circuiti quali VISA e Mastercard, spingendo dunque verso una balcanizzazione sempre più spiccata del modello finanziario internazionale USA-centrico, figlio dei vecchi accordi di Bretton Woods.
In seguito al recente caso russo e alla capacità dimostrata dal Cremlino di continuare a mantenere relativamente stabile, almeno per ora, il proprio sistema Paese, c'è da chiedersi se tale balcanizzazione possa di fatto costituire una misura efficace di rafforzamento della resilienza delle economie nazionali contrapposte allo schieramento occidentale.
SWIFT e i sistemi alternativi: il caso Russia - Una rete finanziaria è un insieme di banche, operatori, organizzazioni e financial exchange che ha l'obiettivo di facilitare gli scambi economici e finanziari. SWIFT è un'organizzazione privata costituita nel 1973 da 239 banche di 15 nazioni, regolamentata dalla legge belga e con l'obiettivo di facilitare le transazioni finanziarie internazionali. In particolare, il suo ruolo può essere rappresentato come un servizio di messaggistica per le banche che consente di accertare la veridicità delle transazioni. Tramite una rete informatica che collega più di 11.000 istituti finanziari in tutto il mondo, SWIFT fornisce un linguaggio comune al mondo finanziario, garantendo la trasmissione, ricezione ed elaborazione dei dati finanziari, per un ammontare di circa 40 milioni di transazioni su base giornaliera.
La criticità delle informazioni processate da SWIFT per il funzionamento dell'economia globale ha spesso trasformato questo strumento in un'arma strategica nelle mani degli Stati, finalizzata a raccogliere dati e monitorare illeciti finanziari, come ad esempio prevede il Terrorism Finance Tracking Program statunitense finalizzato a rintracciare la rete di finanziamento dei fondamentalisti islamici dopo l'11 settembre, o ancora come vettore per applicare sanzioni finanziarie nei confronti di Stati nazionali.
A causa di questo fenomeno denominato “Weaponization of Finance”, nel tempo si è assistito alla nascita di soluzioni alternative rispetto a SWIFT tra cui:
1. Sistemi “closed loop” che consentono transazioni interne a un unico sistema (come Western Union, Alipay).
2. Infrastrutture che collegano direttamente operatori finanziari internazionali (Direto a México).
3. Sistemi “peer-to-peer” che escludono qualsiasi intermediario (Diem, digital Renminbi).
4. Sistemi nazionali come il CIPS (Cross Border Payment System) sviluppato dalla Cina per far entrare il Renminbi tra le valute di riserva come dollaro ed euro oppure come il SPFS (System for Transfer of Financial Messages) ideato dalla Russia durante la crisi legata alla Crimea nel 2014 e approvato dal parlamento russo nel 2019.
Rimanendo sul caso russo, a valle dell'esclusione delle principali banche del Paese dal sistema SWIFT, cerchiamo di analizzare meglio i fatti.
Per rispondere alla questione, bisogna analizzare la posizione della Russia a partire dal 2014, anno in cui alcune banche del Paese sono finite sulla black list degli USA. In conseguenza di questa misura cautelativa, Visa e Mastercard hanno sospeso l'erogazione dei servizi verso le banche colpite dalla sanzione in questione. Come risposta alla sospensione dei servizi da parte degli USA, la banca centrale russa ha sviluppato un proprio sistema alternativo di pagamento, il cosiddetto MIR. Tale sistema raccoglie il bacino di pagamenti destinato a pensionati e dipendenti pubblici.
Dal momento che il sistema SWIFT, come detto, viene spesso utilizzato come arma strategica sullo scacchiere geopolitico internazionale, sempre a partire dal 2014 la Russia ha provato a cautelarsi da eventuali ripercussioni legate alla propria estromissione da questo sistema. Mosca ha infatti sviluppato un proprio sistema interno di messaggistica, il cosiddetto System for Transfer of Financial Messages (SPFS).
Limite intrinseco importante dei due sistemi messi a punto da Mosca rimane quello della gestione dei flussi finanziari a livello transnazionale. Il MIR gode di scarsa diffusione al di fuori dei confini nazionali, potendo essere impiegato senza difficoltà soltanto in Ossezia Meridionale, Abkhazia e Armenia, mentre l'utilizzo esclusivo del SPFS, sebbene conti oggi più di 400 intermediari finanziari aderenti, riduce comunque notevolmente la possibilità di interscambio per gli istituti russi. Il sistema, di fatto, sebbene vanti tra gli aderenti anche entità quali Unicredit e Deutsche Bank, viene utilizzato principalmente da istituti nazionali per la gestione di pagamenti cross-currency con i Paesi dell'Unione Economica Eurasiatica (Armenia, Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan), oltre che da filiali di banche russe site in Germania e Svizzera.
Sullo scacchiere internazionale, in linea con la recente volontà espressa di voler collaborare alla creazione di una nuova moneta internazionale, soltanto la Cina sembra aver mostrato segni di apertura nei confronti di tali sistemi, siglando con MIR un accordo di collaborazione con il proprio sistema Unionpay. La stessa Cina, tuttavia, sebbene faccia affidamento ormai da anni sul proprio sistema sviluppato in casa (CIPS) – che secondo dati aggiornati allo scorso febbraio conta soltanto 1.300 aderenti localizzati per la maggior parte in Cina[1]–, rimane comunque vincolata all'utilizzo di SWIFT per la gestione di transazioni in entrata e in uscita dal Paese.
Il sistema SWIFT è dunque davvero determinante nelle relazioni geopolitiche globali? - Nonostante la presenza di sistemi alternativi, allo stato attuale, SWIFT mantiene una rilevanza strategica fondamentale per garantire la sicurezza finanziaria di istituti finanziari e intere nazioni.
Estromettere una banca da SWIFT, ad oggi, è un po' come privare un utente della propria connessione Internet. Infatti, mentre i flussi monetari sarebbero teoricamente possibili, senza le informazioni complementari (da dove viene il denaro, dove va, a cosa serve) che consentono di accertare l'affidabilità delle transazioni, una banca non risulta in grado di operare. L'utilizzo di canali di comunicazione alternativi quali telefoni, app di messaggistica o e-mail sarebbe di fatto percorribile, ma non risulterebbe una scelta adeguata alla dinamicità dell'attuale sistema finanziario globale, comportando una diminuzione in termini di volumi di transazioni gestite e aumento dei costi.
L'ora delle cryptovalute? - Correntemente, a valle della decisione presa da parte dei Paesi occidentali e nonostante la virata russa verso i propri sistemi interni, la partecipazione della Russia all'economia globale risulta oggi più ardua, aggiungendo una forte pressione alla sua economia. Ad esempio, le esportazioni risultano uno degli ambiti impattati dall'esclusione della Russia da SWIFT, considerata la difficoltà aggiuntiva di ricevere pagamenti dall'estero. Effettuare pagamenti transfrontalieri, inoltre, graverebbe reciprocamente su entrambi i fronti della transazione, ricadendo sui partner commerciali della Russia come Paesi bassi e Germania in termini di costi e rischio di rapportarsi con entità oggetto di sanzioni.
E le criptovalute? Se in un primo momento la Banca Centrale Russa ha proposto di bandire l'utilizzo di criptovalute dal sistema finanziario nazionale, dopo le sanzioni applicate dall'Occidente Putin sembra invece essersi mostrato più aperto all'utilizzo di tali strumenti. Tale alternativa, infatti, potrebbe consentire di aggirare in maniera effettiva il limite di transnazionalità posto dai due sistemi (MIR e SPFS) già attivi a livello nazionale, anche se alcuni dubbi rimangono sulla sostenibilità di un'intera nazione sulle infrastrutture attualmente esistenti, così come sulla trasparenza del sistema blockchain che potrebbe complicare non poco le attività di entità poste sotto sanzioni, come la Russia.
Sembra chiaro dunque come, almeno nel breve termine, il fenomeno della “balcanizzazione” dei sistemi di pagamento promosso da diverse nazioni a livello globale come per il caso russo, possa solo in parte ridurre gli impatti subiti su entrambi i fronti (russo e occidentale) dovuti all'estromissione da SWIFT, non essendo tali sistemi ancora del tutto maturi e largamente diffusi per potervi competere in maniera effettiva.
A lungo termine, tuttavia, sarà interessante osservare il comportamento di Russia e Cina, la cui collaborazione su tali temi, nell'attuale contesto geopolitico, potrebbe fungere da motore di ulteriore sviluppo ed estensione dei sistemi sviluppati “in house”, oltre che da attrattiva per Paesi già sanzionati dall'Occidente attraverso la leva SWIFT: Iran, Nicaragua, Siria, Iraq, Corea del Nord e Venezuela. Ipotesi che non sembra del tutto lontana e irrealizzabile, dato lo storico interesse di diversi Paesi a discutere con Cina e Russia su tali tematiche.
A riprova “recente” di tale possibilità la dichiarazione rilasciata pochi giorni fa dal presidente venezuelano Maduro, che si è detto contento dell'estromissione del proprio Paese dal sistema SWIFT e ha ricordato che il gruppo BRICS di cui fanno parte Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica “sta portando avanti importanti iniziative per la configurazione di un nuovo sistema finanziario, monetario che apra le porte a tutti i Paesi del mondo”.
Tornando al nostro quesito iniziale, si può dunque affermare che sebbene la "balcanizzazione" dei sistemi di pagamento e messaggistica portata avanti dalla Russia (ma non solo) abbia permesso ai cittadini russi di poter continuare a processare le proprie transazioni a livello locale e a Putin di mantenere, almeno per ora, il controllo del Paese, di fatto in un mondo globale e interconnesso, queste fratture portano conseguenze pesanti per i cittadini e le imprese, rischiando di riportarle indietro di almeno 30 anni.

Andrea Rigoni
Government e Public Services Global Cyber Leader
Deloitte

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Fonte: Andrea Rigoni
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