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Ucraina: ipotesi d’accordo su neutralità e vie di exit strategy

18-03-2022 21:42 - Opinioni
GD – Roma, 18 mar. 22 – Sul tavolo delle lunghe trattative tra la delegazione governativa russa e quella ucraina sono al vaglio ipotesi per un accordo. L’ultima dichiarazione è riconducibile al capo dei negoziatori ucraini Mykhailo Podolyak: «Potrebbero essere necessari da pochi giorni a una settimana e mezza per trovare un accordo sui punti controversi». Anche The Financial Times ha annunciato un possibile accordo per il cessate il fuoco in Ucraina, articolato in 15 punti, tra cui figurerebbero alcune condizioni specifiche: 1) cessazione delle ostilità in atto e il ritiro delle truppe russe; 2) neutralità dell'Ucraina e la rinuncia alla sua adesione alla NATO; 3) limitazioni alle forze armate dell’Ucraina; 4) divieto di installazioni di basi militari straniere; 5) garanzie per le minoranze russofone in Ucraina. Altre note di agenzia hanno parlato di sostanziali smentite sia da parte russa che ucraina, ma qualcosa di fondo è nell’aria.
- Un nuovo status di neutralità e il ruolo delle “garanzie” - L’attenzione è quindi puntata sulle varie indicazioni che vengono dalle fonti aperte. L’agenzia russa Interfax ha riportato alcune dichiarazioni del ministro degli esteri Lavrov ed in particolare del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in base alle quali sarebbe «possibile un compromesso» su un modello di neutralità «smilitarizzata» dell’Austria e della Svezia. Sul punto però il capo dei negoziatori Mykhailo Podoliak ha fatto due precisazioni che meritano attenzione: 1) «L'Ucraina è ora in uno stato di guerra diretta con la Russia. Pertanto, il modello può essere solo ucraino»; 2) uno status di neutralità deve comunque includere «un accordo rigido con un certo numero di Stati garanti che si impegnano a prevenire attivamente gli attacchi in Ucraina».
Per l’Ucraina si parlerebbe, quindi, di un trattato multilaterale con ipotesi di partecipazione di Stati “garanti” che, però, sarebbero alquanto incerte: si parla di Stati Uniti, Regno Unito e Turchia, ma anche del cosiddetto «formato Normandia» - che sotto egida OSCE aveva portato agli Accordi di Minsk del 2014 per il cessate il fuoco in Donbass - vale a dire Germania, Russia, Ucraina e Francia. Ma si parla anche di una formazione dei 5 Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Russia e Cina, estesa a Germania e Turchia. Qualcuna ipotizza anche possibili ruoli di ONU, UE e OSCE.
- Il punto critico degli Stati “garanti” - Tuttavia, il punto più critico è il ruolo che gli Stati “garanti” sarebbero chiamati a svolgere. Occorrerà verificare come potranno essere declinate queste “garanzie della neutralità”: potrebbe trattarsi di “misure di fiducia e sicurezza” generali, come quelle previste negli Accordi di Minsk, ma anche di forze di interposizione che vigilino sul ritiro delle forze russe, ovvero di forze integrate sotto egida ONU. In ogni caso sembra alquanto improbabile che, per esempio, Putin accetti la presenza di forze statunitensi o inglesi in territorio ucraino. Ma il tema delle “garanzie della neutralità” è ancora più problematico se si guarda all’ “istituto” in senso proprio del diritto internazionale, dove il ruolo degli Stati “garanti” comporta l’impegno ad intervenire in caso di attacco armato, senza oneri di reciprocità (Ronzitti). Se così fosse, la NATO, tanto odiata da Putin, rientrerebbe di fatto in Ucraina da un’altra “finestra”, quella di alcuni suoi Stati membri, ora divenuti “garanti” della neutralità.
- Le questioni aperte - Sulle “garanzie della neutralità” si giocherà tutto, perché occorrerà verificare se effettivamente la Russia è disposta ad accettare questo ruolo degli Stati “garanti”. Rimarrebbe però l’ipotesi di negoziare l’inserimento di una norma più generale sugli obblighi di solidarietà alla self-defence sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, ma sul punto è dunque difficile fare previsioni sulle posizioni di Russia e Ucraina.
Infine, non bisogna sottovalutare le questioni su cui l’Ucraina ancora non si è espressa, che sembrano rappresentare le “linee rosse” cui la Russia non intende rinunciare: il formale riconoscimento delle Repubbliche autonome di Donestk e Luhansk, e della annessione alla Russia della Crimea. L’insopprimibile dovere morale di evitare ulteriori sacrifici in termini di vite umane potrebbe orientare la leadership ucraina a considerare accettabili tali condizioni, valutando peraltro che nei fatti si tratta di territori in cui si è evidenziata una prevalenza della popolazione di orientamento filorusso, mentre coloro che si sentivano ucraini negli anni sono già emigrati in Patria.
- Conclusioni: occorre ancora il ruolo della diplomazia - Intanto, purtroppo, la guerra continua e si fa sempre più minacciosa per la popolazione civile, ma anche per la sicurezza di Paesi europei, che tra l’altro iniziano a subire i primi gravi effetti delle conseguenze economiche e sociali del conflitto, a cominciare dai flussi migratori e dai razionamenti energetici e alimentari. Occorre pertanto essere realistici e prepararsi anche all’idea che i negoziati sui punti appena illustrati potrebbero fallire. È necessario che si maturi perciò una coscienza collettiva per una più incisiva iniziativa politica e diplomatica, che va sollecitata ai singoli Governi e alle istituzioni internazionali affinché mobilitino stavolta un “nucleo forte” di negoziatori.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è già sostituita all’immobilismo del Consiglio di Sicurezza con la Risoluzione del 1° marzo scorso che ha già richiesto il cessate il fuoco. Ma occorre che la stessa Assemblea Generale si riaggiorni in una nuova “seduta di emergenza”, per riproporre stavolta un modello di Risoluzione Uniting for peace (il precedente è quello della Risoluzione adottata per la guerra di Corea, nel 1950) che - eventualmente anche acquisendo un parere della Corte Internazionale di Giustizia - imponga a questo punto un negoziato per la cessazione delle ostilità secondo condizioni imperative, in via equidistante e in rigorosa osservanza del diritto internazionale.

Maurizio Delli Santi
membro dell’International Law Association





Fonte: Maurizio Delli Stanti
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