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Ucraina: amb. Razov, «delusi da Italia? crisi vanno e vengono»

06-03-2022 17:44 - Ambasciate
GD - Roma, 6 mar. 22 - «Le crisi vanno e vengono, ma gli interessi rimangono». L'ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, risponde così alla domanda dell'Adnkronos se sia rimasto deluso dall'atteggiamento dell'Italia nella crisi tra Russia e Ucraina, con il nostro Paese che si è schierato in modo risoluto a favore delle sanzioni più dure contro Mosca.
«Sono un diplomatico. Non spetta a me valutare l'atteggiamento del Paese in cui sono accreditato come ambasciatore. Dirò una cosa: anche nell'attuale situazione di crisi, non vale la pena perdere di vista le prospettive», ha aggiunto il diplomatico rilevando che «la storia non finisce con l'oggi. Le crisi vanno e vengono, ma gli interessi rimangono. Penso che sia nell'interesse comune intrattenere relazioni regolari così come sono state per decenni».
Poi l’amb. Razov si è addentrato nella scottante attualità.«La Russia respinge categoricamente le accuse di crimini di guerra», rispondendo sull'avvio di un'inchiesta preliminare da parte della Corte penale internazionale dell'Aja sui crimini di guerra che sarebbero stati commessi dalle forze russe in Ucraina. «Per inciso, né la Russia né l'Ucraina sono membri del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja. Richiamo l'attenzione sul fatto che negli ultimi otto anni, durante i quali nel Donbass sono state uccise 14.000 persone, compresi i civili, nessuna delle 5.588 denunce presentate dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani alla Corte europea per i diritti umani è stata accolta. Il doppiopesismo e il pregiudizio sono evidenti», ha detto l’amb. Razov asserendo poi di essere «grato all'agenzia Adnkronos per la sua disponibilità ad ascoltare e trasmettere il nostro punto di vista su ciò che sta accadendo nelle relazioni tra Russia e Occidente e intorno all'Ucraina, anche se, vista la percezione attuale puramente negativa della Russia da parte dei mass media, presumo sia improbabile che venga accolto con comprensione».
La Russia, ha aggiunto il diplomatico di Mosca, «è certamente interessata a garantire che i negoziati con Kiev siano efficaci», ma non può sottolineare quanto sia stato «scioccante vedere che la decisione di inviare armi letali all'Ucraina sia stata presa mentre iniziava il primo round di trattative».
Poi l'ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov, ha spiegato quali siano le linee rosse per Mosca nel negoziato e ha denunciato «l'invio di armi da parte dell'Occidente, armi che saranno usate per uccidere i militari russi. Le trattative sono iniziate. La nostra posizione, come delineata dal presidente Vladimir V. Putin, è la seguente: status neutrale e non nucleare dell'Ucraina, sua smilitarizzazione e denazificazione, riconoscimento dell'appartenenza alla Russia della Crimea e sovranità delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Abbiamo ripetutamente e ragionevolmente spiegato ciascuna di queste posizioni. Siamo certamente interessati a garantire che i negoziati siano efficaci».
All'ambasciatore russo è parso «scioccante, in questo contesto, che la decisione di fornire armi letali all'Ucraina sia stata presa proprio nel momento in cui le delegazioni russa e ucraina erano sedute al tavolo del primo round di negoziati a Gomel. Di fatto, quelle armi saranno usate per uccidere i militari russi, il che, sarete d'accordo, aggiunge ulteriori complicazioni alle relazioni tra Stati. Inoltre, è difficile prevedere in quali mani finiranno queste armi e contro chi potranno essere utilizzate. Come sapete, decine di migliaia di armi leggere sono già state distribuite alla popolazione civile, compresi elementi criminali ucraini rilasciati dal carcere, che potrebbero svolgere un ruolo in Ucraina e in altre zone di conflitto».
La frattura tra Russia e Occidente causata dall'invasione dell'Ucraina si potrà sanare, Mosca «è pronta a curare le ferite e ad evitare che scenda una nuova cortina di ferro», ma a condizione che ci sia «un dialogo paritario e rispettoso», ha assicurato l'ambasciatore russo a Roma, ricostruendo come è nata «questa ferita»: «il blocco politico-militare della NATO, i cui documenti politici definiscono la Russia come un nemico, negli ultimi decenni in diverse ondate ha avvicinato le sue infrastrutture ai nostri confini, creando comprensibili minacce alla nostra sicurezza. Sottolineo che non siamo stati noi ad espanderci verso la NATO, ma la NATO ad espandersi verso di noi. L'affermazione che la NATO è un fattore di pace e stabilità non è convincente». L’amb. Razov ha citato quello che «è successo in Jugoslavia, Iraq, Libia….Devo sottolineare che l'espansione della NATO ha violato numerose promesse fatte dopo il crollo dell'URSS».
E poi c’è il tasto delle sanzioni occidentali. «Le sanzioni, che in una prima fase erano ancora collegate a ciò che stava accadendo in Ucraina e dintorni, in seguito hanno totalmente perso questo riferimento e sono state portate avanti per una sinistra forma di inerzia. È stato posto l'obiettivo di distruggere l'economia della Russia», ha lamentato l’amb. Razov.
Alla domanda se ci sia il rischio di una nuova cortina di ferro tra Russia e Occidente? Il diplomatico di mosca ha risposto: «La cortina di ferro è stata abbassata dall'Occidente dopo il famoso discorso di Fulton di W. Churchill nel 1946. I russi, almeno quelli della mia generazione, hanno vissuto a lungo dietro quella cortina e hanno imparato determinate cose. Tutti gli eventi storici, compresi quelli attuali, hanno i loro precedenti, le loro cause e la loro forza propulsiva».
Altra domanda: la frattura di queste settimane può essere insanabile?. Secondo l’amb. Razov «siamo pronti a curare le ferite e a non consentire che la cortina di ferro cali di nuovo. Ciò che è necessario è un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso e una reale considerazione degli interessi reciproci».


Fonte: Adnkronos
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