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Taiwan: Ilha Formosa avanguardia tecnologica, parla Giuseppe Izzo

07-03-2022 15:24 - Persone
Giuseppe Izzo Giuseppe Izzo
GD – Roma, 7 mar. 22 – (Il Tazebao) - Taiwan prima è punto di approdo degli europei nella proiezione verso il Pacifico, conquistata nel Seicento dalla Cina dopo secoli di tira e molla e diffidenze; dunque, base di espansione di quel Giappone imperiale e produttivo, svegliato di getto dalle cannoniere di Perry; poi abbandonata frettolosamente al pari della sua popolazione, che aveva creduto alla guerra giapponese, come ricordano le vicende dei Lin in A City of Sadness (1989). Infine, ultimo rifugio del Guomindang e, per adesso, mai violato dei cinesi.
La Ilha Formosa è naturalmente un punto focale del Pacifico e la condizione di essere un avamposto nella catena di contenimento della Cina la rende ancor più attrattiva; è il destino di quei popoli che siedono sul limes e che non possono, volenti o nolenti, passare al nemico. Ugualmente, i rapporti con la Cina non si limitano alle sole ostilità e provocazioni: la "colonia ribelle" è un partner di prim'ordine.
Parlare di Taiwan è parlare anche della tecnologia e di come essa possa piegare il corso della storia: la tecnologia cambia il prodotto, il processo produttivo, i tempi e la mentalità dell'uomo che la usa. Oggi Taiwan è avanguardia dello sviluppo globale, centro produttivo di semiconduttori, partner essenziale per Stati Uniti, Unione Europea, Cina e Giappone, anche dell'Italia, con cui ha consolidate relazioni.
Per analizzare l'importanza dell'Ilha Formosa, è stato interpellato Giuseppe Izzo, vicepresidente dell’European Chamber of Commerce di Taiwan e già presidente della stessa per due mandati. Izzo sarà in Italia tra pochi giorni, per intervenire alla sessione "Fra chip e pandemia: cultura, economia e tecnologia fra Taiwan e l'Italia", moderata da Matteo Gerlini, assistente professore all’Università di Siena. Queste le riflessioni del Dott. Izzo, in attesa del convegno "Italia-Taiwan: relazioni in divenire". L'incontro si terrà il 15 marzo, alle ore 14.00 nel Presidio Mattioli, Sala Conferenze 3° piano DISPI Via Pier Andrea Mattioli, 10 Siena.
D.: Lei ha visto evolvere la realtà taiwanese. Qual è stata la sua esperienza e come è stato possibile.
Giuseppe Izzo: «Sono arrivato qua nel 1991. Taiwan era nel pieno del suo sviluppo: stava evolvendo verso produzioni ad alto valore aggiunto. Nulla avviene per caso, Taiwan ha saputo mettere a frutto l'esperienza tecnologica dei giapponesi che, sì, abbandonano l'isola nel 1949 ma vi lasciano importanti stabilimenti produttivi; furono loro a implementare una scienza produttiva che ha dato frutti e ne dà ancora. Oltre a queste realtà, se ne sviluppano altre e mentre prima si trattava solo di assemblaggio di prodotti, a scarso valore tecnologico, per lo più per aziende americane, a partire dagli anni '80 Taiwan fa un salto in avanti verso la microelettronica e si pone all'avanguardia dello sviluppo tecnologico. Sono stati abili nello scomporre la catena del valore mantenendo una produzione terziaria per altri e hanno sviluppato in modo esponenziale questo modello. Dall'assemblare radio e altri prodotti di scarso valore sono passati a sistemi complessi come pc, smartphone o auto elettriche: hanno avuto ragione».
D.: Se è vero, come è vero, che lo sviluppo economico pone le basi per la stabilità di una democrazia: Taiwan è la riprova.
Giuseppe Izzo: «Sicuramente ne è una base. Ero a Taiwan per le prime, pienamente libere, elezioni nel 1994, fortemente volute dal presidente ancora nominato Lee Teng-hui, che portarono alla sua larga vittoria. Fu un momento vibrante e quell'entusiasmo continua ancora oggi e quell'intuizione di Lee Teng-hui ha permesso l'evoluzione della società taiwanese e tutti noi gli rendiamo merito. Si vota ogni anno, si è sempre in campagna elettorale – come in Italia – e anche qui la politica è un mestiere. Le persone partecipano, si interessano e votano. Tracciando un bilancio di questi quasi trent'anni si può dire che la democrazia ha attecchito bene e gode di buona salute».
D.: A proposito di chip. Essi sono una parte essenziale delle nuove automobili elettriche, un prodotto completamente diverso da quello attuale, ma in Europa sembra esserci un arretramento…
Giuseppe Izzo: «Io credo che l'auto elettrica sia il futuro: non domani, ma dopodomani. Ci sono ancora molti problemi da risolvere: costi, efficienza, durata, energia e produzione della stessa. Ciò non toglie che le auto elettriche saranno la maggioranza nel lungo periodo e i taiwanesi potranno conquistarsi ancora una volta un posto di primo piano nel mercato globale perché hanno le tecnologie meccaniche ed elettroniche per farlo».

Fonte: Il Tazebao
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