05 Maggio 2024
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Su versi nuovo libro «Nel deserto dell’ora» dell’amb. Mignano. Le ragioni della poesia

28-03-2022 13:32 - Arte, cultura, turismo
Amb. Silvio Mignano Amb. Silvio Mignano
GD – Milano, 28 mar. 22 - Alcuni versi del diplomatico Silvio Mignano, attualmente ambasciatore italiano a Berna, letti qualche tempo fa, mi colpirono non poco; tratti dalla poesia «La casa dei nonni», mi son tornati presenti oggi in occasione dell'uscita del suo nuovo libro «Nel deserto dell'ora», edito da Passigli Poesia, Firenze 2022. Eccoli quei versi tratti dalla raccolta «I venerdì Santi» (2017): «L'ho pensato ieri: aprire uno dopo l'altro i cassetti/e scegliere tra le cose che vi erano rimaste dentro/(di solito un rocchetto di cotone, nastro adesivo,/ tronchi di matita, monete d'infimo valore)/trovando quella che serviva alla bisogna./Sarebbe stata l'impronta di una mareggiata,/il verso della folaga tra le canne in riva al lago/o una pallonata di plastica arancione contro il muro,/in ogni caso oggetti in grado di spingermi/fuori in giardino, sulle mattonelle di cemento./…(La casa dei nonni)».
Ora la plaquette ultima dell'ambasciatore Silvio Mignano si misura sul tempo («Nel deserto dell'ora, Passigli, pp.144, 2022»), mostra evidente in taluni versi lo scandaglio della vita («la cosa che più ci pesa/ è leggerci dall'interno come quei quaderni/ che hanno mantenuto per anni la costa intatta/ aperti poco, sfogliati a volte con incuria, /…»). Attraverso questo racconto poetico troviamo, infatti, le declinazioni del tempo esperite e proposte dalle diverse angolature date dall'età e dal vissuto, e scopriamo che non esiste un tempo al di fuori di noi stessi, estraneo alle nostre esperienze di vita. Troviamo descritti e raccontati tanti tempi diversi; il tempo della decisione – il tempo del viaggio – il tempo per sé – il tempo che manca – il tempo che mancava ed ora non più – il tempo della caduta di un petalo di rosa – il tempo che passa e non tornerà – buttare via il tempo – riempire il tempo – il tempo rubato da uno scatto fotografico. Nelle Confessioni di Sant'Agostino si trova una delle più profonde analisi del tempo. Che cos'è il tempo? Egli rispondeva: «Se non me lo chiedi lo so; ma se invece mi chiedi che cosa sia il tempo, non so rispondere». Di molte cose sappiamo che cosa sono solo se non dobbiamo definirle. Tutti sanno, o credono di sapere che cosa sia il bene: ma quando si deve dare una definizione comunicabile ad altri e convincente sotto il profilo logico, la semplicità e l'evidenza, che prima sembravano a portata di mano, si allontanano. Anche sull'evidenza del tempo non sembrano esserci dubbi. Non sembra evidente, infatti, che cosa sia il tempo? Non viviamo tutti i giorni immersi nel tempo, nel tempo che passa, nel non avere tempo, nel tempo che finisce e che ricomincia? Il Tempo costituisce uno dei problemi costanti della riflessione filosofica e scientifica di tutti i tempi; i fisici, infatti, hanno introdotto il tempo nelle loro equazioni sulla base di alcune considerazioni pratiche.
Ma nel tempo c'è la vita, le vite, quella del poeta che oggi scrive del suo percorrere il mondo portandosi dietro figure e ricordi, tutto avvolto nel tempo, nell'ora, nel presente e nel passato, in un girovagare esistenziale fatto di nunc e di hic, perché poi scrivere è come “dipingere” (Dipingere nell'amnesia). Il nuovo libro di Silvio Mignano porta un titolo bellissimo, perché coglie le emozioni, il pensiero, la filosofia, il timbro nascosto. Mi sovviene quel che ha scritto in “Tacet” - un piccolo libro di raffinata bellezza - Giovanni Pozzi: «morta nel silenzio dell'ascolto, la parola rigermoglia nel silenzio fervido che l'avvolge. Assimilata e ricreata attraverso la meditazione, si delinea come un essere nuovo. Se il grano non muore non dà frutto». Ma vivere è soprattutto essere, esistere, “occupare spazio” come titola la terza delle quattro sezioni del libro. Il vivere del poeta partito dai luoghi della Ciociaria, in quel di Fondi in provincia di Frosinone, e per motivi di lavoro in giro per il mondo, fino a Caracas in Venezuela e oggi a Berna in Svizzera, movimenta luoghi e incontri, paesaggi ed esperienze, in un vorticoso compenetrarsi di luoghi e tempi. Quel tracciato d'esistenza che si fa dramma della coscienza e finanche “deserto”, fa riprendere la meditazione interrogativa sulla carne, sul corpo, sul vivere. Nel canto XXXI del Paradiso, ai versi 37-38, Dante guardandosi intorno nell'empireo dice con stupore di essere venuto «dal divino all'umano, a l'etterno dal tempo». Mi sembra che nel contrasto espresso in essi sia racchiusa la vicenda umana. Noi siamo “tempo”, al di là c'è l'eterno o, secondo alcuni, il nulla.
Voglio chiudere con quel che ci dice in una riflessione Yves Bonnefoy: «la poesia consiste nel prendere coscienza che buona parte di quello che è significato nel linguaggio consueto, è intrappolato nella sua formulazione concettuale, la quale comporta l'oblio del tempo esistenziale nonchè del carattere assoluto insito nelle situazioni contingenti che ognuno vive». E, dunque, del “tempo esistenziale” - nonché del “carattere assoluto” di ciò che viviamo - che si tratta. Vale a dire di ciò che la poesia non lascia scivolare nell'oblio.
Nato a Fondi nel 1965, Silvio Mignano, diplomatico di carriera, ha già al suo attivo diverse opere, a cominciare dai romanzi pubblicati con Fazi («Una lezione sull'amore» e «Le porte dell'inferno») e con Robin («La favola del mercante Docibile e della principessa siriana» e «Pilar degli invisibili»), fino al più recente «Il danzatore inetto» (DeriveApprodi). Le sue precedenti raccolte poetiche sono: «Taccuino nero per il viaggio» (Caramanica, 2003), «Non abbiamo uno sceneggiatore di scorta» (2009), «La nostra ribelle buona educazione» (Premio “Sertoli Salis Grytzko Mascioni”, Manni, 2011) e «I Venerdì Santi», uscita in questa nostra collana di poesia nel 2017 (traduzione integrale in lingua spagnola, a cura di Igor Barreto, Miami, Alliteration; e traduzione parziale in lingua romena, a cura di Eliza Macadan, Bucarest, Eikon). Tra le altre sue pubblicazioni, le fiabe de «Il regalo del rinoceronte» (Manni) e i racconti di «El Bolígrafo Boliviano» (Robin). È anche autore, con lo pseudonimo di Mario Cabrera Lima e insieme a Claudio Del Punta, della sceneggiatura del film «Haiti Chérie», vincitore del Premio giuria giovani a Locarno nel 2007 e del Premio per la sceneggiatura al Festival di Mons nel 2008. È attualmente ambasciatore italiano in Svizzera.

Carlo Franza


Fonte: Carlo Franza
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