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SACE: Uzbekistan, pivot dell’Asia centrale?

09-10-2023 16:07 - Economia
GD - Roma, 9 ott. 23 - La SACE ha diffuso il report “Sasso nello Stagno” dal titolo “Uzbekistan, pivot dell'Asia Centrale?”, un'analisi sulla situazione politica e il ruolo del Paese asiatico nella regione, con un focus sulla situazione dell'economia del Paese e sulle opportunità e i punti di contatto con l'economia italiana.
L'Uzbekistan ha assunto un ruolo guida nel miglioramento della cooperazione regionale, in un contesto in cui cerca equilibrio ed equidistanza con altri player globali. Alcuni esempi sono la decisione di ricollegare le reti energetiche e di trasporto transfrontaliere con l'Afghanistan, sminare diverse aree di confine e attenuare le dispute decennali sui prelievi idrici con il Tagikistan, riconoscere la sovranità territoriale dell'Azerbaijan.
In seguito dell'invasione dell'Ucraina, il Governo uzbeko ha deciso di non riconoscere le regioni indipendentiste supportate da Mosca e il presidente Shavkat Mirziyoyev ha di recente incontrato il presidente USA Joe Biden per discutere delle prospettive di cooperazione bilaterali.
La situazione politica interna è stabile sotto la guida da Mirziyoyev: eletto presidente a dicembre 2016 con l'89% dei voti, è stato riconfermato prima a ottobre 2021 per un secondo mandato quinquennale, poi il 9 luglio 2023 per un terzo mandato settennale a seguito di una riforma costituzionale. Mirziyoyev conduce un ambizioso piano di riforme che privilegia il miglioramento del business climate, compresa una maggiore protezione dei diritti degli investitori esteri, con l'obiettivo di una transizione verso un'economia di mercato, mentre si amplia il perimetro dei diritti civili (introdotta la tutela delle lavoratrici e della maternità, dell'educazione e della proprietà privata e abolito la pena di morte).
Nel 2020 l'Uzbekistan è stata tra le poche geografie al mondo a espandersi e le stime indicano una crescita del 7,4% per il 2021 e del 5,7% nel 2022 (per un Pil di 80,4 miliardi $), mentre le previsioni per il 2023 sono di +5,3%. L'economia - i cui principali attori economici sono grandi gruppi industriali in larga parte partecipati dallo Stato - è fortemente estrattiva: l'80% della produzione è generata dal settore minerario.
Il Paese è il secondo produttore dell'area ex-Urss di oro (8° al mondo) e uranio (5° al mondo) e il terzo per gas naturale e rame. I tentativi di diversificare però sono in atto e la ricerca di macchinari, prodotti e partner italiani ne sono una dimostrazione: il business forum dello scorso 6 giugno a Roma e tutti gli incontri istituzionali che lo hanno accompagnato hanno evidenziato le numerose opportunità e i punti di contatto tra i due Paesi (sono quasi 428 milioni di euro i beni italiani esportati verso l'Uzbekistan nel 2022, mentre l'import si attesta a 107,5 milioni di euro).
A trainare l'export italiano – che nei primi sei mesi dell'anno è cresciuto del 21,7% - è la meccanica strumentale, che rappresenta circa la metà delle nostre vendite nel Paese, in continua forte crescita (+31,8% tra gennaio e giugno del 2023, dopo il +17,5% dello scorso anno); buona la performance della chimica e farmaceutica (+84,6% fino a giugno dopo il +53,8% del 2022) e ottima, ma ancora dai valori contenuti quella di alimentari e bevande (oltre il +100%) e altri consumi (rispettivamente +50,5% e +29,3%).
Ci sono però alcune fragilità, su cui il Governo uzbeko sta intervenendo ma saranno necessari piani di azione chiari ed efficaci per sostenere il Paese. Con riferimento al gas naturale, Tashkent gode sì di ampie riserve ma non di facile estrazione. La crescita demografica (l'Uzbekistan è il più popoloso dell'Asia centrale, anche grazie a una forte migrazione dai Paesi limitrofi; e lo sviluppo economico accrescono la domanda di energia a fronte di un'offerta stagnante, per cui nella stagione invernale si osservano episodi di tagli e reindirizzamento.
Il Governo ha deciso quindi di vietare l'export verso Paesi terzi (in primis la Cina) e sta cercando di diversificare gli approvvigionamenti (a partire dalla Russia).
Secondo campo di intervento urgente è la carenza idrica: il 90% dell'acqua serve per scopi agricoli, ma Tashkent dipende da flussi d'acqua provenienti da altre geografie, come Tagikistan e Afghanistan, che però mirano a costruire dighe o deviare i corsi per esigenze interne. Il ministero per le risorse idriche stima in 7 miliardi di metri cubi l'ammanco di acqua per il 2030 nel Paese e che serviranno 19 miliardi $ per finanziare tutti gli interventi necessari. Un'azione per attrarre capitali dall'estero e aumentare la produzione, la produttività e le prospettive di crescita è ridurre la presenza dello Stato nell'economia: il processo di privatizzazione delineato dal presidente è sicuramente chiaro, ma le tempistiche stabilite sono molto sfidanti e potrebbero non essere rispettate comportando una minore spinta alla crescita e alla capacità di riattrare i giovani uzbeki che studiano all'estero.

Stefano Gorissen


Fonte: SACE
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