05 Maggio 2024
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Russia: gerarchie militari temono l'effetto Domino dell'arma nucleare

15-04-2024 12:59 - Opinioni
GD - Roma, 15 apr. 24 - L’effetto domino è una metafora che si utilizza per descrivere una catena di eventi in cui un accadimento iniziale ne provoca uno successivo, che a sua volta ne provoca un altro, e così via. Abbiamo visto che la guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina ha ringalluzzito sia i terroristi di Hamas, sostenuti anche dall’Iran, sia gli Houthi anche loro sostenuti da questi ultimi.
La guerra in Ucraina ha infatti dato vigore ad una serie di tensioni in diverse parti del mondo, inclusa la Corea del Nord dove il dittatore Kim Jong-hun ha potuto giocare il ruolo di “partner” di Putin per la fornitura di munizioni e missili alla Russia. Come succede sempre, “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” e, quindi, la Corea del Sud si sta dando un gran da fare per aiutare l’Ucraina con forniture militari e sta rinforzando le sue dotazioni difensive per rispondere alla minaccia rappresentata dalla Corea del Nord.
I Paesi arabi con gli Emirati Arabi Uniti in testa, seguiti dall’Arabia Saudita, vogliono riprendere gli accordi di Abramo perché sono molto interessati a diversificare le loro economie dal petrolio. Per i Paesi arabi del Golfo è fondamentale stabilire una maggiore cooperazione con Israele, soprattutto nel settore delle tecnologie avanzate.
I Sauditi, che da anni sono in guerra con gli Houthi e che non hanno mai avuto buone relazioni con l’Iran, hanno tutto l’interesse ad isolare anche Hamas, che è sostenuta dall’Iran e dagli Houthi.
I cinesi sono molto contrariati per queste tensioni internazionali che stanno mettendo a rischio le loro esportazioni e la loro economia. E, quindi, anche i cinesi premono per giungere a un negoziato di pace, che non può essere premiale solo per la Russia.
Infine, la tentennante Europa, che fra alti e bassi è sempre più costretta a sostenere lo sforzo bellico in Ucraina, sia con il supporto economico per gli aiuti umanitari, sia per il supporto militare con la fornitura di munizioni.
Malgrado la propaganda che i media russi conducono incessantemente, dichiarandosi spudoratamente vittime dell’aggressione occidentale, l’Europa e la NATO non hanno attaccato la Russia e non hanno alcuna intenzione di farlo. Il timore resta per qualche errore di calcolo da parte di Putin, di cui i servizi di sicurezza europei hanno ampie prove. Un errore commesso dai russi potrebbe infatti trascinare la NATO in una guerra.
Ma anche se Putin ha messo l'economia russa in regime di “produzione bellica”, per far fronte alle esigenze militari sul campo, in una guerra convenzionale tra Russia e NATO non ci sarebbe partita. Per il 2024 si prevede che la Russia spenderà il 39% del suo bilancio in spese per la difesa, ma se utilizza il PIL per determinare la capacità del Paese di condurre una guerra, allora la Russia (dodicesima economia mondiale) non può nemmeno competere con l'Italia (ottava economia mondiale). Figuriamoci con l'intera alleanza occidentale.
Anche se i russi continuano a mobilitare giovani reclute, che vengono inviate al fronte da cui molto spesso non faranno ritorno, la Russia non avrebbe alcuna possibilità di successo in una guerra convenzionale con le truppe della NATO che sono formate da professionisti preparati e ben equipaggiati. Sarebbe una guerra breve (si pensi a Desert Storm) e non si concluderebbe a favore della Russia.
Qualche docente universitario ha ipotizzato l’utilizzazione da parte della Russia di armi nucleari contro gli Stati Uniti, come reazione estrema da parte di Putin alle “provocazioni” occidentali (?!). Certo la Russia dispone di una grande quantità di testate nucleari, ma ricordiamo che anche la NATO dispone di testate nucleari e non solo statunitensi, ma anche francesi e inglesi. La sfida, in un contesto del genere, consiste semmai nel gestire l’eventuale escalation del conflitto.
Purtroppo, la Russia da sempre ha adottato la politica di “escalation per arrivare alla de-escalation”. In altre parole, se sta perdendo pesantemente e vuole ritirarsi da un conflitto che ha iniziato, intensificherà il conflitto nella speranza di far indietreggiare la controparte. E qui che nasce effettivamente il pericolo dell'uso di armi nucleari.
Ma c’è un ma. A differenza degli Stati Uniti, dove il presidente è il solo ad avere l'autorità di lancio, in Russia l'autorità di lancio spetta a tre persone che devono essere tutte e tre d'accordo: il presidente Putin, il ministro della Difesa Shoigu e il capo di Stato Maggiore Gerasimov. Siamo sicuri che la gerarchia militare russa appoggerebbe una decisione così avventata di Putin?
Certamente sia Shoigu che Gerasimov hanno contezza delle conseguenze immediate a cui andrebbero incontro nel caso in cui decidessero di fare ricorso all’uso di armi nucleari, incluse le armi nucleari tattiche, progettate per essere utilizzate su un campo di battaglia o in un'area limitata. Si tratta di armi nucleari meno potenti delle testate nucleari strategiche, che invece potrebbero distruggere intere città o intere regioni.
Se i russi non hanno fatto finora ricorso all’uso di armi nucleari tattiche, anche se ne avrebbero avuto un grande bisogno per piegare velocemente la fiera resistenza ucraina, allora vuol dire che qualche serio ragionamento le gerarchie militari lo devono pur aver fatto.
E questo sarebbe, per l’appunto, un classico caso di “effetto domino” che le gerarchie militari russe si sono ben guardate dall’innescare, optando invece per il sacrificio di centinaia di migliaia di uomini e giovani e la perdita immensa di risorse economiche e dotazioni militari nella loro fallimentare guerra in Ucraina.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale

Fonte: Ciro Maddaloni
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