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Russia: amb. Razov a LaPresse, «relazioni deteriorate»

03-06-2022 12:30 - Ambasciate
Amb. Sergey Razov Amb. Sergey Razov
GD – Roma, 3 giu. 22 – L'ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, ha concesso una intervista all'agenzia LaPresse sulle relazioni del suo Paese con l'Italia nel contesto della situazione in Ucraina. Il testo dell'intervista è nel sito della rappresentanza diplomatica russa in Italia.
D.: L'arrivo di armi più sofisticate all'Ucraina da parte di USA e Regno Unito, che impatto avrà sull'andamento del conflitto?
- Amb. Razov: «Riempire l'Ucraina con armi moderne dà a Kiev l'illusione della possibilità di vittoria sul campo di battaglia, ma in realtà non fa altro che prolungare il conflitto, moltiplicando vittime e distruzione. La fornitura di MLRS, in grado di colpire obiettivi in Russia dal territorio dell'Ucraina, introduce un ulteriore elemento che complica la situazione. La promessa fatta pubblicamente di Kiev di non colpire con questo tipo di armi il territorio russo non deve essere presa sul serio. A proposito, ci sono state notizie sulla stampa secondo cui l'Italia, come alcuni altri Paesi della NATO, sta fornendo all'Ucraina obici da 155 mm con una gittata sufficiente per bombardare il territorio delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. È stato documentato che a causa dei bombardamenti con questo tipo di armi nelle pacifiche città di Donetsk e Luhansk muoiono civili, anche bambini».
D.: Ci sono possibilità di arrivare a una tregua?
- Amb. Razov: «Ci sono sempre possibilità. Dobbiamo usarle in modo tempestivo e abile. Tutti i conflitti prima o poi finiscono con accordi di pace. C'è una base per una soluzione politica del conflitto: questo è il progetto di trattato di pace russo, redatto sulla base di un incontro abbastanza produttivo delle delegazioni russa e ucraina a Istanbul. Sfortunatamente, questo nostro progetto rimane senza risposta e i negoziati diretti russo-ucraini si sono arenati».
D.: Pensa che i rapporti con l'Italia siano totalmente compromessi? Cosa ne pensa del mancato invito da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al concerto del 2 giugno?
- Amb. Razov: «Le relazioni, purtroppo, si sono deteriorate. Molti formati e meccanismi di dialogo che funzionavano efficacemente sono stati congelati, il commercio è in calo, la cooperazione culturale è stata sostanzialmente ridotta, i dipendenti dell'ambasciata russa sono stati espulsi senza motivo, e non c'è neanche bisogno di parlare della linea dominante nei mass media italiani nei confronti della Russia. A me, come persona che lavora in Italia da parecchio tempo in qualità di ambasciatore, quello che sta succedendo provoca amarezza e rammarico. Ma questa non è stata la nostra scelta. L'Italia agisce nel quadro delle decisioni collettive, guidata da considerazioni di solidarietà euro-atlantica e disciplina di blocco. Tuttavia, anche se le decisioni sono collettive, la responsabilità è sempre individuale. Non mi stanco mai di ripetere: in tali periodi storici di crisi sono particolarmente richiesti un approccio equilibrato, che tradizionalmente ha contraddistinto la diplomazia italiana, e la capacità di vedere e lavorare per il futuro, per non perdere tutto quello che di positivo è stato accumulato in decenni del partenariato costruttivo e della cooperazione reciprocamente vantaggiosa.
Per quanto riguarda il concerto, in tutti questi anni io e mia moglie abbiamo assistito con grande piacere al solenne ricevimento del presidente della Repubblica Italiana in occasione della Festa Nazionale con esibizioni di eccellenti gruppi musicali. Niente da fare: la politica è politica. A proposito, Vladimir Putin si è congratulato con il presidente italiano per questa festa».
D.: Un viaggio del leader della Lega Matteo Salvini a Mosca sarebbe stato utile nel processo di mediazione per arrivare a una tregua?
- Amb. Razov: «Qualsiasi sforzo di mediazione dettato dal buon senso e da un sincero desiderio di raggiungere una soluzione politica potrebbe essere richiesto. Il sen. Matteo Salvini è una figura politica nota in Russia, leader di un grande partito rappresentato in Parlamento e membro della coalizione di Governo. Non ci sono stati ostacoli da parte nostra per il suo viaggio in Russia e i relativi contatti. Quanto alle discussioni negli ambienti politici italiani e sulla stampa di alcune questioni relative a questo viaggio, allora, sarete d'accordo, la Russia non c'entra niente».
D.: Cosa ne pensa del piano di pace che è stato proposto dall'Italia all'ONU?
- Amb. Razov: «Non sono abituato a commentare documenti che non ho visto. Questo piano non è stato consegnato alla parte russa, il che è piuttosto strano, dal momento che, a giudicare dalle notizie della stampa italiana, i suoi punti chiave ci riguardano direttamente. In ogni caso, i punti del piano relativi all'appartenenza territoriale e allo status della Crimea e delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk sono per noi inaccettabili».
D.: Come si può sbloccare l'impasse sul trasporto del grano via mare?
- Amb. Razov: «Il presidente Vladimir Putin in una conversazione telefonica con il premier Mario Draghi il 26 maggio scorso, ha spiegato in modo abbastanza esaustivo la nostra posizione su questo argomento. Non è stata la Russia a minare le acque costiere dell'Ucraina, non stiamo bloccando l'uscita delle navi dai porti. La minaccia alla sicurezza alimentare mondiale, di cui si parla e si scrive molto oggi, non è da ultimo legata alle sanzioni imposte dall'Occidente collettivo contro la Russia. In ogni caso, le trattative sono necessarie, e sono attualmente in corso».


Fonte: Redazione
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