05 Maggio 2024
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Russia: amb. Paramonov, "posizione autorità italiane è sgarbata, di natura ostile"

07-02-2024 13:49 - Ambasciate
Amb. Alexey Paramonov Amb. Alexey Paramonov
GD - Roma, 7 feb. 24 - La posizione delle autorità italiane nei confronti di Mosca è diventata “prevalentemente sgarbata, di natura essenzialmente ostile”. Lo ha detto l’ambasciatore russo in Italia, Aleksej Paramonov, in una un’intervista all’agenzia di stampa Tass.
D.: Sono passati 100 anni dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra l'URSS e l'Italia (febbraio 1924). In Russia si era instaurato il giovane Governo sovietico, mentre in Italia era già salito al potere Benito Mussolini. Certo, l'Impero russo aveva forti relazioni di amicizia con l'Italia, vi erano persino legami familiari tra le dinastie regnanti, ma può, questa data, essere considerata una nuova pietra miliare? Ci aiuti ad immergerci in quegli anni.
- Amb. Alexey Paramonov: «Dopo la fine della Prima guerra mondiale, l'economia italiana non era nelle migliori condizioni: enorme debito pubblico, inflazione, disoccupazione di massa, carenza di prodotti alimentari... Molti di questi problemi avrebbero potuto essere risolti concludendo un accordo commerciale con il giovane Stato sovietico che, dopo la rivoluzione e la guerra civile del 1917, era stato boicottato dai Paesi vincitori dell'Intesa. Per la ripresa delle relazioni commerciali ed economiche la parte sovietica pose come condizione il riconoscimento legale dell'URSS.
Va detto che nel 1924 il Governo italiano, nell’adozione di decisioni sovrane e indipendenti, godeva di margini di manovra molto più ampi rispetto ad oggi. Allora Roma poteva avere il coraggio e il senso di responsabilità di definire la propria politica estera perseguendo esclusivamente gli interessi nazionali del Paese. Dunque, il 7 febbraio 1924, ebbe luogo lo scambio di note tra i governi dell'URSS e del Regno d'Italia per l'instaurazione di piene relazioni diplomatiche. Contemporaneamente fu firmato il Trattato sul commercio e la navigazione tra l'URSS e l'Italia, il terzo documento di questo tipo nella storia delle relazioni russo-italiane. L'Italia divenne il secondo Paese occidentale, dopo la Gran Bretagna, a riconoscere l'URSS».
D.: Con l'inizio della Grande Guerra Patriottica, dal giorno dell'attacco a tradimento della coalizione hitleriana all'Unione Sovietica, queste relazioni si sono interrotte, ma sono state ripristinate ancora prima della fine della guerra e della liberazione dell'Europa nel 1944 e quindi abbiamo un altro anniversario a cifra tonda. È possibile confrontare lo stato attuale delle relazioni bilaterali con quel periodo? L'Italia ha mantenuto nei rapporti con la Federazione Russa, rapporti che sono sempre stati equilibrati anche nei periodi più difficili, posizioni in qualche modo privilegiate?
- Amb. Alexey Paramonov: «Le relazioni tra i nostri Paesi sono certamente migliori oggi rispetto al periodo 1941-1943. Ma, purtroppo, non di molto. Naturalmente in entrambi i paesi continuano ad operare ambasciate e consolati generali, sono garantiti il minimo livello necessario delle relazioni tra stati e l’attività corrente per la tutela degli interessi di organizzazioni e cittadini.
Con l’avvio dell’Operazione Militare Speciale in Ucraina, Roma ha aderito pienamente alle misure di pressione esercitate dall'Occidente collettivo sulla Russia, tanto che in Italia si parla ormai apertamente di guerra ibrida contro il nostro Paese.
La posizione delle autorità ufficiali nei confronti della Russia è prevalentemente sgarbata, di natura essenzialmente ostile. Dal febbraio 2022 sono già stati approvati 8 pacchetti di aiuti militari all'Ucraina, comprendenti un'ampia gamma di armi letali. In un’intervista pubblicata l'altro giorno, il Ministro della Difesa italiano si è vantato del fatto che il suo Paese sarebbe quasi tra i primi cinque in termini di aiuti forniti al regime di Kiev. Eccoli i “bravi” italiani.
Ci sono anche prove concrete di tale "assistenza". Secondo fonti non classificate, il 31 gennaio di quest'anno un aereo da ricognizione radiotecnica dell'Aeronautica Militare Italiana Gulfstream G550CAEW si trovava nell'area della penisola di Crimea. Che ci faceva lì? Gli esperti locali non escludono che fosse coinvolto nella raccolta di informazioni di intelligence sulle truppe delle Forze Armate russe in Crimea e nel loro trasferimento alle Forze Armate Ucraine per coordinare gli attacchi su obiettivi della penisola. Ogni commento, come si suol dire, è superfluo.
Oggi non ci sono i presupposti per rivendicare legami politici privilegiati tra i nostri Stati. Non ne è rimasto nulla».
D.: Un anno fa, in occasione della prima grande conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la TASS ha chiesto quanto l'Italia senta la mancanza della Russia a causa della linea adottata dalla Roma ufficiale di scontro e negazione delle relazioni tradizionalmente amichevoli tra i nostri Paesi. Lei lavora in Italia da più di sei mesi, quanto manca la Russia all'Italia? In che misura i sentimenti dell'opinione pubblica si discostano dalla linea politica ufficiale nei confronti del nostro Paese?
- Amb. Alexey Paramonov: «Bisogna riconoscere che nell'Italia di oggi il tema della Russia è ufficialmente tabù. Del nostro Paese si può solo dire male o non parlarne. È quindi difficile trovare informazioni obiettive su ciò che accade realmente in Russia, sulla sua politica estera, sulla sua vita economica, sociale e culturale.
Naturalmente, in queste condizioni, è entrato in gioco il meccanismo del "frutto proibito". Nella società italiana comincia a crescere l'interesse per la Russia e il pubblico si fida sempre meno delle narrazioni in bianco e nero che “smacchiano” l'Occidente e screditano Mosca. Ad esempio, nonostante la forte contrazione del suo campo di applicazione, lo studio della lingua russa continua ad essere richiesto. Il russo si insegna ancora nelle scuole, nelle università e in corsi di lingua privati.
Un'altra prova indiretta della popolarità del nostro Paese tra gli italiani pensanti è il crescente numero di movimenti politici e associazioni pubbliche che pongono al centro dei loro programmi la necessità di normalizzare i rapporti con Mosca e di fermare l'escalation in corso tra Russia e Occidente, invitando le autorità a considerare il ritorno alla convivenza pacifica e lo sviluppo di un nuovo modello di sicurezza nel continente europeo».
D.: L'aspetto economico è piuttosto importante: quanto perde l'Italia dalla riduzione delle esportazioni verso il nostro Paese (secondo stime medie, le esportazioni sono diminuite di oltre l'85%) e per la scomparsa del turismo di massa dalla Russia? Un altro aspetto importante: il gas russo. Le sue forniture all'Italia sono state significativamente ridotte sotto la pressione dei partner occidentali e della UE. Le autorità sostengono di aver trovato un sostituto del gas russo. Ma quanto costa? Allo stesso tempo, molti esperti ritengono che non sia possibile sostituire completamente il gas russo e che anche la piccola parte che continua ad arrivare, stabilizzi i prezzi. Come valuta la situazione economica reale?
- Amb. Alexey Paramonov: «È ormai evidente che le autorità italiane hanno imboccato la strada dell'abbandono della cooperazione economica con la Russia. Il fatturato complessivo del commercio bilaterale del 2023 non supererà probabilmente i 9 miliardi di euro (si tratta di statistiche italiane). Si pensi che, non molto tempo fa, nel 2022, aveva raggiunto i 32,9 miliardi di euro. Effettivamente, un calo così netto dei rapporti bilaterali non poteva non ripercuotersi sullo stato generale dell'economia italiana. L’anno scorso il tasso di crescita del PIL è stato solo dello 0,7%, uno dei più bassi della UE, la produzione industriale ha registrato un calo del 3,1% e la disoccupazione ha superato il 7%.
Naturalmente, i funzionari del Governo italiano non ammetteranno mai che esista un collegamento tra l'attuale stato deplorevole dell'economia e il rifiuto di commerciare con la Russia. Tuttavia, i febbrili tentativi di trovare un sostituto alle esportazioni russe, che consistevano principalmente in prodotti energetici e in vari tipi di materie prime, suggeriscono proprio il contrario. Il governo italiano ha dovuto addirittura convocare d'urgenza un vertice speciale Italia-Africa a Roma il 28-29 gennaio, dove, nascondendosi dietro gli slogan sull'inizio di una nuova fase di cooperazione "non predatoria", si è tentato di imporre ai leader africani i soliti approcci neocoloniali volti a preservare l'iniqua distribuzione delle risorse naturali e a compensare con perdite minime la rinuncia alle forniture russe.
Le conseguenze più eloquenti del rifiuto delle esportazioni russe si manifestano nell'ambito dell'approvvigionamento energetico dell'Italia. È già evidente che l'obiettivo fissato dal governo di Mario Draghi di un’immediata e completa rinuncia al gas russo si è rivelato irrealizzabile, in quanto le scadenze per il suo raggiungimento vengono costantemente posticipate. Ora si parla già del 2025.
Allo stesso tempo, tutti gli esperti italiani riconoscono unanimemente che il gas russo con contratti a lungo termine è stato fornito al Belpaese a prezzi più competitivi e ha svolto un ruolo importante sia nel mantenere un equilibrio energetico efficiente in termini di costi, sia nel garantire il funzionamento stabile ed efficiente del sistema energetico del Paese. Ora Roma deve riorientarsi verso altri fornitori, il che comporta costi economici significativi e la necessità di costruire rigassificatori, pericolosi per l'ambiente, per il più costoso GNL proveniente dagli Stati Uniti, la cui quota sul totale delle importazioni è già cresciuta fino a quasi l'8-9 per cento.
Analoga situazione si registra nel settore del turismo. Il flusso turistico di massa dalla Russia è completamente scomparso a causa delle sanzioni, in particolare a seguito della cancellazione dei voli diretti tra i nostri Paesi e delle restrizioni all'utilizzo all'estero delle carte bancarie emesse in Russia. I diplomatici russi in Italia sentono spesso gli operatori del settore parlare di nostalgia per i turisti russi e di rammarico per il fatto che oggi per lo più sono stati sostituiti, ahimè, da arroganti e tirchi anglosassoni».
D.: Anche le relazioni culturali attraverso i canali ufficiali, da sempre uno dei pilastri delle relazioni bilaterali, sono state sospese. Tuttavia, l'interesse per la cultura russa non è scomparso, come dimostrano la messa in scena di opere russe con la partecipazione di artisti russi e la condanna dei tentativi di "cancellare la cultura". La Casa russa continua le sue attività, organizzando eventi diversi: concerti, mostre, conferenze. Possiamo dire che i progetti culturali sono preservati? Quale posto in questo lavoro spetta ai connazionali? (Ai connazionali viene riservata un'attenzione particolare, poiché l'ambasciata spesso non è in grado di partecipare direttamente, molte iniziative provengono da amici della Russia e da connazionali - N.d.R.).
- Amb. Alexey Paramonov: «La linea delle autorità italiane nel campo della cooperazione culturale non si discosta molto dalla politica di rottura dei legami con la Russia perseguita in altri ambiti. Certo, le opere di autori russi sono ancora rappresentate in Italia, le note di compositori russi risuonano ancora sui palcoscenici italiani e sugli scaffali delle librerie sono presenti come sempre i libri di autori classici e contemporanei russi. A parole, dunque, la leadership italiana riconosce l'inestimabile contributo della Russia al patrimonio della cultura mondiale e si oppone alla "cancellazione" della cultura russa.
Nella realtà, la situazione appare molto più deplorevole. Su iniziativa italiana, le istituzioni culturali russe e italiane - teatri, circhi, musei, studi cinematografici, università e scuole - non possono più interagire e comunicare tra loro. L'allestimento di qualsiasi evento in Italia a partecipazione russa, anche su iniziativa di attivisti italiani, può correre il rischio di essere dichiarato azione di propaganda e quindi annullato dalle autorità italiane. Si è arrivati persino al punto di negare l’ingresso in Italia agli organizzatori russi di relazioni culturali e pubbliche, che di solito sono i più attivi e convinti sostenitori della normalizzazione delle relazioni bilaterali. Purtroppo, si sono già verificati numerosi casi di questa natura».
D.: L'Italia assume la presidenza del G7. Si afferma che le priorità dell'agenda saranno l'Ucraina, il Medio Oriente e l'AI. Cosa può realmente offrire il Paese per risolvere i problemi globali? Quale "ordine" dell'Occidente collettivo dovrà rispettare Roma? Per esempio, non aderirà alla decisione di trasferire all'Ucraina i beni russi congelati? L'Italia lo farà, visto che la Russia promette una "risposta speculare" e che gli italiani hanno beni nella Federazione Russa? Questa presidenza, che prevede una serie di incontri in varie località turistiche, si trasformerà in una campagna di promozione turistica?
- Amb. Alexey Paramonov: «Con l'inizio della sua presidenza del G7, Roma sta attivamente rivendicando il ruolo di "capo coordinatore" di questo quartier generale antirusso dell'Occidente collettivo. Non è da escludere che, su pressione dell'ala anglosassone di questo consorzio, l'enfasi sia posta proprio sull'elaborazione di varie misure antirusse, tra cui l'inasprimento delle sanzioni già in vigore e la ricerca di una formalizzazione giuridica del sequestro illegale di beni sovrani russi.
In generale, con l'inizio del graduale allontanamento dell'umanità dalla globalizzazione liberale attorno all'asse anglo-americano, il Gruppo dei Sette, originariamente concepito come il principale organo di governo del mondo, ha perso gran parte del suo significato. Ciononostante, si cerca costantemente di trasformarlo in una sorta di "consiglio di amministrazione" globale, dove si prendono decisioni che vengono poi attuate dal G20. È molto probabile che durante la presidenza di Roma venga fatto un nuovo infruttuoso tentativo di imporre al mondo l'approccio obsoleto e distruttivo dei "Sette".
Se si considerano le principali sedi degli eventi del G7 – un resort in Puglia, l'isola di Capri, Venezia - è ovvio che la "destinazione turistica", cioè accogliere e nutrire bene gli ospiti invitati, non è oggetto di minore attenzione nelle attività della Presidenza italiana del G7 rispetto ad altre cosiddette priorità. Si può ipotizzare che il raggiungimento di risultati nell'ambito della promozione dell'industria turistica italiana durante la presidenza di Roma del G7 sarà probabilmente molto più realistico che altri "dossier" internazionali».


Fonte: Redazione
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