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Riforma del Sistema Europeo Comune d'Asilo: preoccupazioni e speranze

14-09-2023 19:53 - Opinioni
GD - Roma, 14 set. 23 - A partire dal 2016, a seguito anche della crisi migratoria del 2015, si è resa sempre più evidente la necessità di riformare il Sistema Europeo Comune d’Asilo al fine di creare un quadro di norme comune a tutti gli Stati membri, basato sulla solidarietà e sull’equa ripartizione delle responsabilità, attraverso l'eliminazione di profili di disomogeneità tra sistemi nazionali d’asilo, la creazione di un sistema più efficiente e più resistente alla pressione migratoria e disincentivare i movimenti secondari fornendo un sostegno agli Stati membri più colpiti dal fenomeno migratorio.
Per questo motivo, da maggio a luglio 2016 la Commissione Europea ha adottato due pacchetti di proposte di riforma, a seguito delle quali, come previsto dai Trattati sull’UE, hanno avuto inizio le discussioni all’interno del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, necessarie per dare poi vita ai negoziati per arrivare ad adottare formalmente un testo condiviso.
Tuttavia, Consiglio e Parlamento non hanno raggiunto un accordo sulle proposte della Commissione e addirittura per alcune di esse non sono neppure arrivate alla fase delle negoziazioni. Preso atto dello stallo della procedura legislativa, la Commissione, nel settembre 2020, ha presentato un nuovo pacchetto di proposte: il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, con l’obiettivo di riequilibrare la suddivisione di responsabilità tra gli Stati membri mediante un meccanismo di solidarietà.
Il percorso di riforma, dunque, è stato lungo e spesso complesso, ma oggi i due co-legislatori sembrano essere giunti alla fase finale del processo legislativo per determinare la versione finale dello strumento giuridico da adottare.
Il Parlamento Europeo ha, infatti, concordato la sua posizione relativa agli elementi essenziali della riforma e anche il Consiglio ha adottato un orientamento generale in merito.
Tuttavia, nonostante l’esigenza di riformare il Sistema Europeo d’Asilo sia impellente e universalmente riconosciuta, la riforma proposta rischia di ridurre ulteriormente gli standard di protezione in Europa e di compromettere gravemente i diritti dei rifugiati.
Tra gli altri, anche il Consiglio Europeo sui Rifugiati e gli Esuli ECRE, una rete di 117 ONG provenienti da 40 Paesi europei, con l’obiettivo di proteggere e promuovere i diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli altri sfollati in Europa, ha evidenziato le numerose problematiche degli emendamenti proposti dai co-legislatori, in un documento pubblicato il 31 agosto, nel quale svolge un’analisi comparativa degli orientamenti dei due co-legislatori, e raccomanda l’approccio preferibile dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.
Il documento mostra come, ancora adesso, permangano significative divergenze tra la posizione del Parlamento e quella del Consiglio: in generale il Parlamento mantiene gli standard di protezione elevati, mentre le proposte del Consiglio tendono ad abbassarle notevolmente. È possibile, però, che nei negoziati finali il Parlamento possa cedere su alcune proposte, con conseguenze negative sul sistema di protezione europeo e sul rispetto dei diritti dei richiedenti.
In particolare, le preoccupazioni maggiori riguardano la previsione di un utilizzo più esteso e, in alcuni casi, obbligatorio delle procedure speciali, quali la procedura di esame della domanda d’asilo alla frontiera o la procedura accelerata o ancora quella di inammissibilità, che non consentono un esame rigoroso della domanda di protezione internazionale e di conseguenza comportano un rischio di rigetto maggiore. Nel caso della procedura di frontiera, poi, il rischio è anche quello di sottoporre i richiedenti a condizioni simili alla detenzione alle frontiere esterne.
Altra previsione che rischia di minare in maniera considerevole i diritti dei richiedenti è quella proposta dal Consiglio, in base alla quale non è più previsto il diritto all’assistenza legale gratuita nella parte amministrativa della procedura, ma si lascia la possibilità di fornirla agli Stati membri: data la complessità del sistema d’asilo, questo potrebbe di fatto privare i richiedenti di un accesso effettivo alla giustizia. In termini pratici, comunque, l'intera riforma mira a ridurre l’accesso all’asilo in Europa.
In definitiva, perciò, la speranza di una riforma volta al miglioramento del sistema europeo d’asilo rimane in larga parte disattesa.
Non solo la riforma sembra andare nella direzione opposta rispetto al raggiungimento dell’obiettivo, che dovrebbe essere primario, di tutelare i diritti fondamentali dei richiedenti protezione internazionale che arrivano in Europa, ma non sembra risolvere neanche le principali disfunzioni del sistema, dal momento che prevede una serie di norme procedurali estremamente complesse e di difficile attuazione e che mantiene sostanzialmente invariato il sistema Dublino, mantenendo, perciò, intatto lo squilibrio nel sistema di distribuzione delle domande d’asilo.
La speranza attuale è, dunque, che nell’elaborazione del testo finale i co-legislatori possano ascoltare le raccomandazioni provenienti da più parti, in particolare quelle dell’ECRE, in modo da garantire standard di tutela elevati e da mantenere centrale nella riforma il rispetto dei diritti umani.

Mariasole Caira
Autrice per l’area Diritti Umani
Mondo Internazionale Post


Fonte: Mondo Internazionale Post
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