05 Maggio 2024
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Record storico dell’export del Made in Italy a tavola, +11%

26-06-2023 10:32 - Made in Italy
GD – New York, 26 giu. 23 - Con un balzo del 11% è record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy nel 2023 che crescono quasi il doppio dell’export complessivo tricolore. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e Filiera Italia sui dati ISTAT sul commercio estero relativi al primo quadrimestre del 2023, diffusa in occasione del “Summer Fancy Food 2023”, il più importante evento fieristico mondiale dedicato alle specialità alimentari a New York City, nel Javits Center al Padiglione Italia, assieme all’ICE Agenzia.
Tra i principali Paesi, ad essere cresciute di più nel 2023 sono le esportazioni alimentari in Francia, con un balzo del 19% davanti alla Germania (+12%), alla Gran Bretagna (+12%) e agli Stati Uniti (+3%). A livello complessivo la Germania resta comunque nel primo quadrimestre il principale mercato di sbocco dell’alimentare con un valore di 2,6 miliardi davanti agli Stati Uniti con 2,1 miliardi che superano di misura la Francia, che si piazza al terzo posto con 2 miliardi. Risultati positivi anche nel Regno Unito con 1,3 miliardi che evidenzia come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla UE. Dato negativo in Cina con un calo del 2%, mentre cresce in Russia con un +13% nonostante la guerra e le sanzioni
All’estero le vendite del Made in Italy sono sostenute soprattutto dai prodotti base della dieta mediterranea come il vino che svetta sul podio con una crescita del 4% nei primi mesi, davanti a frutta e verdura fresca, ma nel paniere del Made in Italy all’estero recitano un ruolo importante anche pasta, formaggi, olio d’oliva e salumi, anche se a livello nazionale resta da colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti dalla carne ai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti.
Il vino è anche il prodotto italiano più gettonato negli USA, dove rappresenta quasi un terzo dell’intero valore dell’export agroalimentare, forte anche di un incremento dell’11% registrato nel primo trimestre 2023. Aumenti record per la pasta (+31%) che sale al secondo posto tra i prodotti Made in Italy più amati negli States, poco davanti all’olio d’oliva che aumenta comunque dell’11%. Bene anche i formaggi, anch’essi in crescita dell’11% anche se penalizzati dalla larga diffusione sul mercato americano delle imitazioni.
“Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”, ha sottolineato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel sottolineare “l’importanza di cogliere l’opportunità del PNRR per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export. Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate. L’obiettivo è portare l’export agroalimentare dagli attuali 61 miliardi ai 100 miliardi nel 2030”, ha concluso Prandini.
Da parte sua Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, “oggi l’export rappresenta lo strumento principale di valorizzazione delle nostre eccellenze agroalimentare considerato la persistente debolezza dei consumi interni. Bisogna quindi ulteriormente sostenere attraverso un supporto concreto ed operativo l’aumento non solo dell’export complessivo ma del numero di imprese soprattutto PMI in grado di accedere a tali mercati. Per questo non servono dimensioni ma appartenenza a reti come quelle che a Filiera Italia e Coldiretti insieme ad ICE Agenzia e Farnesina stanno realizzando”.
Alla manifestazione fieristica di New York è stato inoltre reso noto che sale a 120 miliardi di € il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo, con gli Stati Uniti che si classificano come il Paese dove le produzioni tricolore taroccate registrano i più elevati fatturati. Coldiretti e Filiera Italia hanno lanciato l’allarme al Javits Center, dove è stata inaugurata la prima esposizione del Made in Italy tarocco a tavola con le più grottesche imitazioni delle specialità nazionali scovate negli Usa che tolgono spazio e valore sui mercati ai veri prodotti tricolori.
Gli Stati Uniti sono il Paese che detiene saldamente la leadership produttiva del falso Made in Italy con il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore che è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro. In pratica solo un prodotto agroalimentare che richiama l’Italia su sette venduti negli States arriva realmente dal Belpaese con le esportazioni che sono state pari a 6,6 miliardi nel 2022. secondo Coldiretti e Filiera Italia.
Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in USA sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola, dalla mozzarella fino al Provolone. La produzione di imitazioni dei formaggi italiani, secondo Coldiretti e Filiera Italia, nel 2022 ha raggiunto negli USA il quantitativo record di oltre 2,7 miliardi di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack che è risultata nello stesso anno pari a 2,5 milioni di chili. Il problema riguarda però tutte le categorie merceologiche come l’olio Pompeian Made in USA, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano venduto in tutti gli Stati Uniti dove è possibile acquistare anche il Pompeian Olive Oil che non ha alcun legame con l’antica città campana.
Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche le conserve come il pomodoro San Marzano.
Ma l’industria del falso Made in Italy a tavola è diventato un problema planetario con il risultato che per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo Coldiretti e Filiera Italia ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali. Un fenomeno diffuso soprattutto nel Sudamerica dove peraltro rischia di essere ulteriormente spinto dall’accordo di libero scambio Mercosur che obbliga di fatto Parmigiano e Grana a convivere per sempre con le “brutte copie” sui mercati locali, dal Parmesan al Parmesano, dal Parmesao al Reggianito fino al Grana.
“Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” ha detto Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel sottolineare che “ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.
Gli ha fatto eco Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, affermando che “in tutto il mondo cresciamo grazie alla distintività dei nostri prodotti che sono frutto di territori, ma anche di una cultura antica inimitabile. Falsificarli, snaturarne le ricette, cambiarne gli ingredienti vuol dire distruggere ciò che rende unico al mondo il nostro stile di vita di cui la cultura alimentare è parte essenziale”.

Fonte: Coldiretti e Filiera Italia
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