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Prosecco: inviato a Commissione Europea dossier italiano contro menzione Prošek

09-11-2021 16:22 - Made in Italy
Le colline del Prosecco Le colline del Prosecco
Stefano Patuanelli Stefano Patuanelli
GD - Roma, 9 nov. 21 - La disputa tra il Prosecco e il Prošek per il loro competitivo riconoscimento da parte europea è ai blocchi di partenza. La questione dell'omonimia tra la menzione croata Prošek e la Dop Conegliano Valdobbiadene Prosecco, l'iscrizione delle colline Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella lista del patrimonio mondiale Unesco e l'incompatabilità del riconoscimento della menzione tradizionale Prošek sono tra le principali motivazioni con le quali il Governo italiano punta a difendere il Prosecco nel dossier inviato oggi alla Commissione Europea per contrastare il pericoloso tentativo della Croazia, che ha presentato la domanda per utilizzare la menzione Prošek. Una scelta che disorienterebbe il mercato con gravi ripercussioni anche economiche e imprenditoriale per le bollicine italiane che hanno saputo conquistare molti milioni di consumatori in tante parti del mondo.
Ad illustrare le motivazioni della contrapposizione italiana alla richeista della Crozia sono stati il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, e il sottosegretario alle Politiche Agricole, Gianmarco Centinaio, nel corso di una conferenza stampa al ministero. «Le motivazioni per cui ci opponiamo alla denominazione tradizionale Prošek sono ben solide e rappresentate nel documento che abbiamo inviato alla Commissione, tra le principali c'è la questione della omonimia tra la denominazione Prošek e la Dop Conegliano Valdobbiadene», ha spiegato Patuanelli evidenziando come, essendo lui triestino, «molte persone sono stupite di avere scoperto che esiste una frazione del comune di Trieste che si chiama Prosecco, e sui cartelloni stradali, sotto nome il nome Prosecco c'è scritto Prošek perché è la traduzione in croato del termine Prosecco. E questo dimostra anche l'omonimia che portiamo all'attenzione della UE. Le colline del Prosecco sono patrimonio dell'Umanità Unesco e l'Unione Europea ha il compito di tutelare in tutte le sedi il patrimonio dell'Umanità».
Il ministro Patuanelli ha sottolineato che «il timore non è solo la pericolosità del fatto in sé, perché la presenza italiana del Prosecco sulle tavole di tutto il mondo non può essere scalfita, ma è che nessuno ci garantisce che non venga modificato il disciplinare. O l'Unione europea è in grado di tutelare le Dop e le Igp oppure salta il sistema».
Gli ha fatto eco il sottosegretario alle Politiche agricole Gianmarco Centinaio: «Se l'Europa apre una falla così grossa sul Prošek saranno a rischio 837 denominazioni e 300 consorzi italiani. La nostra mission è per la tutela del prodotto e delle aziende italiane. È sotto attacco una delle denominazioni più importanti dell'Italia. L’Italia ha dimostrato all’Europa che tutti si sono messi a disposizione, dai consorzi ai comuni. Abbiamo prodotto il miglior documento possibile da presentare in opposizione. Le colline del Prosecco sono un patrimonio dell’umanità, oltre che agricolo anche culturale, quindi non possiamo pensare che da parte dell’Europa ci sia poca considerazione».
Nel dossier di 14 pagine è precisata la posizione italiana e le motivazioni tecniche, storiche e territoriali, compresa l’iscrizione delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella lista del patrimonio mondiale UNESCO e l’incompatibilità del riconoscimento della menzione tradizionale Prošek.
In tanto, a sottolineare i motivi dell'allarme e del "peso" di questa produzione è intervenuta la Coldiretti riferendo che quasi una bottiglia di vino italiano su sei stappate oggi all’estero è di Prosecco, diventato la star mondiale delle bollicine grazie a un incremento delle vendite oltre confine del 32% nel 2021. L'analisi della Coldiretti è stata fatta sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi dell’anno. L'organizzazione imprenditoriale, apprezzando l'iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole, ha ricordato che la Croazia ha ora 60 giorni di tempo per le controdeduzioni. Il Prošek è un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia per il quale Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale” dopo che il tentativo di proteggere la stessa denominazione era già fallito nel 2013.
Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente in valore di bottiglie di Prosecco con un aumento del 49%, ma l’incremento maggiore delle vendite si è verificato in Russia, dove gli acquisti sono praticamente raddoppiati (+91%), mentre in Germania guadagna il 28%, seguita dalla Francia (+15%), il Paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa, nei primi sette mesi del 2021. L’appeal delle bollicine Made in Italy resiste anche alla Brexit dove le vendite aumentano del 5%, con la prospettiva di incrementare ulteriormente visto che il Governo ha annunciato il taglio delle tasse sul Prosecco e sui vini spumanti con un calo di circa 1,3 euro a bottiglia che si rifletterà sui prezzi di vendita e renderà più accessibile l’acquisto del vino italiano. E ora anche i cinesi hanno scoperto la bontà del bere italiano, con le spedizioni di Prosecco che sono addirittura più che triplicate nel 2021 (+238%).
A trainare il record sui mercati esteri un sistema che abbraccia due regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia), nove province e tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg) per una produzione complessiva che ha raggiunto 700 milioni di bottiglie dopo aver incassato nel 2019 il riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco.
Un successo che ha scatenato una fiorente produzione di imitazioni che rischiano di ingannare o confondere i consumatori di cui il Prošek è solo l’ultimo esempio. Negli scaffali dei supermercati di tutto il mondo la Coldiretti ha infatti smascherato anche il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, ma in commercio sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova, mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.
«È necessario fare presto per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo», ha detto Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel precisare che «si tratta di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa UE nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi».
Lo stop alla registrazione del Prošek è coerente con la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea come la star delle bollicine italiane.

Fonte: Redazione
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