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Per "The Times" si beve meno Prosecco in UK, ma dati dicono contrario

13-08-2021 15:53 - Made in Italy
GD - Londra, 13 ago. 21 - (Londra'Italia) - Torna la guerra delle bollicine a Londra. A suscitarla questa volta è stato un articolo pubblicato su "The Times". Lo storico quotidiano ha infatti segnalato come il Prosecco, da anni re delle bollicine nel Regno Unito, sembri non essere più così apprezzato dai britannici.
Secondo la testata l’Inghilterra non è più il primo Paese per le esportazioni del nettare veneto, ma solo il secondo dopo gli Stati Uniti. Una riduzione dovuta da un lato ai problemi causati dalla Brexit e, dall’altro, alla concorrenza di prodotti che scimmiottano il Prosecco che, pur essendo di qualità inferiore, riescono comunque a trovare un loro mercato perché costano meno.
Una ricostruzione dei fatti che non ha convinto il Consorzio di Tutela della Denominazione di Origine Controllata del Prosecco che ha già avuto un confronto direttamente con i giornalisti de "The Times" e ha dimostrato come in realtà il Prosecco, specie nella nuova versione rosè, continui ad essere il prodotto preferito dai britannici per celebrazioni, brindisi e anche semplici aperitivi.
Per essere più precisi va segnalato che i dati diffusi dal quotidiano londinese arrivavano dalla Coldiretti, secondo la quale nei primi quattro mesi del 2021 il numero di bottiglie esportate in UK era stato del 9% inferiore rispetto al passato, a causa appunto di problemi legati alle frontiere e della concorrenza sleale di prodotti come il Prosek, che viene prodotto in Croazia.
Sul fronte Brexit le difficoltà sono di due tipi: da un lato i costi aumentati a livello burocratico (si parla di 120 sterline per un pallet di 600 bottiglie), dall’altro il rincaro dei prezzi del trasporto, che ovviamente finiscono per incidere sul costo finale del prodotto per il consumatore.
Secondo "The Times" questa spesa aggiuntiva spiegherebbe come mai alcuni venditori e anche alcuni locali abbiano pensato di appoggiarsi a prodotti contraffatti o a imitazioni, come appunto il bianco frizzante che arriva dalla Croazia.
Un allarme che non appare giustificato ad Andrea Battistella, responsabile dell’Area giuridica ed economica del Consorzio di tutela della denominazione di origine controllata Prosecco. “È necessario porre adeguata attenzione a quelle che sono le dinamiche di vendita rispetto a quelle di consumo del prodotto", ha spiegato. "Come indicato nel quotidiano, le vendite nei primi 4 mesi del 2021 dall’Italia verso il Regno Unito sono diminuite del 10% rispetto allo stesso periodo del 2020, ma tenuto conto del fatto che gli imbottigliamenti complessivi di Prosecco stanno crescendo del 9% grazie alla tipologia rosé, abbiamo realizzato degli approfondimenti e abbiamo osservato che una significativa quota di Prosecco viene esportata in Regno Unito dal Belgio”.
Un giro di valzer in più per il vino italiano diretto a Londra, causato dalle grane imposte dalla Brexit. “In molti casi le esportazioni destinate al Belgio vengono dirette verso il Regno Unito, perché alcune piattaforme di distribuzione in GDO hanno portato la loro sede dal Regno Unito al Belgio", ha precisato Battistella. "Per tale ragione, sommando il Prosecco che va dall’Italia all’UK e quello che va dal Belgio all’UK, il Prosecco destinato al Regno Unito sta registrando una crescita pari all’8,8%”.
Niente crisi, dunque, come sosteneva "The Times". “Anche se quello inglese è un mercato maturo, riteniamo che il livello di apprezzamento del Prosecco presso il consumatore britannico sia tutt’ora elevato”. Merito delle attività di un continuo miglioramento della qualità promosse dal Consorzio, che sta lavorando a fondo anche sulla sostenibilità e della segmentazione del prodotto, che ha portato ad esempio alla nascita rosé.
Certo la presenza sul mercato British di altri vini che scimmiottano il Prosecco, infastidisce i responsabili del Consorzio. “Più che concorrenza commerciale, si tratta di una questione di tutela della denominazione Prosecco contro fenomeni di imitazione ed evocazione e, più in generale, delle condizioni che regolano la protezione delle denominazioni”, ha aggiunto Andrea Battistella.
“Il recente tentativo delle autorità croate di ottenere il riconoscimento del 'Prosek' come menzione tradizionale a livello comunitario è un problema", ha rilevato Alessandra Zuccato, esperta del settore giuridico del Consorzio. Trattandosi di un sinonimo della nostra denominazione, nonché della traduzione letterale del termine 'Prosecco', il suo riconoscimento potrebbe costituire un precedente pericoloso in grado di indebolire la protezione della nostra denominazione e, cosa ancor più grave, l’intero sistema delle IG europee”.
Senza dimenticare l’aspetto della salvaguardia della buonafede del consumatore finale, che potrebbe essere indotto in confusione nella scelta d’acquisto. Rendendosi conto del suo errore soltanto quando la bottiglia è stampata e le bollicine nel bicchiere risultano deludenti.


Fonte: Londra’Italia
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