05 Maggio 2024
[Testata sito web Giornale Diplomatico]
News
percorso: Home > News > Ambasciate

Parla Andrea Romussi: essere ambasciatore d'Italia in Burkina Faso

22-02-2022 10:32 - Ambasciate
Amb. Andrea Romussi Amb. Andrea Romussi
GD - Roma, 22 feb. 22 - (ISPIONLINE) - L’amb. Andrea Romussi ha frequentato il Corso di preparazione alle carriere internazionali 1998-1999. Oggi è Ambasciatore italiano in Burkina Faso e ha alle spalle una lunga carriera diplomatica e una profonda conoscenza di una delle aree più instabili e problematiche del mondo: il Sahel.
D.: Il Burkina Faso è stato teatro di un golpe militare che nel mese di gennaio ha destituito il presidente Roch Marc Christian Kaboré. Come descriverebbe oggi la situazione nel Paese?
Amb. Romussi: «È dal 2015 che la situazione nel Paese ha iniziato a degenerare. Prima ci sono state rivolte che hanno rovesciato il presidente Blaise Compaoré, accusato della corruzione del governo e di voler modificare la Costituzione per restare al potere, mentre i problemi sociali ed economici della popolazione burkinabé aumentavano. Poi, con il precipitare della situazione in Mali, via via le cose sono peggiorate anche qui. Ora il timore è che l’avanzata di gruppi jihadisti da ovest possa bloccare i rifornimenti nella capitale. Quello che spesso si fatica a capire, quando si parla dell’area del Sahel, è che la crisi nella regione è multidimensionale e transnazionale: le problematiche dei paesi sono collegate tra loro. Non si risolvono i problemi di uno, se non si risolvono quelli di tutti».
D.: Cosa intende dire?
Amb. Romussi: «Stiamo parlando di un’area di circa tre milioni di chilometri quadrati, perlopiù desertici e nella quale manca la presenza dello stato, dove si registra una percentuale tra le più basse al mondo di strade asfaltate, medici e presidi sanitari. Come in molte altre realtà africane, etnie nomadi e gruppi sedentari sono spesso in lite per le coltivazioni e le razzie di bestiame. Su tutto ciò si innestano una serie di traffici di vario genere: dalle droghe al contrabbando di armi alla tratta di esseri umani. Sono anni che la situazione – prima con la guerra in Libia poi con la deflagrazione jihadista in Mali – va peggiorando. Dalle migrazioni al terrorismo molte delle problematiche legate alla sicurezza in Europa dipendono da quanto accade in questa parte del mondo».
D. : Come descriverebbe il rapporto che lega l’Italia al Burkina Faso?
Amb. Romussi: «Io sono arrivato nel 2019 per aprire l’ambasciata italiana a Ouagadougu. Ma anche prima i rapporti tra i due paesi erano molto forti e il nostro Ufficio di cooperazione è qui dal 2001. In passato c’era stata soprattutto la presenza della società civile e di missionari cattolici, in particolare Camilliani, che qui hanno aperto e coordinano scuole e ospedali. Oggi in Burkina Faso ci sono in tutto meno di 200 italiani residenti e poche realtà imprenditoriali. Certo l’instabilità con cui abbiamo a che fare non aiuta anche se qualcosa pian piano si sta muovendo. Al contrario, nel nostro paese abbiamo, con oltre 50mila residenti in Italia, la diaspora burkinabé più numerosa al mondo in un paese extra africano».
D.: Come vede il futuro della presenza italiana nel Paese e nel Sahel?
Amb. Romussi: «Le crisi offrono anche opportunità. Per esempio, andrebbe rilanciato un partenariato. Anche se dal Mali i francesi vanno via, dobbiamo restare nella regione per la sicurezza di tutti. Noi, come Italia, abbiamo aperto quattro ambasciate nella regione negli ultimi anni e siamo impegnati anche nelle operazioni militari internazionali contro traffici di ogni tipo e terrorismo. Ma di fondo, quello che serve è un rilancio strategico dei rapporti tra Unione Europea e Africa. La nuova Strategia dell’UE per il Sahel dovrebbe essere messa a punto nelle prossime settimane. Negli ultimi anni, nel Continente si sono manifestate numerose attenzioni da parte dei cosiddetti ‘Nuovi Attori’. Oltre alla Cina penso alla Turchia, la Russia, gli Emirati, l’Arabia Saudita, il Qatar. Sono attori più pragmatici, e quindi interlocutori meno impegnativi per i governi locali».
D .: Cosa ha significato per lei frequentare il master ISPI in Diplomacy e cosa consiglierebbe a chi vorrebbe svolgere una carriera in ambito diplomatico o internazionale?
Amb. Romussi: «Per me è stato fondamentale: mi sono laureato nel 1998. Le simulazioni concorsuali fatte durante il corso che ho seguito in ISPI furono essenziali per capire l’esame, che consiste in una maratona di prove lunga una settimana. L’ISPI mi ha preparato ad affrontarlo: con professori sempre aderenti alla realtà dell’esame. Ai ragazzi che vogliono affacciarsi alla diplomazia dico: credeteci, studiate, bisogna tenere duro ma è fattibile».

Fonte: ISPIONLINE
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
Media partnership
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
cookie