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Nel messaggio di Mattarella monito a “responsabilità” e “dignità”

04-02-2022 12:44 - Opinioni
Sergio Mattarella Sergio Mattarella
GD – Roma, 4 feb. 22 - I discorsi di insediamento dei presidenti della Repubblica hanno tutti ovviamente un profilo di alta valenza simbolica, che introducono alle idealità con le quali la più alta carica dello Stato si prefigge di svolgere il suo ruolo di “garanzia” nel mandato settennale conferitogli. Ma nel leggere con attenzione i passaggi del messaggio del presidente Sergio Mattarella pronunciato davanti al Parlamento nel giorno del suo giuramento, gli elementi che si traggono non sembrano rituali richiami ideali. Come il presidente stesso ha indicato nel successivo incontro al Quirinale con le alte cariche dello Stato, si tratta di “avvertimenti”, che poi ha subito precisato essere “inviti”, anzi “osservazioni” per rimarcare certamente il ruolo distinto e autonomo di Governo e Parlamento.
In buona sostanza, le riflessioni del presidente Mattarella, nonostante il tono certamente sereno e discorsivo, si presentano comunque come un monito, che non cela amarezze e invita fermamente tutti gli attori della comunità nazionale e principalmente la “politica”, a prepararsi a svolgere il proprio ruolo con “responsabilità”. Il primo riferimento è netto sulla lotta alla pandemia, e sulla diffusione della vaccinazione, dal cui esito dipenderà la ripresa dell'Italia: “La lotta contro il virus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi, ma non ci sono consentite disattenzioni. È di piena evidenza come la ripresa di ogni attività sia legata alla diffusione dei vaccini che proteggono noi stessi e gli altri. Questo impegno si unisce a quello per la ripresa, per la costruzione del nostro futuro”. E ha aggiunto: “Dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini”.
Poi c'è l'esortazione all'impegno comune per la crescita economica e sociale: “… questa ripresa, per consolidarsi e non risultare effimera, ha bisogno di progettualità, di innovazione, di investimenti nel capitale sociale, di un vero e proprio salto di efficienza del sistema-Paese”. Nel prosieguo, il riconfermato presidente non ha omesso di indicare le difficoltà che si presentano, specie per le famiglie e le imprese che dovranno affrontare “gli aumenti del prezzo dell'energia, la scarsità e l'aumento del prezzo di beni di importanza fondamentale per i settori produttivi”.
In proposito ha però ricordato come l'Italia sia al centro dell'impegno di ripresa dell'Europa, risultando tra i maggiori beneficiari del programma Next Generation EU, grazie al quale si potrà “rilanciare l'economia all'insegna della sostenibilità e dell'innovazione, nell'ambito della transizione ecologica e digitale”.
L'adesione alla scelta europea per il presidente è la chiave di volta anche per la più ampia prospettiva internazionale, in cui la Repubblica Italiana deve continuare a perseguire una politica di pace. E lo deve fare confermando la piena “adesione ai principi che ispirano l'Organizzazione delle Nazioni Unite, il Trattato del Nord Atlantico, l'Unione Europea”, facendo prevalere il dialogo, e i principi della cooperazione e della giustizia.
Da qui due moniti che vale la pena sottolineare, perché chiaramente riferibili alla crisi dell'Ucraina e alle instabilità della vicina Africa. Il primo: “Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei Paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l'aggressione da parte dei suoi vicini”. Il secondo: “I popoli dell'Unione Europea devono anche essere consapevoli che ad essi tocca un ruolo di sostegno ai processi di stabilizzazione e di pace nel martoriato panorama mediterraneo e medio-orientale. Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità”.
Il discorso del presidente Mattarella torna poi sul piano interno, con l'evidente scopo di rimarcare un tema che sembra tenere particolarmente a cuore: il funzionamento della democrazia, “a tutti i livelli”. E indica chiaramente gli attuali pericoli per la democrazia: da un lato i “poteri economici sovranazionali” che “tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico”; dall'altro la deriva dei “regimi autoritari o autocratici” che “tentano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici”, mentre le decisioni di questi ultimi “basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece, più solide ed efficaci”.
Da qui la condizione di “inveramento della democrazia”: il richiamo alla centralità del Parlamento, delle autonomie locali, dei partiti e dei corpi sociali intermedi, riaffermando il “doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione”.
Subito dopo un altro passaggio cruciale è stato il riferimento alla Magistratura, “per troppo tempo divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività”. Il presidente ha dunque ribadito l'esigenza che si giunga “con immediatezza” all'auspicata riforma, in cui dovranno superarsi “logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono restare estranee all'Ordine giudiziario”. La nuova idea di Giustizia deve perciò corrispondere alle attese dei cittadini, che “devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l'Ordine giudiziario”, e, “neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone”.
Il tema conclusivo è infine un forte richiamo al ruolo che le Istituzioni della Repubblica sono tenute a declinare per uno scopo preciso: ridare “dignità” agli Italiani, e tra questi in particolare ai giovani, alle donne e agli anziani, ma anche ai migranti, attraverso l'elevazione culturale e sociale. Dignità per il presidente significa, dunque, lotta alle diseguaglianze, azzerare le morti sul lavoro, opporsi al razzismo e all'antisemitismo, impedire la violenza sulle donne, tutelare i disabili, difendere il diritto alla vita dei migranti. Ed anche liberare il Paese dalle mafie, dal ricatto della criminalità, “dalla complicità di chi fa finta di non vedere”.
E ancora: “Dignità è assicurare e garantire il diritto dei cittadini a un'informazione libera e indipendente. La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile”.
Se su questi fronti l'impegno di tutte le Istituzioni sarà concreto ed effettivo, il monito del presidente della Repubblica avrà disegnato un futuro per l'Italia più rassicurante.

Maurizio Delli Santi
membro dell'Associazione Italiana Giuristi Europei

Fonte: Maurizio Delli Stanti
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