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NATO: conferenza “The Mediterranean: new resources and integration”

06-04-2023 18:29 - Opinioni
GD – Roma, 6 apr. 23 –Sono stati resi noti gli esiti della conferenza “The Mediterranean: new resources and integration”, organizzata dalla NATO Foundation, in collaborazione con ENI (Corporate Partner), la Fondazione Compagnia di San Paolo, l’Institute for National Security Studies di Tel Aviv, il Policy Center for the New South di Rabat e il NATO Defense College, al Rome Cavalieridi Roma. La conferenza si è svolta con la partecipazione di 17 specialisti internazionali e circa 300 persone tra il pubblico, sia in presenza che connesse virtualmente connesse,ed è stata l’occasione per approfondire uno dei temi più discussi del momento: l’energia e la sicurezza energetica nel Mediterraneo Orientale.
L’amb. Alessandro Minuto-Rizzo, presidente del NATO Defense College Foundation di Roma: «La sicurezza globale è il nostro principale interesse e l’energia in questo contesto ha un ruolo molto rilevante. Guardiamo alla prospettiva della formazione graduale di un mercato energetico euro-mediterraneo, il che va di pari passo con una visione per la cooperazione a livello di sicurezza in una regione così cruciale».
Christopher Schnaubelt, Dean del NATO Defense College di Roma: «Come ha scritto Mark P. Mills: ‘le lezioni dell'ultimo decennio ci insegnano che le tecnologie solari, eoliche ed incorporate nelle batterie non possono purtroppo rispondere ai picchi di domanda e non sono ancora abbastanza economiche’. L’energia tradizionale continuerà a ricoprire un ruolo importante durante la transizione e gli idrocarburi sono fonti affidabili e accessibili per l’economia mondiale».
Nicolò Russo Perez, responsabile delle Relazioni Internazionali della Compagnia di San Paolo di Torino: «Nel contesto della NATO la sicurezza energetica svolge un ruolo cruciale. L’interruzione della catena di approvvigionamento energetico può compromettere la sicurezza dei paesi membri e partner della NATO, con conseguenze anche per le operazioni militari dell’Alleanza».
Il giornalista Nicola Graziani, vaticanista dell’AGI Agenzia Giornalistica Italia di Roma: «Questo evento rappresenta un’ottima occasione per fare chiarezza sul tema dell’energia, strategicamente cruciale dall’invasione dell’Ucraina in poi, e sulla nuova centralità guadagnata dal Mediterraneo. [...] Quale ruolo per l’UE nel Mediterraneo Orientale?».
Ahmed Badr, direttore della Divisione Sostegno e Facilitazione di Progetto, International Renewable Energy Agency di Abu Dhabi: «Se confrontiamo le edizioni 2022 e 2023 del World Energy Transition Outlook di IRENA, c’è un’unica differenza: il divario tra ciò che occorre fare e i risultati ottenuti sta diventando sempre più grande, con necessità d’investimenti sino a 35 trilioni di dollari entro il 2050».
Claudia Gazzini, analista senior per la Libia dell’ International Crisis Group di Tripoli: «A prima vista, non c’è dubbio che gli accordi firmati tra Israele e Giordania e tra Israele ed Egitto hanno contribuito a creare un nuovo mercato che prima non c’era e a consolidare i loro legami commerciali. Questi paesi però non erano in conflitto tra loro: la realtà è che le nuove scoperte e la susseguente commercializzazione del gas non fanno altro che rafforzare una condizione di pace fredda».
Remi Daniel, Mediterranean Dialogue Fellow, NATO Defense College, Roma (INSS, Tel Aviv): «Gli attori non statali rappresentano una grande sfida alla sicurezza del Mediterraneo Orientale; si pensi a Siria, Libia, Libano e alla Striscia di Gaza. Da questo punto di vista, l’arrivo del gas non ha solo risvolti positivi: le relative infrastrutture sono sempre più difficili da proteggere e rappresentano potenziali obiettivi per i nemici, specie in quest’area.»
Mehmet Öğütçü, presidente del London Energy Club di Londra: «Energia e normalizzazione non vanno di pari passo. L’industria energetica è molto dinamica e ci sono diversi fattori da considerare, non solo investimenti ed efficienza: tensioni geopolitiche, eventi inaspettati come l’invasione dell’Ucraina, il crescente confronto tra Cina e Stati Uniti e le scoperte tecnologiche».
Ashraf Mohammed Keshk, ricercatore e responsabile degli Studi Strategici e Internazionali del Derasat di Manama: «Il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti sostengono la cooperazione multilaterale in campo energetico. [...] Nello specifico, la priorità per Manama e i paesi del Golfo è quella di affrontare la minaccia dalle milizie armate, che, in particolare coi droni, prendono di mira infrastrutture e vie marittime».
Grammenos Mastrojeni, vice segretario generale per l’Energia e l’azione per il Clima dell’Unione per il Mediterraneo di Barcellona: «L’energia è un bene con un proprio mercato, ma, allo stesso tempo, assolve anche altre funzioni: promuove lo sviluppo, i diritti umani e la sovranità. Tutte funzioni che migliorano le condizioni del mercato energetico, pur non essendo propriamente orientate in questo senso».
Marco Piredda, vice presidente del Comitato per la Transizione Energetica dell’Osservatorio Mediterraneo dell’Energia di, Parigi: «Una delle poche lezioni utili della crisi in cui viviamo è che c’è sempre spazio per l’efficienza energetica. In Europa abbiamo ridotto il consumo di gas di circa il 20% senza subire conseguenze significative. [...] Se nei prossimi decenni riusciremo a ridurre del 25% il consumo di energia nel Mediterraneo, avremo fatto quasi il 40% dello sforzo necessario».
Amb. Pasquale Ferrara, direttore generale per gli Affari Politici e di Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri di Roma: «La normalizzazione tra Israele e alcuni paesi arabi ha il potenziale per rafforzare l’integrazione economica, con implicazioni non solo politico-diplomatiche, ma anche a livello di sicurezza regionale. Il consolidamento di questi legami potrebbe aprire la strada ad una più ampia cooperazione in settori come la sicurezza energetica e il cambiamento climatico, con risvolti interessanti anche per l’UE e l’Italia.»
Amb. Alon Bar, ambasciatore d’Israele in Italia a Roma: «Mentre 30 anni fa credevamo che l’acqua avrebbe rappresentato il motivo scatenante per la prossima guerra nella regione, oggi grazie alla desalinizzazione siamo in grado di coprire l’80% del nostro fabbisogno, collaborando con la Giordania e gli Emirati. Mi chiedo: non possiamo forse sperare che il contesto geopolitico ed economico attuale migliori altrettanto, anche grazie alle innovazioni tecnologiche?».
Prof. Ahmet Evin, rettore della Facoltà di Arte e Scienze Sociali, e professore emerito, Sabancı University di Istanbul: «Nel Mediterraneo Orientale la creazione di un mercato integrato è una sfida seria, se non un obiettivo ancora lontano. La scoperta del gas aveva suscitato grandi aspettative nella regione, ma poi la speranza che questa diventasse un grande fornitore di energia per l’Europa si è rivelata difficile da realizzare. Tra le ragioni: l’aumento della domanda, gli esigui volumi dei giacimenti di gas intorno all’isola di Cipro e le dispute sulla delimitazione delle frontiere marittime».
Prof. Rim Berahab, economista senior del Policy Center for the New South di Rabat: «Per parlare di cooperazione Sud-Sud non si possono non considerare i fattori esterni che influenzano le politiche energetiche nell’area: l’aumento del fabbisogno europeo di petrolio e gas nel breve periodo, ma anche di energie rinnovabili e idrogeno nel lungo periodo».
Prof. Leonardo Bellodi, associato alla Luiss Business School di Roma: «L’accordo tra Tripoli e Ankara divide verticalmente il Mediterraneo in due parti, rendendo difficile la realizzazione di qualsiasi tipo di gasdotto. [...] Come Europa e Italia, vogliamo avere relazioni positive tanto con la Turchia, centro di transito sempre più importante, quanto con la Libia, per ragioni non solo energetiche. Quest’ultima dovrebbe essere la nostra priorità, per un semplice motivo: la vicinanza geografica».
Alfio Giuseppe Rapisarda, responsabile sicurezza globale dell'ENI di Roma: «Il Mediterraneo è un importante quadrante strategico, come confermano le nuove scoperte energetiche. [...] È anche lo snodo principale per le infrastrutture sottomarine delle reti digitali, cruciali per la protezione degli interessi nazionali. Utilizzando il bacino come moltiplicatore di attività strategiche come le connessioni digitali, l’Europa può diventare un attore di rilievo per i suoi vicini».
La registrazione completa dell’evento è disponibile sul canale NDCF YouTube
Per ulteriori informazioni, contattare il Team Comunicazione NDCF all’indirizzo: ndcf.pressmediarelations@gmail.com
Sofia Mastrostefano (sofia.mastrostefano@natofoundation.org) +39 366 254 20 29
Domitilla Franceschi (dfranceschi.ndcf@gmail.com) +39 346 417 79 80


Fonte: Redazione
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