05 Maggio 2024
[Testata sito web Giornale Diplomatico]
News
percorso: Home > News > Ambasciate

Myanmar: amb. Sabatucci (UE), «è un inferno, ma attenzione a sanzioni»

02-02-2022 11:01 - Ambasciate
Amb. Ranieri Sabatucci Amb. Ranieri Sabatucci
GD – Yangon, 2 feb. 22 – (Agenzia DIRE) - «Un anno dopo il golpe il Myanmar è più instabile che mai e l’economia è in caduta libera, con la metà della popolazione in una situazione di povertà grave e con centinaia di migliaia di profughi in cerca di rifugio». A parlare è Ranieri Sabatucci, ambasciatore dell’Unione Europea in Myanmar, in una intervista con l’agenzia Dire nel primo anniversario dell’arresto della consigliera di Stato e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. A Yangon, dove si trova la rappresentanza dell’UE, si è tenuto lo “sciopero del silenzio”: dalle dieci di mattina fino alle quattro del pomeriggio, le 11 in Italia, la popolazione è stata invitata a restare in casa e a disertare i luoghi di lavoro in segno di protesta contro la giunta militare che ha rovesciato il governo eletto guidato dalla Lega nazionale per la democrazia.
Anche oggi Sabatucci è stato un testimone: «Lo ‘sciopero del silenzio’ simbolizza perfettamente la situazione del Paese. La stragrande maggioranza del popolo birmano ha dimostrato in maniera non-violenta ed eloquente la propria opposizione al regime dei militari».
Secondo l’ambasciatore, «prima o poi la giunta dovrà accettare la realtà e riconoscere che le cose non stanno andando come aveva previsto e che l’unica via di uscita dall’inferno nel quale è entrato il Paese è aprire un dialogo sincero con l’opposizione democratica, mediato e sostenuto dall’ONU e dall’ASEAN Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico».
A preoccupare l’amb. Sabatucci è anche il nodo delle sanzioni. «L’UE le ha applicate in modo mirato per colpire i leader militari responsabili del golpe e i loro interessi economici», ha rilevato il diplomatici, «risparmiando il più possibile la popolazione civile già provata dalla crisi». La tesi è che i progressi ottenuti dopo la riapertura internazionale del Myanmar, tra il 2015 e il 2021, non andrebbero cancellati. «Molte aziende italiane ed europee hanno investito ad esempio nel settore ‘Garment’, creando 100 mila posti di lavoro all’anno, con standard lavorativi e ambientali superiori alla media a beneficio soprattutto di donne», ha ricordato Sabatucci.
«La politica delle sanzioni UE e più in generale dei Paesi occidentali ha cercato di preservare queste opportunità di impiego per tante persone che altrimenti finirebbero in condizioni drammatiche di povertà e perderebbero la possibilità di sostenere le loro famiglie».
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, in Myanmar dal primo febbraio 2021 sono state commesse violazioni gravi e documentate, in particolare da parte delle “forze di sicurezza”. Le persone detenute in modo arbitrario, perlopiù per aver partecipato a manifestazioni di protesta o aver espresso la propria opposizione alla giunta, sarebbero state almeno 11.787. Più di 290 quelle morte in carcere, in molti casi probabilmente anche a seguito di torture. Al termine dello “sciopero del silenzio” i partecipanti alla protesta hanno applaudito o sbattuto pentole e padelle, un gesto con il quale tradizionalmente si esprime il desiderio di allontanare spiriti e demoni.


Fonte: Agenzia DIRE
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
Media partnership
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
cookie