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Molta attesa per il G20 dell’Italia

03-03-2021 14:09 - Opinioni
Paolo Giordani Paolo Giordani
GD - Roma, 3 mar. 21 - C'è molta attesa per l'azione del Governo italiano durante l'anno di presidenza del G20, il secondo della grande pandemia, che culminerà in ottobre con il vertice dei capi di Stato e di Governo.
La prima ragione è sotto gli occhi di tutti. A guidare la partita sarà Mario Draghi, l'italiano con il maggior standing internazionale e la leadership più solida tra i maggiori partner europei: in Germania, indipendentemente dall'esito delle elezioni del prossimo settembre, volge al termine la lunga era Merkel e in Francia un Macron indebolito dal calo dei consensi guarda con preoccupazione alle presidenziali del 2022.
L'Italia dell'europeista Draghi avrà spazio per far sentire la sua voce e parlerà anche a nome dell'Europa, solitamente a trazione franco-tedesca.
La seconda ragione riguarda il G20, foro “multilaterale” per eccellenza. Istituito nel 1999 con compiti limitati, è oggi un consesso veramente globale che rappresenta il 90 per cento del Pil, l'80 per cento del commercio e circa due terzi della popolazione del pianeta. Dopo la grande recessione del 2007-8, ha sostanzialmente preso il posto del G7, composto solo da Paesi dell'Occidente industrializzato, come principale sede internazionale di confronto, concertazione e coordinamento delle politiche economico-finanziarie. Ne fanno parte Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Sud Africa, Turchia, Stati Uniti e Unione europea. La Spagna è ospite permanente.
Il “vertice” a cadenza annuale è solo il culmine di una lunga attività preparatoria, condotta dai rappresentanti personali dei capi di Stato e di Governo, i cosiddetti “sherpa”.
Le posizioni comuni su argomenti specifici sono discusse da esperti nazionali nei Gruppi di lavoro tematici e poi vagliate dagli “sherpa”, che elaborano la Dichiarazione finale dei leader. Al Comunicato sono allegati gli Annexes: documenti di principio, rapporti e raccomandazioni approvati durante i lavori dell'anno. Il Paese che detiene la presidenza può anche raccogliere (e normalmente lo fa) le sollecitazioni provenienti dalla società civile e dai vari portatori di interesse. Diversamente da quanto accade nelle organizzazioni internazionali più strutturate, non vi sono diritti di veto e l'unica strada percorribile è quella del consenso, nonostante la diversità dei sistemi politici, economici e giuridici.
In un sistema di relazioni plurali, l'Italia può avere un ruolo molto più incisivo che nel sistema di relazioni bilaterali caro (tanto per non far nomi) all'America di Trump.
La vittoria di Joe Biden e i progressi compiuti in vari ambiti dall'Unione Europea rilanciano i rapporti multilaterali, sempre privilegiati dall'Italia. Del resto il mondo è interconnesso e i problemi globali, dall'emergenza climatica alla pandemia, richiedono rapide risposte collettive.
In un format multilaterale l'asprezza dello scontro geopolitico si attenua e c'è spazio per una media potenza che abbia attitudine al dialogo e alla promozione del dialogo. Il problema è rendere concreto e fruttuoso il confronto, “efficiente” il multilateralismo. Per questo occorre la buona volontà di tutti.

di Paolo Giordani,
presidente dell'Istituto Diplomatico Internazionale


Fonte: Paolo Giordani
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