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Mediterraneo: da “Piano Mattei” nuova strategia della Destra italiana

28-01-2023 12:56 - Opinioni
GD – Roma, 28 gen. 23 - Durante la cosiddetta prima Repubblica, che va dall'immediato Dopoguerra a Tangentopoli, la politica estera italiana oltre a riaffermare la sua appartenenza all'Occidente e all'Alleanza Atlantica del resto già decisa a Yalta, si è indirizzata verso due direttrici fondamentali: quella Panaeuropea con il ruolo svolto dall'Italia nella costruzione dell'Unione Europea e quella mediterranea incentrata sull'attenzione particolare data al Nord Africa. Questa strategia mediterranea si può dire sia stata delineata da Enrico Mattei con il rapporto privilegiato con l'Egitto di Gamal Nasser e il sostegno alla lotta di indipendenza algerina. Una strategia che ha visto concordi non solo tutti i ‘cavalli di razza’ democristiani, ossia Amintore Fanfani, Aldo Moro e Giulio Andreotti, ma anche Bettino Craxi che proprio per il ruolo giocato durante la transizione alla guida della Tunisia tra Habib Bourghiba e Ben Alì scelse poi quest’ultimo Paese come luogo del suo esilio.
Una linea strategica seguita anche da Silvio Berlusconi che, con una scelta di real politick, decise di superare le serie incomprensioni seguite alla cacciata nel 1970 degli italiani dalla Libia ad opera di Muammar al-Qaddafi Gheddafi e di assegnare una corsia preferenziale ai rapporti con quel Paese. La scriteriata destabilizzazione operata dalle cosiddette ‘primavere arabe’, culminata nell'ottobre 2011 con la tragica morte del dittatore libico, ha avuto come conseguenza anche di fatto la brusca interruzione della politica estera italiana nell'area del Mediterraneo.
Tutto si è limitato ai problemi connessi al soccorso in mare dei migranti irregolari e al pur più che giustificato tentativo di assicurare alla giustizia i responsabili dell'uccisione di Giulio Regeni. Per il resto l'Italia per circa un decennio è come scomparsa da uno scenario divenuto sotto il profilo economico ancora più importante dopo il raddoppio nel 2015 del Canale di Suez e sempre più turbolento sotto il profilo politico con l'accentuata presenza russa e turca, le guerre civili in Siria e Libia, il perdurare della questione israelo-palestinese, l'apparizione dell'ISIS, l'aumento dei flussi migratori.
Il raddoppio di Suez ha prodotto una significativa riduzione del tempo di percorrenza da 19 a 11 ore, un incremento del 100% delle navi in transito e una loro maggiore stazza. C'è stato un aumento esponenziale del traffico merci e oggi nel Mediterraneo transita circa il 30% del commercio marittimo mondiale.
L'Italia protesa nel Mediterraneo fin quasi alle coste dell'Africa sembrava un gigante addormentato. A suonare la sveglia sono sopravvenuti due fatti di estrema importanza: l'invasione russa in Ucraina e la conseguente crisi energetica, e la Destra alla guida di un nuovo Governo nazionale.
Si è così capito da subito che soffiava un vento diverso, una visione più ampia e pragmatica. Il primo passo che molti hanno sottovalutato è stato il rilancio di un fronte comune dei Paesi dell'UE - il MED5 - che avevano maggiormente sofferto l'immigrazione irregolare. Poi si è notato un ruolo molto più rilevante concesso all'ENI che, dopo la ancora misteriosa morte di Enrico Mattei, aveva visto decrescere la sua importanza e limitare la sua libertà di manovra, quasi fosse stato invitato ad operare in sordina per non dare fastidio.
Successivamente, sulla scia di quanto già fatto dal precedente Governo, che però si era mosso un po' dovunque sull'onda dell'emergenza, ha dato all'Algeria non solo la veste di primo fornitore energetico dell'Italia, riesumando tra l'altro la costruzione del gasdotto GALDI, colpevolmente accantonato nel 2017 dall'allora presidente della Sardegna Francesco Pigliaru (PD), ma anche affiancando quel Paese sulla strada che lo porterà in futuro ad essere grande esportatore di idrogeno "verde", cioè prodotto da energie rinnovabili.
Quasi in parallelo c'è stata, con una buona dose di pragmatismo, la presa d'atto che da qualsiasi progetto di sfruttamento dell'immenso potenziale energetico esistente nel Mediterraneo orientale non si può escludere la Turchia, che su quel mare ha 8300 km di costa.
Forse trovando buona sponda in Recep Tayyip Erdoğan, che deve aver compreso come una politica di mediazione sia quasi sempre più fruttifera di una di contrapposizione. Poi anche con il successivo coinvolgimento dell'Egitto e adesso con la visita della premier Giorgia Meloni a Tripoli appare evidente che l'azione del nuovo Governo risponde, sia pure ancora allo stato embrionale, a una strategia di ampio respiro a cui si comincia già a dare il nome di “Piano Mattei”.
Una strategia pacificatrice che mira a costituire un pool di Paesi fornitori convinti a mettere da parte, in virtù del comune interesse economico, rancori storici e rivalità politiche. Con l'Italia che mutando la crisi in opportunità divenga l'hub energetico di gran parte dell'Europa. Una sfida difficile ma esaltante, che con ogni probabilità dovrà tener conto della concorrenza della Spagna, che ha ambizioni analoghe e che per il momento è in vantaggio grazie ai suoi 6 rigassificatori. Ma l'Italia ha dalla sua la maggiore centralità geografica, l'esperienza internazionale accumulata dall'ENI nel campo, a partire dagli anni '50, una flotta di navi posatubi che ha costruito gasdotti sottomarini in ogni parte del mondo.

Nicola De Felice
Ammiraglio di divisione (r)



Fonte: Nicola De Felice
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