05 Maggio 2024
[Testata sito web Giornale Diplomatico]
News
percorso: Home > News > Opinioni

Margelletti: «In Israele guerra lunga, ma c'è soluzione per la pace»

08-10-2023 20:42 - Opinioni
GD - Livorno, 8 ott. 23 - «Il fatto che le forze speciali israeliane abbiano eliminato gran parte dei capi della rivolta di Gaza ha portato a una parcellizzazione. Ora comandano dei diciottenni che non hanno idea delle conseguenze delle loro azioni». A parlare è Andrea Margelletti, super esperto di tattiche militari e geopolitica, opinionista televisivo, presidente del CeSI e già consulente del ministro della Difesa, in una intervista al quotidiano “Il Tirreno” di Livorno.
Poi ha spiegato che «per troppo tempo la polvere è stata nascosta sotto al tappeto. Ecco perché siamo arrivati a questo punto».
Margelletti ha aggiunto: «La questione israelo-palestinese è abbandonata al suo destino da anni e, ora, la situazione è incancrenita».
Prima la pioggia di razzi da Gaza su Israele, poi – sempre ieri – l'irruzione degli uomini di Hamas per le strade con le persone barricate in casa per proteggersi dagli spari.
«Una delle ragioni è quella di creare problemi economici a Israele per fare male al nemico più ricco», ha sottolineato Margelletti.
D.: La vicenda israelo-palestinese si è risvegliata all'improvviso.
Margelletti: «Era stata pressoché dimenticata, anche a causa di altre questioni, come la guerra in Ucraina, le vicende vissute nel sud del Mediterraneo e la grande competizione tra Cina e Stati Uniti. Ma i problemi dimenticati non si risolvono da soli e quindi prima o poi, inevitabilmente, riemergono. E quando riemerge un problema a lungo dimenticato, lo fa in maniera forte, brutale, virulenta. Questo è ciò che, di fatto, è successo».
D.: Qual è la sua analisi?
Margelletti: «La caratteristica interessante dal punto di vista analitico di questi eventi è che non si tratta di un “semplice” attentato terroristico, anche su larga scala, nei confronti di Israele. Si tratta del tentativo di due organizzazioni, Hamas e la Jihad palestinese-islamica, di mettere il governo di Tel Aviv in grande difficoltà».
D.: Esiste qualche similitudine con il conflitto ucraino?
Margelletti: «Sì, c'è un paragone molto interessante tra l'attuale guerra in Ucraina e quello che sta succedendo in queste ore in Israele: la sostenibilità del conflitto dal punto di vista economico».
D.: Si spieghi meglio.
Margelletti: «Ogni giorno i russi lanciano decine di droni contro gli ucraini che costano dai 10 ai 30mila dollari. Il governo ucraino deve provare a bloccarli tutti: basta che ne passi uno soltanto, infatti, per avere morti nel Paese. Quindi, gli ucraini rispondono lanciando missili da difesa aerea che dà loro l'Occidente che costano da uno a tre milioni di dollari».
D.: Quindi?
Margelletti: «Da una parte c'è un razzo che costa 10 mila dollari, dall'altra parte un missile che costa un milione. Ecco, è la stessa cosa che sta accadendo in questo momento in Palestina, dove vengono lanciati razzi che costano dalle poche centinaia di dollari alle poche decine di migliaia e gli israeliani, per proteggere la loro gente, sono obbligati a rispondere con strumenti che costano invece dalle molte centinaia di migliaia di dollari al milione di dollari».
D.: Qual è l'obiettivo?
Margelletti: «Far sì che la guerra diventi insostenibile per l'avversario più ricco. È un tentativo di Hamas per fare in modo che gli israeliani debbano alzare le tasse o diminuire la qualità della propria vita. Il lancio di questi razzi, oltre a mettere in pericolo le vite umane, infatti, fa sì che la popolazione israeliana non lavori perché sta nascosta nei bunker. In una società industriale, quando si fermano gli ingranaggi è un caos. Un danno nel danno».
D.: Qual è la caratteristica di questi attacchi?
Margelletti: «La modalità di combattimento è profondamente diversa: le democrazie si occupano anche di proteggere il nemico. Noi abbiamo sviluppato armamenti sempre più sofisticati, anche in maniera ipocrita perché la guerra è fare male a qualcun altro, ma c'è un'attenzione perché i civili non vengano colpiti o, quantomeno, corrano meno rischi rispetto a un tempo. Le organizzazioni terroristiche o di milizia ragionano in maniera molto diversa».
D.: Chi c'è adesso a capo?
Margelletti: «Il fatto che le forze speciali israeliane abbiano eliminato gran parte dei capi della rivolta di Gaza ha portato a una parcellizzazione. Ora comandano dei diciottenni che non hanno idea delle conseguenze delle loro azioni».
D.: Quale scenario si profila
Margelletti: «Non è una puntura di spillo, potrebbe essere una cosa lunga e sporca, con tragiche ripercussioni sui civili di entrambe le parti: da come è iniziata c'è la sensazione che tutte e due le leadership vogliano dare un colpo molto forte al proprio avversario».
D.: Diceva un rallentamento dell'economia: e i civili?
Martelletti: «È la stessa ragione del rallentamento del grano ucraino: se i campi sono i campi di battaglia e i contadini fanno i soldati, chi lo semina e poi chi lo raccoglie il grano? Molti parlano della grande geopolitica ma, alla fine, tutto si riconfigura a delle famiglie che non hanno più un tetto sotto cui vivere e non sanno più come sfamare i figli».
D.: Poi ci sono le vittime.
Margelletti: «Certo, ma c'è il problema non soltanto dei morti, ma anche dei sopravvissuti con ferite che non si rimargineranno mai più perché sono quelle psicologiche. Le guerre hanno, tra le loro conseguenze, migliaia e migliaia di bambini che per tutta la vita saranno spaventati anche se una porta sbatte più forte perché ricorda loro il rumore di una bomba».
D.: Possiamo avere una speranza di pace?
Margelletti: «Se l'avremo, anche tra mille anni, la politica deve essere quella dei due popoli e due Stati».

Il Tirreno

Fonte: Il Tirreno
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
Media partnership
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
cookie