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Le ardue conseguenze umanitarie del conflitto dimenticato in Sudan

11-12-2023 18:45 - Opinioni
GD – Roma, 11 dic. 23 - Lontano dagli occhi del mondo e dai titoli dei giornali, il conflitto in Sudan continua a infuriare. “Ciclo di violenze senza fine”, “male assoluto”, “genocidio” sono i termini usati nelle ultime settimane dai rappresentanti delle Nazioni Unite o delle organizzazioni per i diritti umani riguardo alla guerra in Sudan. In tutto il Paese si sta verificando una crisi umanitaria inimmaginabile di fronte alla quale la comunità internazionale rimane in gran parte passiva, nonostante sempre più persone siano sfollate a causa degli incessanti combattimenti.
La lotta per il potere tra le Forze di Supporto Rapido RSF, guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo detto “Hemetti”, e l’esercito sudanese comandato da Abdel Fattah al Buhran, va avanti ormai da sette mesi e ha cambiato in un certo senso natura, da quando le RSF hanno cominciato a espandere il loro controllo nell’ovest del Paese, nel Darfur, la stessa regione che una ventina di anni fa fu teatro di un altro conflitto sanguinoso.
La popolazione del Sudan soffre le conseguenze del deficit di sviluppo caratterizzato da povertà cronica, mancanza di mezzi di sussistenza e accesso limitato ai servizi sociali di base. Il Sudan è uno dei Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici: i periodi di siccità e le inondazioni contribuiscono all'insicurezza alimentare della popolazione. In questo tragico scenario, si aggiungono le conseguenze del conflitto: da metà aprile, sono state denunciate 3.130 gravi violazioni dei diritti dei bambini.
Inoltre, la crisi dei rifugiati rimane la più grande in Africa: secondo il bilancio dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, sempre da metà aprile, 6,3 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case per scappare in altre parti del Paese. Il Sudan è ora il Paese con il più alto numero di sfollati interni del mondo, tra cui 5,1 milioni che hanno trovato rifugio in 5.437 località sparse su tutto il territorio nazionale e 1,2 milioni fuggite nei Paesi vicini, quali Ciad, Egitto, Sud Sudan, Etiopia e Repubblica Centrafricana RCA.
A inizio novembre, la regione del Darfur è stata nuovamente oggetto di attenzione a causa del massacro di Ardamata, vicino al confine con il Ciad. In questa località, le Rapid Support Forces RSF e le milizie arabe alleate sono state accusate di aver commesso un massacro, uccidendo circa 1.300 persone di etnia masalit all'interno di un campo per sfollati e nelle zone circostanti. Inoltre, migliaia di persone, stimate intorno alle 8.000, hanno cercato rifugio in Ciad fuggendo dalla violenza. Tale episodio ha portato a gravi accuse di pulizia etnica.
L'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari OCHA del Sudan ha reso noto il 28 novembre scorso il Piano di risposta e bisogni umanitari (Humanitarian Needs and Response Plan - HNRP) per il 2024. L’OCHA lavora per sostenere il progresso delle persone verso l'autosufficienza e per ridurre la dipendenza dall'assistenza umanitaria. Per la maggior parte delle persone, vi saranno molteplici shock, tra cui l'impatto negativo dei cambiamenti climatici, i quali continueranno a determinare bisogni urgenti il prossimo anno.
Nel 2024, si prevede che 9 milioni di persone vulnerabili avranno bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria con un costo stimato di circa 1.8 miliardi di dollari. Disponendo di meno fondi nel 2024, l’OCHA darà priorità all'assistenza per sostenere le comunità con i bisogni più gravi. La realtà è che alcune persone avranno bisogni a cui gli operatori umanitari non saranno in grado di rispondere ed è importante che abbiano accesso ai servizi di base forniti dallo Stato.
A soffrire le conseguenze peggiori saranno più di un milione e mezzo di bambini che rimangono a rischio critico di malnutrizione e l’elevato numero di donne che potrebbero subire violenze di genere. L'impatto della crisi si è fatto sentire sull'economia, mettendo ulteriormente a dura prova le capacità di sopravvivenza della popolazione a causa dell'aumento dei prezzi di mercato.
Inoltre, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (World Food Programme - WFP) ha dichiarato che gli aiuti alimentari a 1,4 milioni di persone in Ciad, compresi i rifugiati arrivati in fuga dalle violenze nella regione sudanese del Darfur, termineranno a gennaio a causa della mancanza di fondi. Le limitazioni finanziarie e l'aumento dei bisogni umanitari hanno già costretto il WFP a sospendere l'assistenza agli sfollati interni e ai rifugiati provenienti da Nigeria, Repubblica Centrafricana e Camerun a partire da dicembre.
Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, più di 540.000 rifugiati sono passati dal Sudan al Ciad da quando sette mesi fa è scoppiata la guerra tra l'esercito sudanese e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF). Molti sono fuggiti dal Darfur occidentale, dove la violenza etnica e le uccisioni di massa sono scoppiate di nuovo questo mese nella capitale dello Stato, el-Geneina, spingendo altre migliaia di persone a fuggire.
Il WFP ha dichiarato di aver bisogno di 185 milioni di dollari per sostenere la popolazione del Ciad nei prossimi sei mesi. Per mesi, i funzionari delle Nazioni Unite hanno dichiarato che non vi è abbastanza interesse internazionale per la crisi e che i progetti rimangono sotto finanziati.

Chiara Cecere
Redattrice per la sezione Diritti Umani
Mondo Internazionale Post


Fonte: Chiara Cecere
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