05 Maggio 2024
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La Diplomazia cominci ad alzare la voce, a partire dall’ONU

01-02-2024 15:55 - Opinioni
GD – Roma, 1 feb. 24 - Molti politici continuano ad invocare “soluzioni diplomatiche” per i conflitti in corso nel mondo, a partire da Ucraina e Gaza, senza neanche rendersi conto che, se la diplomazia fosse lasciata libera di agire, probabilmente ci sarebbe un mondo migliore senza conflitti.
Infatti, sono i politici, i Governi dei vari Paesi che fanno tutto il possibile per accentuare le divisioni, quando non sono loro stessi la causa diretta delle tensioni e dei conflitti internazionali, oppure creando ulteriori problemi per alimentare i conflitti esistenti. Questo viene fatto regolarmente con prese di posizioni, o con azioni, che non aiutano a trovare le soluzioni di cui ci sarebbe bisogno.
Un esempio per tutti: l'organizzazione non governativa UN Watch [organizzazione non governativa con sede a Ginevra la cui missione dichiarata è "monitorare le prestazioni delle Nazioni Unite sulla base della propria Carta"] in un suo recente comunicato ha ricordato che, ad ogni sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, è previsto all'ordine del giorno un punto permanente che prende di mira Israele. Nessun altro Paese al mondo, né l'Iran, né la Russia, né la Corea del Nord, vengono presi di mira in questo modo.
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, dal 2015 ad oggi, ha condannato Israele 141 volte, l'Iran 7 volte, la Corea del Nord 8 volte e 9 volte gli Stati Uniti per la violazione dei diritti umani. Malgrado la guerra scatenata in Ucraina da ormai due anni, il Consiglio ha condannato la Russia “solo” 23 volte!
Certamente nessuno può, o vuole, essere insensibile a quello che sta accadendo in Palestina. Ma allo stesso tempo non possiamo ignorare il fatto che Israele è l'unica vera democrazia in quella parte del mondo. In questi giorni sono emersi gli scandali sulle azioni e sulle collusioni dell'agenzia dell'ONU UNWRA nella striscia di Gaza che non è passata in silenzio, tant'è che molti Paesi hanno deciso di sospendere i finanziamenti a questa agenzia.
È arrivato, quindi, il momento per la Diplomazia, quella con la “D” maiuscola, di “scendere in campo” per prendere il controllo e la gestione delle crisi più gravi che esistono al mondo, superando le tesi fantasiose di alcuni Governi e, soprattutto, prendendo il controllo della gestione della missione delle Nazioni Unite, oggi mortificata da una classe dirigente autoreferenziale e da una burocrazia chiaramente non all'altezza del ruolo.
L'ultimo scandalo emerso con l'agenzia UNWRA è solo la punta dell'iceberg di una cancrena che affligge le Nazioni Unite e le sue agenzie, di cui poco o niente si parla. È risaputo che non è l'unico caso dubbio nell'operato delle varie agenzie dell'ONU e del Consiglio stesso.
I burocrati che lavorano per le Nazioni Unite si sono trasformati, da attuatori dei programmi stabiliti dall'Assemblea Generale dell'ONU, in strutture autoreferenziali che vivono di vita propria, con idee e volontà troppo spesso scollegate dai principi fondativi delle Nazioni Unite.
Una classe di burocrati che ha preso il controllo dell'organizzazione sovranazionale per condurla verso specifiche posizioni politiche, non necessariamente condivise e soprattutto non rispondenti alla realtà che viviamo tutti i giorni.
Come si può sostenere che ci siano meno violazioni dei diritti umani in Iran, rispetto a Israele? Come si può sostenere che gli Stati Uniti violino i diritti umani più che la Corea del Nord? Come si può pensare che ci siano solo 23 violazioni dei diritti umani della Russia dal 2015 ad oggi, mentre Israele ne ha collezionate ben 141?
I dibattiti sul punto 7 dell'ordine del giorno permanente del Consiglio sono intitolati «Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati» e rappresentano già di per sé una anomalia, un'azione discriminatoria perché condotta solo verso un singolo Paese ancorché non è l'unica area del mondo affetta dalla piaga della guerra e dalla violazione dei diritti umani.
Questa modalità operativa del Consiglio è stata condannata anche dall'allora segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon il giorno dopo la sua adozione.
I Diplomatici professionisti, quelli che hanno studiato e che conoscono bene sia la storia sia la geopolitica mondiale, con il supporto dei governi democratici a cui fanno riferimento, devono operare per riportare le Nazioni Unite nell'alveo della loro missione con azioni conseguenti a fermare i conflitti e a riportare la pace vera nel mondo, come è definita nei Trattati fondativi delle Nazioni Unite. Questo è possibile, non è utopia, perché i Paesi democratici hanno il maggior peso nell'economia mondiale e la maggiore capacità di influenza.
I Paesi che occupano una “posizione di mezzo” alle Nazioni Unite sono la gran parte dei membri. Bisogna aiutare queste nazioni affinché possano sostenere le cause di pace e democrazia, per isolare i pochi paesi non democratici che tanti danni arrecano alla vita dei loro popoli e di riflesso, agli altri popoli che si trovano a subire le influenze negative di questi dittatori pro-tempore.
La Diplomazia può lavorare per far sì che le sanzioni siano innanzi tutto condivise, capite, accettate e soprattutto, attuate senza indulgenza. La Diplomazia deve lavorare per creare consapevolezza in tutti i Governi del mondo sulla reale situazione dei vari Paesi, superando i divieti dei regimi dittatoriali e assicurando a tutti i cittadini del mondo una informazione limpida ed oggettiva.
La Diplomazia deve porre in essere tutte le azioni necessarie per monitorare l'operato delle Nazioni Unite e delle agenzie delle Nazioni Unite che agiscono nei vari ambiti tematici e territoriali, per eliminare alla radice inefficienze o, peggio, corruzione e contaminazione da parte di gruppi di interesse o criminali.
La Diplomazia questo lo può fare. Solo così sarà possibile riportare la pace nel mondo.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni
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