05 Maggio 2024
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Italia-UK: per vino italiano nel post Brexit non c’è spazio per panico

29-01-2021 17:17 - Made in Italy
GD - Londra, 29 gen. 21 - (Londra'Italia) - Per i produttori di vino del Belpaese serve un periodo di assestamento, ma poi il Regno Unito tornerà ad essere uno dei mercati più importanti per l'export italiano. Nell’elenco dei prodotti Made in Italy più apprezzati in Gran Bretagna va inserito sicuramente il vino. Tra Chianti e Prosecco, sulle tavole dei britannici il nettare di Bacco prodotto grazie al sole del Belpaese è sempre presente. Ecco perché il divorzio dall’Unione Europea ha messo in allarme produttori, distributori e appassionati di enologia.
Le incertezze riguardano soprattutto l’impatto sulle importazioni nel Regno Unito. I prezzi aumenteranno? Saranno introdotti dazi e sovrapprezzi? Domande che rimbalzano nelle conversazioni dei consumatori, ma che in realtà sembrano preoccupare meno i produttori.
Come spiega bene Carlotta Gori, direttrice del Consorzio Chianti Classico: “Il Chianti è stato tra i primi vini importati nel Regno Unito, che rimane anche oggi un mercato importante, visto che riceve l’otto per cento delle nostre esportazioni. Nei mesi scorsi, mentre si avvicinava il momento dell’uscita britannica dall’Unione Eeuropea, abbiamo cercato di informarci e fino ad ora non pare che ci siano particolari problemi. Ovviamente cambieranno le regole, ma probabilmente si tratterà di introdurre anche per le esportazioni verso il Regno Unito le pratiche che già eseguiamo quando mandiamo il vino in altri Paesi non europei, come ad esempio l’America, che è uno dei nostri principali mercati”.
Analizzando le statistiche, emerge che l’80% della produzione di Chianti classico è destinato al mercato estero e che il 50% raggiunge il Nord America. Come dire che i cambiamenti non saranno poi così rivoluzionari per l’etichetta toscana. “È quello che continuo a ripetere alle aziende che ci consultano per il dopo Brexit ", ha aggiunto Carlotta Gori. "In fondo anche esportare vino in Europa non è proprio questa passeggiata. Ci sono regole che non valgono per le altre merci, come ad esempio le accise, che cambiano a seconda del tipo di vino che si esporta, e che comunque hanno costi significativi e richiedono tanta documentazione”.
“Tutte le polemiche sulla Brexit hanno in realtà un’origine politica", le ha fatto eco Michele Longari, direttore di Hay Wines, società dell’Herefordshire che importa nel Regno Unito etichette di piccole cantine da Francia, Italia e Spagna. "Se si osserva la situazione con attenzione si comprende che i cambiamenti potrebbero non essere così pesanti come si temeva”, ha aggiunto.
Quasi a dire che occorre non abbandonarsi al panico, ma riflettere sulle nuove regole e agire di conseguenza, per arrivare ad accorgersi magari fra qualche mese che non ci saranno stati contraccolpi negativi.
Certo il ritardo nella consegna delle merci preoccupa tutti, soprattutto dopo che nei giorni scorsi i giornali britannici hanno segnalato come duecento camion al giorno, pari all’8% del totale, quando arrivano al porto di Dover vengano rispediti in Europa per problemi burocratici. Ma in fondo si tratta di prendere le misure, come già accaduto anche in passato per il settore vinicolo con altre normative, quale ad esempio quella contro il bioterrorismo.
“Eravamo terrorizzati all’idea, sembrava la fine del mondo", ha raccontato ancora la direttrice del Consorzio Chianti Classico, "poi invece siamo riusciti ad affrontare anche quello. Il settore è organizzato, negli anni ha accumulato esperienza e capacità, quindi è probabile che con un po’ di pazienza si riesca a far fronte al cambiamento senza conseguenze gravi”.
Le incertezze adesso riguardano soprattutto l’aspetto economico delle importazioni. Ad esempio, non è chiaro se ci saranno dazi e sovrapprezzi, come sostenevano gli oppositori di Brexit, né si può dire che effetto avrà il divorzio d Bruxelles per le aziende inglesi, che importano vino dall’Italia e dall’Europa con l’idea di esportarlo poi verso l’Oriente oppure l’America.
Perché il Regno Unito rappresenta un crocevia internazionale di scambi commerciali, come faceva già nel passato, con i suoi velieri. “Bisognerà attendere la finanziaria di marzo per riuscire a capire un po’ meglio quali sono le prospettive”, ha ipotizzato Longari. In generale, però, il settore vinicolo sembra non temere problemi. E si mostra pronto ad accettare la sfida. Per garantire agli italiani d’Oltremanica e ai britannici che amano l’Italia, ancora tanti brindisi con bollicine tricolori e pranzi e cene innaffiati dai vini delle migliori cantine italiane ed europee.

Belloni

http://www.londraitalia.com/cronaca/vino-italiano-nel-post-brexit-non-ce-spazio-per-il-panico/














Fonte: Londra’Italia
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