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Italia riparta da Italian Dream perché il mondo vuole sognare italiano

20-10-2021 19:14 - Opinioni
Lorenzo Zurino, presidente Forum Italiano Export Lorenzo Zurino, presidente Forum Italiano Export
GD - Roma, 20 ott. 21 - Il G20 Commercio ed Innovation League di Sorrento si è chiuso e quanto emerso è di certo positivo: nei primi 7 mesi, l’Italia ha registrato ben 300 miliardi di euro di export. Da sempre il nostro Paese, seconda manifattura d’Europa e patria di un lifestyle che tutti ci invidiano, ha avuto nelle esportazioni una voce considerevole del PIL. E questo dato, 300 miliardi, è un ottimo punto di partenza. Ma la meta è ancora lontana, perché tanto va fatto in termini di scelte e programmazione politica in ambito di commercio estero.
L’export italiano, nel 2019 (quindi, prima della pandemia) aveva pesato per circa 1/3 del PIL, più precisamente il 31,7% per un valore di ben 585 miliardi di euro riferito sia per i beni che per i servizi, come da dati di Assolombarda.
Il Governo Draghi di recente ha sottolineato l’importanza dell’export per il Sistema Paese. Proprio il Ministro dell'Economia, Daniele Franco, ha affermato che le esportazioni sono componente imprescindibile del nostro sistema produttivo e hanno sempre avuto un ruolo importante per l'economia italiana.
L’eccellenza italiana all’estero è nota per le sue 4 F: "Fashion, Furniture, Food e Ferrari", che il mondo ci invidia vista la nostra indiscussa superiorità nel design e nella produzione di mobili così come nell’agroalimentare, nella moda, nella meccanica di precisione e nei motori.
Queste 4 F da sole producono circa il 22 % del nostro export. Ma stile italiano significa anche cultura e soft power: la bellezza che le nostre piazze, i colori della nostra terra e le pellicole di tanti film, specie quelli della Dolce Vita, innescano negli occhi di chi ci guarda da fuori: il desiderio di vivere un “italian dream”. Ed è proprio questo fattore quello che noi imprenditori italiani dobbiamo portare alla ribalta.
Sono le economie mature quelle che assorbono maggiori “fette” di esportazioni, perché il Made in Italy, per sua natura, si rivolge ad una fascia di consumatori abbienti, numerosa ma in lenta crescita proprio nei mercati avanzati mentre in quelli emergenti, sebbene la crescita sia più rapida, la popolazione “altospendente” è ancora ridotta.
Al di fuori del mercato comune europeo, il principale sbocco per i nostri prodotti sono gli USA e adesso, con la sospensione dei dazi, dovremo lanciare il cuore oltre l’ostacolo e puntare più di prima al mercato americano, di fondamentale importanza per il nostro export.
“Made in Italy SpA” è la prima “azienda” per volume d’affari del Paese, non dimentichiamolo! Proprio perché all’estero c’è sempre più “fame” dei nostri prodotti e del sogno italiano. E noi dobbiamo esaudire questo sogno. Un sogno che può diventare più forte e concreto con le giuste premesse che la politica deve però gettare.
Necessitano, infatti, ulteriori sforzi sia economici sia soprattutto politici. Particolarmente, in ambito logistico per trasposto container e per quel che attiene riguarda ai complessi procedimenti di sdoganamento delle merci.
Questi punti chiave, se migliorati, non solo renderebbero la vita meno difficoltosa a chi fa impresa, ma renderebbero più efficiente ed efficace l’export italiano e con esso il “bello e ben fatto” di cui noi siamo portatori, potenziando e dando maggiore forza propulsiva alle nostre imprese e ai processi di internazionalizzazione che le PMI, spesso faticosamente, affrontano per via di quanto detto.
Non soltanto sarebbe opportuno disinnescare la burocrazia nell’attività doganale, ma sarebbe anche auspicabile che si fronteggiasse la speculazione internazionale ai danni dell’Italia che c’è in atto. Solo per fare un esempio, è assurdo e irrazionale che la “rata” di noleggio di un container dal porto di Napoli al porto di New York costi 8.000 dollari, mentre un container che parte da Durban in Sudafrica alla volta di New York ne costi soltanto 2.500 dollari.
Inoltre, una buona rete di autorità portuali interconnesse ed organizzate tra loro così come un buon sistema doganale che aiuti l’imprenditore nei rapporti oltre confine sarebbe un toccasana per le nostre aziende che rappresentano i valori e la cultura dell’Italia nel mondo.
Dal punto di vista della formazione, sarebbe importante costituire un vero e proprio gruppo di lavoro per la creazione della figura professionale dell’Export Manager, base dei processi di internazionalizzazione all’interno delle PMI.
Partendo da queste leve, saremo sicuramente molto più competitivi e il peso del nostro Paese a livello internazionale si rafforzerà. Una scelta che rafforzerebbe anche le istituzioni politiche nei tavoli europei.
Il Forum Italiano dell’Export, che ho l’onore di guidare, definito la “Cernobbio dell’export” dall'autorevole "Corriere della Sera", è un forum, che ogni anno coinvolge stakeholder e operatori economici.
Ha radunato nel 2019, in platea, un fatturato di 120 miliardi. L’ultima edizione del Forum, tenutasi a Marsala, ha visto oltre 400 aziende presenti, 60 relatori per 15 diversi panel di discussione, 56 amministratori delegati di medie e grandi imprese, provenienti da tutto il mondo (sono atterrati a Marsala dieci voli privati).
La forza di un sogno può essere pura realtà!
Lorenzo Zurino
Presidente Forum Italiano dell’Export


Fonte: Lorenzo Zurino
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