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Italia-Cina: XIV Rapporto ICCF 2, focus sul settore sanitario cinese

26-10-2023 16:32 - Economia
GD - Milano, 26 ott. 23 – Italy China Council Foundation-ICCF ha presentato nella sua sede di Palazzo Clerici a Milano la seconda parte del suo Rapporto annuale Cina 2023. Per la prima volta nella storia del volume, giunto alla XIV edizione, il Rapporto quest’anno si è presentato diviso in due parti e con un formato totalmente rinnovato per fornire uno strumento più fruibile e aggiornato ai suoi lettori. Anche a questa seconda presentazione, come la prima del maggio scorso, hanno partecipato un centinaio tra soci, imprenditori e professionisti intervenuti per scoprire le nuove prospettive di crescita della Cina, con un occhio rivolto sia agli sviluppi interni sia a quelli esterni. Con questa nuova formula e analisi sempre più approfondite, il Rapporto annuale ICCF si conferma uno strumento indispensabile per piccole, medie e grandi imprese italiane che oggi operano con la Cina o che vogliono iniziare a farlo nel prossimo futuro.
* Economia cinese, una transizione complicata - La transizione economica della Cina è un processo intricato e multi-sfaccettato. Con previsioni di crescita del PIL del 5% nel 2023 e un rallentamento previsto al 4,5% nel 2024, il Paese si confronta con sfide complesse. Queste includono il calo demografico, un elevato livello di indebitamento pubblico, la pressione per innovare e mantenere la competitività globale, e le tensioni persistenti nelle relazioni con gli Stati Uniti. In aggiunta, il risparmio precauzionale mantenuto nella prima metà dell'anno ha limitato una ripresa robusta dei consumi privati, un motore cruciale per la crescita economica futura.
In mezzo a queste sfide, la riforma del settore sanitario emerge come un elemento cruciale. Per instaurare una fiducia rinnovata tra i cittadini e promuovere un welfare più equo e inclusivo, la Cina sta investendo significativamente in questo settore. La popolazione in rapido invecchiamento e l'aumento delle malattie croniche esercitano una pressione intensa sul sistema sanitario, richiedendo un impegno sostanziale in termini di innovazione e investimenti per assicurare cure di qualità a lungo termine.
* I numeri - Una ripresa post-pandemia ancora disomogenea - Se ad inizio 2023 ci si attendeva che la Cina avrebbe ripreso a crescere in maniera sostenuta, anche in considerazione di una base comparativa favorevole dovuta a tre anni di forti restrizioni a seguito delle misure messe in atto per contrastare la pandemia da Covid-19, l’atteso boom economico post-pandemico ha fino ad oggi disatteso le aspettative. I recenti dati sullo stato di salute dell’economia cinese non sono positivi e mettono in luce sfide di vasta portata, che vanno al di là degli adattamenti ciclici legati alla fase post-pandemica. Queste problematiche si manifestano su diversi fronti: a livello internazionale, la Cina sta sperimentando una diminuzione degli scambi commerciali, anche a causa di una domanda più debole da parte dei suoi principali partner commerciali, e degli investimenti in ingresso; a livello nazionale il settore immobiliare è ancora in una posizione precaria, lo yuan sta affrontando una fase di deflazione e il mercato del lavoro per i giovani laureati sta attraversando un momento difficile. Fatta questa doverosa premessa, nei primi tre trimestri del 2023 il Pil è comunque cresciuto del 5,2% su base annua, in linea con l’obiettivo governativo di crescita per l’anno in corso, pari a circa il 5%.
* Il rilancio dei servizi e dei consumi - Dal lato dell’offerta, nei primi tre trimestri il traino è venuto principalmente dalla forte ripresa del settore dei servizi, cresciuto del 6% a/a, seguito dal settore industriale (+4% a/a, calcolato sulla base dei dati raccolti dalle aziende con un fatturato annuo superiore a 20 milioni di Rmb) e agricolo (+3,6% a/a). Il settore dei servizi ha beneficiato soprattutto del recupero della ristorazione e ricettività (+14,4% a/a), dei servizi ICT (+ 14,4% a/a) e finanziari (+7% a/a), dei servizi di leasing e alle imprese (+9,5% a/a), e dei trasporti (+7,5% a/a). La graduale ripresa del settore industriale, dovuta soprattutto alla crescita del manifatturiero (+4,4% a/a) e alla realizzazione di prodotti per le energie rinnovabili, continua ad essere gravata dalle problematiche legate al settore immobiliare. Dal lato della domanda il maggior contributo alla crescita tendenziale del Pil è venuto dai consumi, seguiti dagli investimenti, mentre l’apporto del canale estero si conferma in terreno negativo per il quinto mese consecutivo, con un calo del 7,5%, 12,4%, 14,5%, 8,8% e 6,2% su base annua rispettivamente nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre, in linea del resto con la contrazione degli ordini esteri in particolar modo da Stati Uniti e Unione Europea.
* Interscambio in terreno negativo - Nel primo semestre del 2023, nonostante la riapertura del Paese, l’interscambio della Cina – salvo marzo e aprile – si è mantenuto in terreno negativo, confermando la contrazione delle esportazioni e delle importazioni osservata durante l’ultimo trimestre del 2022. Complessivamente, nel primo semestre del 2023 la Cina ha esportato merci per un valore di USD 16,63 miliardi (-3,2% a/a) e importato beni per USD 12,54 miliardi (-6,7%), per un interscambio commerciale complessivo di USD 29,18 miliardi (-4,7%).
* Export cinese in calo - Un’analisi dettagliata dell’andamento dell’export cinese rivela che il calo osservato nella prima metà dell’anno ha riguardato in maniera particolare le imprese a capitale straniero – responsabili per poco meno di un terzo delle esportazioni cinesi totali – che hanno registrato un calo del 14,4% su base annua; d’altra parte, il calo è stato più moderato per le imprese di Stato (-3,2%), mentre le esportazioni delle imprese private sono cresciute (+3,2%). Più nello specifico, il calo maggiore ha riguardato le esportazioni legate al commercio di trasformazione con un calo generalizzato del 12,5%, dovuto all’andamento delle esportazioni delle imprese a capitale straniero, per le quali la contrazione in questa categoria è stata pari al 17,1%. Il contrasto tra la debole performance delle imprese a capitale straniero e delle esportazioni legate al commercio di trasformazione e l’andamento delle esportazioni generali – che hanno mantenuto una certa stabilità nel caso delle imprese cinesi – suggerisce che, oltre all’indebolimento della domanda globale, il calo delle esportazioni cinesi possa essere causato da un parziale ricollocamento delle catene di approvvigionamento.
* Investimenti esteri in Cina, flusso in raffreddamento - Secondo il Ministero del Commercio (MOFCOM) cinese, gli investimenti diretti esteri in ingresso in Cina nel 2022 ammontavano a RMB 1,23 mila miliardi (+6,3% a/a), pari a USD 189,13 miliardi (+8% a/a). I dati sono in linea con le stime dello State Administration of Foreign Exchange (SAFE), il quale riporta IDE in ingresso in Cina per un valore pari a USD 180,2 miliardi. Tenuto conto delle dovute differenze tra le misure dei due enti – il MOFCOM adotta il “principio direzionale”, mentre il SAFE impiega il “principio asset/liability” come da standard internazionali – i due dati restituiscono un’immagine di raffreddamento nel flusso di investimenti in Cina rispetto ai due anni precedenti, nel corso dei quali si era osservata una impennata attribuibile alle forti aspettative per una rapida ripresa del Paese dalla pandemia da Covid-19. Viceversa, la permanenza di rigide misure contro la diffusione della pandemia, unita ai timori degli investitori legati ad una situazione internazionale complessa a causa dello scoppio del conflitto in Ucraina, dell’alto livello di inflazione e del rischio di recessione globale, ha pesato sul flusso di investimenti diretti verso la Cina.
* Settori, spiccano manifatturiero e hi-tech - Prendendo in considerazione gli IDE in entrata in Cina nel 2022, secondo i dati riportati dal SAFE (State Administration of Foreign Exchange), il settore non finanziario ha attratto oltre il 90% degli investimenti, per un valore di USD 167,7 miliardi. Tra questi spiccano il settore manifatturiero (30% degli IDE complessivi), delle vendite all’ingrosso e al dettaglio (19%), e della ricerca scientifica e dei servizi IT (18%). In particolare, il settore dei servizi è cresciuto del 5% a/a, raggiungendo un valore di USD 50,3 miliardi. Gli IDE nel settore finanziario nel 2022 hanno registrato un valore di USD 12,5 miliardi, evidenziando una diminuzione rispetto al periodo pre-pandemico.
* Le imprese italiane in Cina - Per quanto riguarda le imprese estere a controllo italiano, secondo i dati più recenti disponibili, al 31 dicembre 2020 in Cina erano attive 1.133 imprese a controllo italiano, di cui 595 nel comparto industriale e 538 nei servizi (ivi incluse le attività commerciali). Tali imprese contavano complessivamente 103.751 addetti, di cui 69.338 in imprese industriali e 34.413 in attività commerciali e di servizio. Il loro fatturato complessivo è stato pari nel 2020 a 16,2 miliardi di euro, di cui poco meno di 9,9 miliardi derivanti dalle attività industriali e 6,3 da quelle commerciali e terziarie. Per il quarto anno consecutivo, Istat registra dunque una riduzione della presenza italiana in Cina: rispetto alla rilevazione al 31 dicembre 2017, il numero dei dipendenti delle imprese cinesi a controllo italiano risulta calato di oltre 36.200 unità (-25,8%), mentre in termini di fatturato si registra una contrazione nell’ordine del 10%.
* Le imprese cinesi in Italia - A fine 2022 risultano direttamente presenti in Italia attraverso almeno un’impresa partecipata attiva 270 gruppi cinesi e 182 di Hong Kong SAR. Il riferimento è all’investitore ultimo; dunque, nel caso non infrequente di partecipazioni detenute da gruppi cinesi attraverso società di Hong Kong SAR, l’investimento è attribuito alla casa-madre cinese. Le imprese italiane partecipate da tali gruppi sono in tutto 734, con poco meno di 43.900 dipendenti e un giro d’affari di circa 31 miliardi di euro. In particolare, le 512 imprese italiane a partecipazione cinese occupano circa 31.200 dipendenti, mentre il loro giro d’affari sfiora i 23,8 miliardi di euro; le 222 imprese partecipate da multinazionali di Hong Kong SAR occupano invece quasi 12.700 dipendenti e il loro giro d’affari sfiora i 7,3 miliardi di euro.
* Focus sul sanitario - Il settore sanitario in Cina sta vivendo una rapida crescita, trainato dall’aumento dei redditi, da una maggiore consapevolezza sanitaria, dall’invecchiamento della popolazione e dall’aumento delle malattie croniche. Secondo il Piano Healthy China, entro il 2030 il settore sanitario cinese dovrebbe raggiungere un valore di circa Rmb 16 mila miliardi (circa € 2,1 miliardi) e, entro il 2030, la Cina dovrebbe diventare il più grande mercato sanitario al mondo. Con un’enfasi sulla gestione sanitaria, la Cina lavorerà costantemente per migliorare i servizi per la prevenzione e il trattamento di malattie croniche come le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, e malattie infettive come la tubercolosi e l’epatite.
Presentazione Rapporto annuale Cina 2023 - Rapporto annuale ICCF - L’analisi, che vede anche il coinvolgimento e il contributo dei Soci dell’ICCF, rappresenta uno dei più completi outlook sulla Cina attualmente disponibili in Italia. Cina 2023 fa il punto prospettive di sviluppo delle imprese italiane nella Repubblica popolare cinese, sempre nell’ottica delle relazioni e degli investimenti bilaterali e dei cambiamenti degli scenari internazionali: politici, economici e di accesso al mercato del Dragone, con un approfondimento dei settori di maggior interesse per le realtà tricolori. Redatta in lingua italiana, ricca di dati e studi originali, la guida costituisce uno strumento utile per tutte quelle piccole, medie e grandi imprese che vogliono portare il proprio business in Cina, aprendo i confini di una crescita ad ampio raggio in un Paese che promette territorio fertile per il futuro.
Italy China Council Foundation – ICCF - Costituita nel giugno 2022, Italy China Council Foundation- ICCF nasce dall'integrazione della Fondazione Italia Cina (costituita nel 2003) e della Camera di Commercio Italo-Cinese (fondata nel 1970). L'ICCF è un'associazione senza scopo di lucro che comprende aziende e privati italiani e cinesi. Con i suoi 400 soci e partner e un fatturato di oltre 70 miliardi di euro, è la più importante organizzazione di questo tipo in Italia e tra le principali in Europa. Grazie al suo network, l'ICCF si dedica allo sviluppo delle relazioni tra Europa e Asia, e in primo luogo tra Italia e Cina.

Fonte: Redazione
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