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Italia-Cina: parla l'amb. Jia Guide sulle relazioni bilaterali e con UE

31-07-2023 16:45 - Ambasciate
Amb. Jia Guide Amb. Jia Guide
Amb. Jia Guide Amb. Jia Guide
GD – Roma, 31 lug. 23 – L’ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Jia Guide, ha concesso una articolata intervista al quotidiano cinese in lingua inglese «Global Times», in cui affronta vari temi d’attualità nelle relazioni tra Italia e Cina, e in cui tiene conto che il prossimo anno sarà il ventesimo anniversario dell’istituzione del partenariato strategico globale tra Cina e Italia, che offre un’importante opportunità per l’ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali.
Questa la sua intervista.
D.: Di recente, il Direttore dell’Amministrazione Generale delle Dogane Yu Jianhua, il capo del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese Liu Jianchao, e il Ministro dell’Agricoltura e degli Affari Rurali Tang Renjian hanno visitato l’Italia scambiando opinioni sulla cooperazione con esponenti di ogni settore, compresi funzionari di Governo e uomini d’affari, e siglando documenti di cooperazione. Come valuta i risultati di queste intense visite a livello ministeriale? Quali sono gli importanti significati della promozione della stabilità e dello sviluppo delle attuali relazioni bilaterali?
° Ambasciatore Jia Guide: «Queste tre recenti visite in Italia da parte di delegazioni ministeriali rientrano tra le misure adottate dai due Paesi per accelerare l’attuazione dell’importante accordo raggiunto dai leader nell’incontro dello scorso novembre a Bali. Durante queste visite, l’Italia ha accolto e ricevuto calorosamente le delegazioni cinesi, inviando segnali positivi riguardo l’impegno italiano per il dialogo e la promozione di una cooperazione pragmatica, cosa che la Cina apprezza molto. 
Queste visite hanno avuto un significato positivo per promuovere lo sviluppo stabile delle relazioni sino-italiane. In primo luogo, sono state caratterizzate da incontri di ampio respiro. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il ministro della Salute Orazio Schillaci, l’ex premier Massimo D’Alema, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein e altri politici, nonché rappresentanti del Parlamento italiano, imprenditori e think tank, hanno avuto colloqui con la parte cinese, in un’atmosfera cordiale e amichevole, accorciando le distanze. 
In secondo luogo, gli argomenti discussi sono stati svariati. I dialoghi non hanno incluso soltanto macro-argomenti, come le relazioni bilaterali e la politica estera, le principali iniziative internazionali della Cina e le questioni calde a livello regionale e internazionale, ma anche argomenti specifici come l’esportazione della frutta in Cina, il controllo e la quarantena dei prodotti agricoli e alimentari, le agevolazioni relative allo sdoganamento, la cooperazione diretta tra dogane, la registrazione di imprese di produzione alimentare in Cina, la condivisione delle tecnologie agricole, la cooperazione economica e commerciale nel settore dei macchinari agricoli e lo scambio di esperienze nella costruzione di belle zone rurali, riflettendo pienamente la volontà di entrambe le parti di rafforzare la comprensione reciproca e soddisfare le reciproche preoccupazioni.
In terzo luogo, i risultati sono stati fruttuosi. Le due parti hanno convenuto all’unanimità che Cina e Italia sono partner strategici l’una per l’altra e dovrebbero rafforzare ulteriormente gli scambi tra governi, partiti politici, organi legislativi, ambienti economici e commerciali, think tank, località, scambi interpersonali e culturali, approfondendo la cooperazione pragmatica nei settori di economia, commercio, investimenti, trasformazione verde, agricoltura e turismo. Ritengono poi che andrebbero approfonditi anche gli scambi e l’apprendimento reciproco tra civiltà e promosso un maggiore sviluppo delle relazioni sino-italiane e sino-europee. Inoltre, le due parti hanno siglato il protocollo sull’esportazione di pere fresche italiane in Cina e la Dichiarazione congiunta sul rafforzamento della cooperazione transfrontaliera per garantire la connessione delle catene di approvvigionamento. 
Si può dire, quindi, che queste visite abbiano svolto un ruolo positivo nell’accrescere la fiducia, fugare i dubbi e promuovere la cooperazione pratica, dando nuovo slancio all’approfondimento e al solido sviluppo della prossima fase del partenariato strategico globale tra Cina e Italia». 
D.: Cina e Italia sono importanti partner commerciali l’una per l’altra. Nel 2022, il volume degli scambi tra loro ha raggiunto i 77,884 miliardi di dollari, con un aumento del 5,4% su base annua, mostrando così che le economie dei due Paesi sono ancora altamente complementari e la cooperazione economica e commerciale bilaterale continua ad essere forte. Come considera questa complementarità? Quali sono le sue aspettative per lo sviluppo del commercio bilaterale quest’anno?
° Ambasciatore Jia: «Negli ultimi anni, le relazioni economiche e commerciali sino-italiane si sono costantemente sviluppate, il volume degli scambi bilaterali ha registrato nuovi massimi per tre anni consecutivi e nei primi cinque mesi di quest’anno le esportazioni italiane in Cina sono aumentate del 58%. Le strutture industriali dei due Paesi hanno caratteristiche specifiche. La Cina è l’unico Paese che ha tutte le categorie industriali nella classificazione industriale delle Nazioni Unite e ha ampi vantaggi nel supportare le industrie, le infrastrutture, le risorse umane. Beni di consumo ed elettronica importati a prezzi convenienti dalla Cina contribuiscono a frenare l’inflazione, mentre materie prime e semilavorati industriali sono elementi importanti per le imprese italiane per controllare i costi e mantenere la competitività. Dal canto suo, invece, l’Italia ha una gamma completa di prodotti da esportare e le industrie ad alto valore aggiunto sono altamente competitive a livello internazionale. Le esportazioni verso la Cina si concentrano principalmente nei settori di macchinari e attrezzature, automobili, biomedicina e abbigliamento di alta gamma. Con la continua crescita della domanda in Cina, più prodotti italiani di alta qualità sono destinati ad entrare nel mercato cinese, contribuendo così ad arricchire costantemente le scelte di 1,4 miliardi di consumatori cinesi. 
Quest’anno lo sviluppo del commercio bilaterale sino-italiano si è rafforzato. In base al rapporto redatto dall’Istat, nel primo quadrimestre l’economia italiana ha registrato un andamento positivo, superando le altre economie dell’Unione Europea. Secondo un’indagine condotta dall’Italy China Council Foundation, l’84% delle imprese italiane valuta positivamente le relazioni economiche e commerciali tra Cina e Italia e le loro prospettive di sviluppo. I due Paesi sono fortemente complementari nei settori della green economy, dell’edilizia ecologica, dell’innovazione scientifica e tecnologica e della manifattura di alta gamma e hanno ampi spazi di cooperazione. Ci si augura che entrambe le parti possano cogliere opportunità e, sulla base della cooperazione esistente, sfruttare pienamente i vari meccanismi di cooperazione reciprocamente vantaggiosa, mantenere e rafforzare la cooperazione commerciale e sfruttare il potenziale della cooperazione in nuovi settori e nuovi business. Io ho piena fiducia in questo». 
D.: Secondo lei, quali nuove opportunità porterà alle imprese italiane l’ulteriore apertura del mercato cinese? In che modo le aziende italiane dovrebbero cogliere questo spazio di cooperazione?
° Ambasciatore Jia: «La Cina è sempre stata una sostenitrice e promotrice del libero scambio e, nel processo di promozione della modernizzazione in stile cinese, spalancherà sempre più le sue porte e migliorerà il suo ambiente e i suoi servizi. Il mercato cinese è enorme, il sistema industriale completo, le risorse umane abbondanti, la base dello sviluppo solida e le fondamenta economiche mostrano da tempo tendenze positive. L’accesso al mercato cinese ha già raggiunto un livello mondiale e, con il numero degli articoli inseriti nella lista negativa per l’accesso degli investimenti esteri ridotto dagli iniziali 190 a 27, l’industria manifatturiera è stata completamente liberalizzata e l’apertura del settore dei servizi sta accelerando. La Cina effettuerà un ulteriore allineamento delle norme economiche e commerciali internazionali ad alto livello, amplierà costantemente le aperture istituzionali e attuerà misure come il trattamento nazionale per le imprese a capitale straniero, in modo che le imprese di ogni Paese, Italia compresa, possano condividere i dividendi istituzionali dell’apertura cinese ad alto livello. 
L’aggiornamento e il cambio di marcia del mercato cinese ,da un lato, potrà attrarre ancor più marchi italiani di alta qualità, consentendo ai prodotti di raggiungere un gruppo ancor più vasto di consumatori, e dall’altro, mentre i due Paesi lavorano insieme ad accelerare l’economia a basse emissioni di carbonio e la trasformazione digitale, le imprese interessate potranno cogliere appieno le opportunità e rafforzare la cooperazione in ambiti quali la finanza digitale, l’Internet delle cose, le nuove energie, l’agricoltura moderna e la biomedicina, utilizzando così al meglio le nuove opportunità di business e raggiungendo nuovi sviluppi.
Di recente, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e altre istituzioni hanno alzato le loro previsioni per la crescita economica cinese. La visita del premier Li Qiang in Europa e la partecipazione al Forum estivo di Davos hanno ricevuto grande attenzione da parte della comunità internazionale. I dirigenti di molte multinazionali hanno visitato la Cina esprimendo il loro “voto di fiducia” nei confronti delle opportunità cinesi. Molti esponenti italiani dell’imprenditoria e dell’industria di recente si sono detti ottimisti circa le potenzialità di sviluppo della Cina e ritengono che l’Italia non debba né possa rinunciare alla Cina, un mercato importante ed estremamente dinamico. Molte aziende italiane hanno partecipato attivamente alle grandi fiere internazionali organizzate dalla Cina ed è proprio questo il corretto approccio per fare affari. Speriamo e crediamo che le imprese cinesi e italiane possano continuare a portare avanti il loro spirito imprenditoriale, a svolgere un ruolo migliore nella promozione del libero scambio e degli investimenti, a contrastare ogni forma di protezionismo e a dare il dovuto contributo al sano e stabile sviluppo delle relazioni bilaterali». 
D.: L’Italia è stato il primo Paese del G7 a firmare un documento di cooperazione con la Cina per la costruzione congiunta della Belt and Road. Come valuta i risultati della cooperazione bilaterale in questa cornice? Come risponde a chi di recente ha espresso perplessità sulla partecipazione dell’Italia a questa iniziativa sostenendo che non ne avrebbe tratto beneficio?
° Ambasciatore Jia: «Il Memorandum d’Intesa Italia-Cina sulla Belt and Road è un documento di cooperazione reciprocamente vantaggioso. Dopo la firma, il livello strategico delle relazioni sino-italiane si è ulteriormente rafforzato e sono notevolmente migliorate sia la posizione preminente dell’Italia nelle relazioni diplomatiche con la Cina sia la situazione delle relazioni sino-italiane nel contesto delle relazioni sino-europee. La cooperazione bilaterale pragmatica in vari settori ha portato benefici tangibili ai due Paesi e ai due popoli e gli effetti positivi sono evidenti. Anno dopo anno, il volume degli scambi bilaterali tra Cina e Italia ha segnato nuovi record e quest’anno le esportazioni italiane in Cina sono aumentate vertiginosamente. La prima grande nave da crociera costruita congiuntamente dai due Paesi è stata testata con successo e il progetto di costruzione congiunta di sei navi da crociera ha un valore complessivo di quasi 5 miliardi di dollari. STMicroelectronics, poi, ha costituito una joint venture per la costruzione di uno stabilimento in Cina per un valore totale di 3,2 miliardi. Inoltre, l’Italia è stata invitata molte volte a partecipare a importanti fiere internazionali in Cina, è stata ospite d’onore alla China International Import Expo, quest’anno ha preso parte come unico Paese ospite d’onore alla China International Consumer Products Expo e Italia e Cina hanno siglato nove documenti relativi al controllo e alla quarantena di prodotti agricoli italiani, classificandosi al primo posto tra i Paesi europei.
Per quanto riguarda il turismo, l’Italia è diventata la destinazione più popolare per i turisti cinesi in Europa e la pittura e l’opera italiane hanno guadagnato grande popolarità grazie a diverse mostre e a eventi culturali svoltisi in Cina. Anche i programmi di scambio tra studenti dei due Paesi, come il primo campo estivo tenutosi in Cina dopo l’epidemia e a Shanghai, hanno suscitato grande attenzione e interesse, il numero di studenti cinesi in Italia ha raggiunto quota 29.000, mentre gli studenti italiani in Cina sono circa 6.000. Grazie agli sforzi congiunti di esponenti di ogni ambito nei due Paesi, quindi, la cooperazione pragmatica e i risultati tangibili nella cornice della Belt and Road continuano ad aumentare. La “teoria dell’inutilità” della cooperazione sulla Belt and Road è insostenibile, i fatti parlano chiaro». 
D.: Il prossimo anno ricorre il ventesimo anniversario dell’istituzione del partenariato strategico globale tra Cina e Italia, che offre un’importante opportunità per l’ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali. Ripercorrendo gli ultimi vent’anni, è possibile notare molti notevoli risultati raggiunti nella cooperazione. Quali ritiene siano i più apprezzabili? Inoltre, quali sforzi dovrebbero compiere entrambe le parti per cogliere al meglio le opportunità di sviluppo?
° Ambasciatore Jia: «Da quando nel 2004 Cina e Italia hanno stabilito il partenariato strategico globale, i rapporti tra i due Paesi sono entrati nel loro migliore periodo di sviluppo. Il livello di fiducia politica reciproca è costantemente migliorato, con i presidenti dei due Paesi che si sono scambiati più volte visite per orientare la direzione delle relazioni bilaterali e frequenti scambi tra governi, organi legislativi e altri esponenti di alto livello. I due Paesi hanno istituito importanti meccanismi di dialogo ad alto livello e in numerosi ambiti, come gli incontri periodici tra premier, il dialogo tra ministri delle Finanze, il Comitato governativo Italia-Cina, la Commissione economica mista Italia-Cina, la Settimana Italia-Cina della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione e il meccanismo per la cooperazione culturale, promuovendo così scambi pragmatici bilaterali e cooperazione in ogni ambito. Le due parti hanno siglato diversi piani d’azione triennali volti a rafforzare la cooperazione e nel 2019 la firma del Memorandum d’Intesa sulla Belt and Road è diventata la cristallizzazione del rispetto reciproco a lungo termine e della cooperazione win-win tra i due Paesi. Sotto la guida e la promozione di scambi ad alto livello e piattaforme di meccanismi, il volume degli scambi bilaterali tra Cina e Italia è balzato dagli 11,7 miliardi di dollari del 2003 ai quasi 78 miliardi di dollari dello scorso anno, segnando una rapida crescita degli investimenti bidirezionali. L’Italia ha emesso Panda Bond per un valore di un miliardo di yuan ed è stato il primo bond in renminbi emesso da un istituto nazionale di promozione europeo. Inoltre, il primo satellite cinese per il monitoraggio elettromagnetico, noto come 'Zhangheng 1', è dotato di rilevatori italiani di particelle ad alta energia, che svolgono un ruolo attivo nell’allerta precoce dei terremoti e nella prevenzione e mitigazione dei disastri.
I due Paesi hanno poi raggiunto una serie di risultati tangibili in progetti di cantieristica navale, energia eolica offshore e cooperazione in Paesi terzi. In più, sempre più prodotti agricoli e alimentari italiani di alta qualità entrano nel mercato cinese. Infine, con il passaggio di testimone in vista delle prossime Olimpiadi invernali, continua a crescere la cooperazione nel settore dell’industria e del turismo del ghiaccio e della neve. 
Nella prossima fase, le due parti dovrebbero dare piena attuazione agli importanti accordi raggiunti dai loro leader. Da un lato è necessario continuare a impegnarsi a promuovere costantemente un livello più elevato di reciproca fiducia politica, a comprendere e sostenere gli interessi fondamentali e le principali preoccupazioni reciproche, a realizzare interazioni di livello ancora più elevato, a rafforzare il dialogo e gli scambi ad ogni livello, a fare buon uso dei relativi meccanismi di dialogo e ad aggiornare e attuare piani di cooperazione in settori specifici. Dall’altro lato, è fondamentale continuare a concentrarsi sulla cooperazione e sugli scambi che servono al benessere dei due popoli e, sulla base della buona cooperazione esistente, espandere congiuntamente i punti di crescita della cooperazione in diversi settori, quali la manifattura di alta gamma, l’energia pulita, l’aerospaziale e i mercati terzi. In questo modo si porterà avanti la tradizionale amicizia tra i due Paesi e si rafforzerà il legame tra i due popoli. Credo che il partenariato strategico globale tra Cina e Italia abbia davanti un futuro luminoso».
D.: Di recente, l’Unione Europea ha lanciato una discussione sulla cosiddetta “riduzione del rischio” che è stata particolarmente amplificata da alcuni politici contro la Cina. Cosa ne pensa? Secondo lei l’appello al “de-risking” tra Cina e UE avrà un impatto sulla normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Italia?
° Ambasciatore Jia: «L’interdipendenza è il risultato inevitabile della globalizzazione economica. Al momento, la ripresa economica globale è in una fase critica ed è fondamentale mantenere la stabilità delle catene globali industriali e di approvvigionamento. L’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Josep Borrel, recentemente ha affermato che è chiaro e certo che la Cina sia un partner importante dell’Unione europea e che l’Ue intende mantenere forti contatti con la Cina ed esplorare modi per rafforzare la sinergia politica tra le due parti, sottolineando che il “disaccoppiamento” tra l’UE e la Cina è irrealistico e impossibile e il “de-risking” non è affatto rivolto alla Cina. Ritengo che in una certa misura questo dimostra che la consapevolezza europea nei confronti della “riduzione del rischio” è razionale e obiettiva. La Cina sostiene da sempre l’autonomia strategica dell’UE e intende integrare i punti di forza reciproci per creare sinergie. Cina e Ue dovrebbero congiuntamente sostenere il concetto di apertura e inclusione, promuovere il processo di globalizzazione, sostenere il sistema di libero scambio, opporsi al protezionismo e resistere al bullismo unilaterale. In particolare, è necessario vigilare contro la politicizzazione e la strumentalizzazione delle questioni economiche, facendo diventare la “riduzione del rischio” sinonimo di “disaccoppiamento”. 
La Cina è impegnata a costruire un nuovo sistema economico aperto di livello superiore, condividendo con il mondo opportunità di mercato su larga scala e realizzando una cooperazione economica, commerciale e di investimenti con altri Paesi, sulla base del rispetto reciproco e del mutuo vantaggio. Per un periodo di tempo, aziende di Paesi come Italia, Germania e Francia hanno esteso gli investimenti in Cina, includendo i semiconduttori, l’industria chimica, aeronautica, navale, automobilistica e altri ambiti manifatturieri di alta gamma, dimostrando appieno che l’imprenditoria europea è generalmente ottimista rispetto alle opportunità di sviluppo cinesi e comprende chiaramente quali siano i rischi reali e da dove arrivino.
L’economia cinese e quella italiana sono altamente complementari, entrambe si trovano in una fase di sviluppo cruciale per la trasformazione e l’aggiornamento industriali e ci sono ampi spazi e promettenti prospettive per la cooperazione economica e commerciale in nuovi campi e nuovi business. Crediamo che l’Italia possa lavorare con la Cina per mantenere lo slancio della cooperazione economica, commerciale e degli investimenti e la stabilità delle catene di produzione e approvvigionamento, in quanto garantire alle rispettive imprese un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio è nell’interesse dei due Paesi e dei loro popoli».


Fonte: Global Times
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