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Italia-Cina: lo stato degli scambi tra i due Paesi

06-12-2023 16:52 - Economia
GD - Milano, 6 dic. 23 – Italy China Council Foundation ICCF ha pubblicato la sua quarta indagine annuale sul business italiano e cinese, contenuta nel rapporto “ICCF's 4th Annual Italian and Chinese Business Survey: featuring the study A Decade of the Belt and Road Initiative”, realizzato dal Centro Studi ICCF con il supporto della Camera di Commercio Cinese in Italia e di altre istituzioni chiave. Il volume è stato presentato durante un evento organizzato in collaborazione con Agenzia ICE a Palazzo Stelline, a Milano, alla presenza di imprenditori e professionisti. Tra i relatori, oltre a Mario Boselli, presidente di ICCF; Li Bin, ministro consigliere per l’Economia e il Commercio dell’Ambasciata cinese in Italia; Yan Xiaoming, presidente della Camera di Commercio Cinese in Italia.
Il quarto sondaggio annuale di ICCF offre un’analisi delle prospettive attuali visto con gli occhi delle comunità imprenditoriali italiane e cinesi. Dall’indagine, effettuata su circa 200 imprese selezionate (70% italiane e 30% cinesi), emerge che il 61% delle aziende italiane e il 65% di quelle cinesi considerano i rispettivi mercati come le destinazioni principali per i loro prodotti. Inoltre, le aziende cinesi considerano l'Italia come un importante centro di ricerca e sviluppo oltre che un rilevante hub regionale.
In quest’ultimo anno, la maggior parte delle aziende italiane e cinesi ha riferito di aver migliorato o mantenuto invariate le condizioni rispetto all’anno precedente, suggerendo che gli sforzi di entrambi i governi per creare un ambiente favorevole alle imprese straniere stanno dando risultati. Mentre il 57% delle aziende italiane in Cina e il 62% di quelle cinesi in Italia mantengono prospettive positive per la crescita del loro business, circa il 30% di entrambi i campioni rimane neutrale.
Le aziende italiane in Cina hanno evidenziato, per il secondo anno consecutivo, l'aumento della concorrenza da parte delle imprese cinesi locali, nonché l'aumento del costo del lavoro e l'ambiguità delle normative. Entrambi i gruppi campione incontrano difficoltà nel reperire manodopera qualificata e nell'attrarre talenti locali. La diminuzione della percentuale di aziende italiane che citano i vantaggi di costo dei concorrenti cinesi segnala che il mercato locale, dall'approvvigionamento delle materie prime, ai costi di produzione e di manodopera, sta diventando più strutturato e maturo.
Complessivamente, il 58% delle aziende italiane e il 69% di quelle cinesi hanno investito o pianificato nuovi investimenti rispettivamente in Cina e in Italia. Tra queste, il 90% delle aziende italiane e il 73% di quelle cinesi intendono espandersi ulteriormente già a partire dal 2024. Nel 2023, il 50% delle aziende italiane considera la Cina tra le prime tre destinazioni per gli investimenti attuali e futuri, mentre l'Italia figura tra le prime tre solo per il 38% degli intervistati cinesi.
“Il nostro ruolo è quello di rappresentare e dar voce ai Soci e alle imprese", ha dichiarato Mario Boselli, presidente di ICCF, "va in questa direzione l’annuale sondaggio presentato oggi che rappresenta indubbiamente un punto di riferimento strategico per i rispettivi sistemi economici”.
Gli spunti raccolti dall'indagine hanno portato a una serie di raccomandazioni mirate per le istituzioni e le imprese italiane e cinesi al fine di migliorare la cooperazione bilaterale.
La parte introduttiva del rapporto è dedicata ad analizzare l'evoluzione della portata, la diffusione geografica degli investimenti e la focalizzazione settoriale della Belt and Road Initiative (BRI) dal 2013 al 2023. Questa iniziativa emerge sullo sfondo di un'importante sfida globale: il sostanziale gap infrastrutturale del mondo, che attualmente ostacola il commercio, l'apertura e la prosperità futura. La BRI si distingue come uno dei principali sforzi di politica estera della Cina, concentrandosi strategicamente su quattro aree cardine: consultazione politica, connettività infrastrutturale, circolazione monetaria e facilitazione del commercio. Questa ambiziosa iniziativa ha mobilitato quasi mille miliardi di dollari in investimenti, interessando 151 Paesi e regioni e coinvolgendo 32 organizzazioni internazionali. Attualmente, la BRI è in fase di ridefinizione strategica, con l'obiettivo di definire la sua traiettoria per il prossimo decennio, sottolineando così il suo ruolo critico nello sviluppo delle infrastrutture globali e nell'integrazione economica.
“In un viaggio che riecheggia le avventure di Marco Polo, oggi percorriamo una nuova Via della Seta, non fatta di carovane e beni tradizionali, ma di scambi digitali, relazioni economiche e connessioni culturali. Questa antica via, rinnovata e vitale, continua a unire Oriente e Occidente, testimoniando un'eredità che dura nel tempo", si legge nella prefazione firmata da Mario Boselli. "Negli ultimi anni, la Belt and Road Initiative ha rivitalizzato questo percorso storico, trasformandolo in un corridoio di opportunità e sfide. La pandemia globale e le turbolenze economiche hanno reso necessario un adeguamento strategico, non solo per mantenere la competitività, ma anche per rafforzare le relazioni bilaterali in un contesto globale complesso”.

Fonte: Redazione
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