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Italia-Bosnia: ricordati a Sarajevo 4 avieri italiani caduti nel 1992

04-09-2021 16:33 - Ambasciate
Amb Marco Di Ruzza Amb Marco Di Ruzza
GD - Sarajevo, 4 set. 21 - Su iniziativa dell'Ambasciata d'Italia a Sarajevo, in coordinamento con l'Addettanza per la Difesa a Belgrado, territorialmente competente per la Bosnia-Erzegovina, si è tenuta sul Monte Zec, vicino a Fojnica nel Cantone di Sarajevo, una cerimonia di commemorazione in onore dei membri dell'equipaggio del volo G222 (LYRA34) che il 3 settembre 1992 rimasero vittima dell'abbattimento dell'aeromobile da parte di unità ancora ignote. Il velivolo, appartenente alla 46esima AeroBrigata di Pisa dell'Aeronautica Militare, era quel giorno in volo da Spalato a Sarajevo, sotto mandato UNHCR, con il compito di trasportare materiale sanitario ed aiuti umanitari alla popolazione locale sotto assedio per via della guerra deflagrata in Bosnia-Erzegovina. A circa otto minuti dall'atterraggio l'aereo fu colpito da missili terra-aria, che ne provocarono l'esplosione in volo e lo schianto sulla sommità del Monte Zec. Persero la vita nel tragico accadimento il maggiore pilota Marco Betti, il tenente pilota Marco Rigliaco, il maresciallo motorista Giuseppe Buttaglieri e il maresciallo elettromeccanico di bordo, Giuliano Velardi. Tutti vennero poi insigniti della Medaglio d'Oro al Valor Militare.

Alla cerimonia commemorativa hanno preso parte, insieme al personale della Rappresentanza Diplomatica, alti esponenti del Ministero della difesa bosniaco-erzegovese, il vice-Sindaco di Fojnica, i vertici di EUFOR «Althea» e della Missione NATO, personale militare italiano in servizio in tali strutture, addetti militari accreditati in Bosnia-Erzegovina. Il nunzio apostolico, mons. Luigi Pezzuto, ha benedetto il monumento dedicato alle vittime e condotto la preghiera in loro ricordo.

Nel suo indirizzo inaugurale, l'ambasciatore d'Italia Marco Di Ruzza, affiancato dall'addetto per la Difesa, col. Ciro Forte, ha sottolineato come, a maggior ragione in un momento come l'attuale, il sacrificio dei nostri Militari, uccisi nell'assolvimento di una missione umanitaria, rappresenta esempio fulgido di alta dedizione al servizio e impegno incondizionato per portare pace e sicurezza in aree di crisi in soccorso a popolazioni martoriate dalla crudeltà bellica. «Lo slancio e l'altruismo di quanti hanno donato la propria vita per il bene comune», ha detto l’amb. Di Ruzza, citando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «sia fonte di riflessione per tutti i cittadini che nel loro agire quotidiano sono chiamati ad un contributo egualmente prezioso per la civile convivenza e il progresso della comunità nazionale e internazionale».

Fonte: Redazione
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