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Iran: amb. Sabouri, «da Roma aspettiamo atteggiamento più costruttivo»

12-01-2023 12:42 - Ambasciate
Amb. Mohammad Reza Sabouri Amb. Mohammad Reza Sabouri
GD - Roma, 12 gen. 23 - Teheran «non si sente tradita dall'Italia» dopo il rilascio di Alessia Piperno e la successiva dura condanna delle repressione in Iran da parte del Governo italiano, ma «ci aspettiamo e ci auguriamo di vedere un atteggiamento più costruttivo da parte delle autorità italiane e sono qui per mantenere e rafforzare i nostri rapporti bilaterali». Lo ha dichiarato il nuovo ambasciatore iraniano a Roma, Mohammad Reza Sabouri, nel corso di una conferenza stampa in residenza.
All'indomani della ferma presa di posizione e dell'indignazione espressa dal presidente della Repoubblica, Sergio Mattarella, in occasione della presentazione della lettera di credenziali, non si è fatta attendere la altrettanto ferma replica dell'ambasciatore dell'Iran a Roma, Mohammad Reza Sabouri, in occasione del suo primo incontro con la stampa italiana. Il 28 dicembre scorso lo stesso amb. Sabouri per gli stessi motivi era stato convocato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
«La Repubblica dell'Iran rispetta i valori umani ma non accettiamo che altri Paesi vogliano imporre la loro cultura. La libertà è uno dei valori dell'Islam», ha detto ancora replicando al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Anche noi commettiamo errori ma non accettiamo letture politiche, ingerenze. Non scambieremo la nostra indipendenza e sicurezza con niente. Per quanto riguarda i nostri rapporti bilaterali sono stati sempre positivi, anche se le sanzioni di altri attori hanno provocato alti e bassi», ha aggiunto l'ambasciatore iraniano.
«Quando si è diffusa la notizia di violenze sensuale sulle manifestanti arrestate, il procuratore generale ha disposto indagini. Tuttavia le detenute si trovano in prigioni dove gli uomini non hanno accesso», ha detto il diplomatico di Teheran. Poi ha riferito che il procuratore generale ha disposto che iniziassero indagini «approfondite per verificare la veridicità» delle denunce di violenze sessuali in carcere sulle manifestanti arrestate in Iran e «anche l'Organizzazione per la difesa dei diritti umani sta svolgendo delle indagini. In base ai dati diffusi dal procuratore generale, nelle prigioni dove sono rinchiuse le detenute non hanno accesso gli uomini».
Entrando nel vivo delle numerose sentenze capitali eseguite in Iran, l'amb. Mohammad Reza Sabouri ha detto che «in base alla legge iraniana la pena capitale è prevista per i reati più gravi. In relazione alle persone che sono state giustiziate hanno avuto un processo equo e con tutte le garanzie. In Iran sono ammesse le manifestazioni pacifiche ma non disordini violenti che sono accettabili».
Nella difesa d'ufficio del suo Paese e a prescindere dalle immagini giunte da là, l'ambasciatore iraniano ha detto che «Le forze dell'ordine» iraniane nell'affrontare questi disordini non sono armati e tra loro si contano 8 mila feriti e più di 50 morti». Tra le centinaia di vittime, ha aggiunto, «non più di 300 persone» secondo l'ambasciatore, «abbiamo riscontrato che molti sono stati uccisi con armi non in dotazione alle nostre forze dell'ordine e qui c'è un grande punto interrogativo sui chi ha utilizzato queste armi per uccidere. Abbiamo avuto anche alcuni episodi tristi e incresciosi. Abbiamo riscontrato che alcune delle persone che hanno perso la vita avevano reagito ai disordini schierandosi con le forze dell'ordine».
Sulla questione del possibile inserimento dei pasdaran nella lista UE delle organizzazioni terroristiche, il diplomatico di Teheran ha rilevato che questo costituirebbe una «linea rossa per l'Iran e abbiamo chiesto ai Paesi europei, tra cui l'Italia, di non entrare in questi ambiti».
Riferendosi al conflitto che la Russia ha mosso all'Ucraina, l'amb. Mohammad Reza Sabouri ha detto: «Siamo tra i primi Paesi che si sono offerti di agire come mediatori tra i belligeranti in Ucraina e abbiamo dichiarato ripetutamente la disponibilità ad entrare in campo per creare le condizioni per un dialogo tra le parti. E questa disponibilità è stata ribadita ieri dal presidente Raisi nel suo colloquio con il presidente Putin».
Per quanto riguarda lo scacchiere internazionale, secondo il rappresentante in italia del Governo di Teheran, «non siamo né con l'Est né con l'Ovest e non è uno slogan». In particolare «per quanto riguarda la guerra in Ucraina, ribadisco che noi siamo contrari alla guerra. Ci siamo resi disponibili per mediare tra le due parti. La collaborazione con la Russia nel campo della difesa non è niente di nuovo. Prima dell'inizio della guerra l'Iran aveva fornito un numero veramente esiguo di droni ai russi, ma non c'entrano nulla con le notizie riportate dai media secondo cui ogni giorno in Ucraina vengono abbattuti decine di questi droni. Anzi, abbiamo protestato con la Russia per un eventuale utilizzo dei pochi droni russi che le abbiamo venduto e i russi ci hanno smentito il loro utilizzo in Ucraina».
Entrando nel tema delle relazioni bilaterali tra Iran e Italia, il diplomatico ha rilevato che «l'Iran è pronto ad accogliere il know how e la tecnologia italiana e siamo pronti a portare i rapporti al glorioso passato. Abbiamo sempre guardato all'Italia come porta di accesso all'Europa in tutti i campi da quello politico a quello culturale». Ed ha proseguito: «I rapporti politici ed economici con l'Italia sono sempre stati costruttivi e in crescita, tuttavia, a causa delle sanzioni e degli attori esterni questi rapporti non sono stati esenti da alti e bassi nel corso degli anni. Ma le autorità di Roma e Teheran hanno sempre cercato di rimuovere questi ostacoli sulla base del mutuo interesse», ha aggiunto.
Per quanto attiene all'accordo per il rilancio del programma nucleare iraniano (JCPOA) «era ed è alla portata e l'intesa sarebbe già stata raggiunta se da parte occidentale ci fosse stata la volontà di raggiungerla», ha dichiarato il nuovo ambasciatore iraniano a Roma. Durante i negoziati è chiaro quale parte abbia «agito con buonafede rispettando i propri obblighi e quale parte con la sua inerzia ha danneggiato il negoziato», ha proseguito l'ambasciatore, secondo cui nell'ultima fase «l'Iran si era detto d'accordo per concludere l'accordo sul pacchetto» proposto dal coordinatore dei negoziati, ma «l'altra parte ha scelto di rispondere e si è concentrata sul sostegno alle proteste in Iran. La responsabilità del ritardo è dei paesi occidentali».


Fonte: Redazione
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