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Iran: amb. Hamid Bayat, relazioni con Italia e panoramica internazionale

04-02-2021 16:33 - Ambasciate
L'amb. Hamid Bayat L'amb. Hamid Bayat
GD – Roma, 4 feb. 21 – Le ottime relazioni tra Iran e Italia delle quali ricorre il 160° anniversario, ma anche la pandemia, le sanzioni internazionali e l'attualità del Paese sono stati al centro della conferenza stampa digitale dell'amb. Hamid Bayat, rappresentante diplomatico iraniano a Roma.
«Sono lieto di avere l'opportunità di incontrarvi e sono dispiaciuto di non poterci riunire di persona a causa della pandemia in corso. Sicuramente questa è una delle sfide più grandi che il mondo ha di fronte a sé da un anno a questa parte. Le gravi conseguenze che ne sono derivate hanno coinvolto tutti i Paesi. L'Iran e l'Italia sono tra quelli che hanno subito numerosi danni sia dal punto di vista umano che economico e spero che le evoluzioni in atto in questo ultimo periodo, possano farci ben sperare per il futuro e confidare in un ritorno alla normalità , sia nel nostro vivere quotidiano che nelle interazioni globali», ha esordito l'amb. Bayat.
«Siamo alle soglie del 42esimo anniversario della vittoria della Rivoluzione islamica in Iran, a seguito di una delle rivolte più popolari della storia dell'era moderna. L'11 febbraio 1979, la resistenza della nazione iraniana e la leadership della figura storica dell'Imam Khomein hanno sancito la nascita della Repubblica islamica dell'Iran. Essa sin dall'inizio e fino ad oggi fermamente e con fierezza guarda al futuro, nonostante le difficoltà, le avversità, gli anni di guerra imposta, le ingiuste ed oppressive sanzioni americane», ha aggiunto il diplomatico di Teheran.
Poi ha sottolineato che «la Repubblica Islamica dell'Iran nasce per volontà della maggioranza degli iraniani che hanno rigettato il regime tirannico della monarchia preferendo un sistema di governo democratico. Senza dubbio la politica estera dell'Iran è la scena su cui i valori e i principi della rivoluzione islamica si manifestano maggiormente e, in effetti, essa è indipendente e innovativa e centrata sui tre principi di Dignità, Lungimiranza, Convenienza e ancorata ai due ferrei pilastri della non ingerenza negli affari di Paesi esteri e della non accettazione di interferenze esterne nei propri affari interni».
L'amb. Bayat ha poi detto che «negli ultimi 42 anni la politica estera della R.I. dell'Iran si è infatti dispiegata attraverso alcuni principi cardine, tra cui il sostegno alla multilateralità e alla diplomazia al servizio della Pace e della sicurezza, l'interazione positiva e costruttiva con la comunità internazionale, il sostegno alla pace e alla stabilità regionali in collaborazione con i Paesi dell' Area, l'opposizione e la lotta al terrorismo e ai radicalismi, il mantenimento di buoni rapporti di vicinato con i Paesi limitrofi e, infine, il sostegno all'oppresso popolo palestinese in contrasto all'occupazione del suo territorio».
Il diplomatico iraniano ha rilevato che «sin dall'inizio della rivoluzione islamica l'Iran ha dovuto affrontare la sfida rappresentata dall'avversità e inimicizia americana sia nella Regione che sulla scena internazionale; un esempio il sostegno fornito all'invasione dell'Iraq di Saddam Hussein dell'Iran che è stata all'origine di una guerra lunga otto anni tra due Paesi confinanti».
«Gli USA in questi 42 anni si sono fatti promotori di numerose azioni contro l'Iran in molteplici ambiti e durante l'amministrazione Trump esse si sono intensificate al punto da determinare una vera e propria “guerra economica”», ha aggiunto rilevando che «il mio Paese ha sempre creduto e crede nel multilateralismo, pilastro della sua politica estera, e sempre ha dimostrato il suo impegno in tale ambito: la firma del JCPOA ne è forse la sua più brillante dimostrazione, frutto dello sforzo congiunto della diplomazia dei Paesi coinvolti».
«Dopo la sua firma, abbiamo tenuto fede a tutti gli impegni sottoscritti (come testimoniano le oltre 15 relazioni dell'AIEA) nonostante l'inadempienza delle nostre controparti. Le ostilità americane non si sono limitate all'imposizione delle sanzioni o alla loro intensificazione, bensì si sono manifestate nell'assassinio di uno degli alti comandanti militari del Paese, il gen. Soleimani, creando instabilità e insicurezza nella regione. L'amministrazione Trump e la sua inusuale gestione sono giunte al termine secondo modalità senza precedenti lasciando un amaro ricordo».
L'ambasciatore di Teheran ha sottolineato che «ciò avviene mentre la Rivoluzione islamica e la Repubblica islamica dell'Iran, presenti nella regione e sulla scena internazionale, continuano sulla loro strada, lasciandosi alle spalle tutte le difficoltà, soprattutto quelle di tipo economico derivate da sanzioni distruttive».
«Ora siamo dinnanzi al nuovo Governo USA, in attesa di un cambiamento concreto dopo l'approccio irragionevole e miope di Trump. Come negli anni scorsi ci siamo impegnati a preservare l'accordo nucleare, siamo oggi pronti a riprendere i nostri impegni volontari in seno all'JCPOA qualora la nuova amministrazione americana a sua volta cancelli tutte le sanzioni e torni all'accordo», ha sottolineato il diplomatico.
Ed ha proseguito rilevando che «nonostante le vicissitudine degli ultimi quattro decenni, l'Iran ha raggiunto importanti traguardi in vari settori, dalla scienza all'industria, che sono il frutto dell'impegno e dei sacrifici di una interna nazione per il bene e il progresso comune. Traguardi ottenuti in una congiuntura economica e sociale estremamente difficile per l'Iran sottoposto a durissime pressioni e sanzioni. Tra i tanti, mi permetto di nominare l'incremento del numero di centri di studio universitario e ricerca scientifica parallelamente all'aumento del numero degli studenti universitari; l'ampliamento della rete dei mezzi di comunicazione di massa; lo sviluppo di settori importanti quali il petrolchimico, l'acciaieristica, le telecomunicazioni e le infrastrutture; l'avviamento di alcuni grandi progetti in campo petrolifero; lo sviluppo delle scienze innovative: aerospaziale, nucleare, nano e bio tecnologie, genetica e medicina (kit anticovid e vaccini); potenziamento delle reti di trasporto tradizionale e dei corridoi di collegamento est-ovest/nord–sud; accoglienza adeguata per milioni di profughi afghani, iracheni e di altri Paesi; contrasto al narcotraffico in ossequio ai principi etici, più volte apprezzato in sede internazionale».
«L'Italia ha tutte carte in regola per dare il proprio contributo per un ritorno degli Usa nell'accordo sul nucleare con l'Iran, che in tal caso tornerebbe ad applicare tutti i limiti previsti da quell'intesa», ha detto ancora l'ambasciatore iraniano in Italia, ricordando che fino al 2018, quando l'amministrazione americana di Donald Trump decise di uscire dall'accordo e reintrodurre pesanti sanzioni contro Teheran, l'Italia era il primo partner commerciale europeo dell'Iran. «Le nostre aspettative per un ruolo della UE», ha sottolineato Bayat, «si rivolgono prima di tutto ai tre Paesi europei firmatari dell'accordo, cioè Gran Bretagna, Francia e Germania, che devono agevolare il ritorno degli Usa nell'intesa, sforzandosi di mantenere il format così come è, senza cambiamenti». Vale a dire senza l'aggiunta di altri Paesi, come l'Arabia Saudita, e senza che siano incluse altre questioni, come il programma missilistico iraniano.
«La richiesta iraniana», ha proseguito il diplomatico iraniano, «è che siano gli USA a compiere il primo passo, cancellando tutte le sanzioni. Ciò che consentirà un nostro pieno ritorno agli impegni previsti. Una richiesta realistica perché sono stati loro ad abbandonare l'accordo. Sembra che la nuova amministrazione Biden ci sia un atteggiamento diverso nelle parole. Fino a questo momento abbiamo visto prese di posizione politiche. Vedremo se ci sarà anche qualcosa di concreto».
Rispondendo ad una domanda, l'amb. Bayat ha escluso che la possibile vittoria nelle elezioni presidenziali del prossimo giugno in Iran di un candidato fondamentalista ponga ostacoli alla ripresa dell'accordo. «I caposaldi della nostra politica estera - ha osservato il diplomatico - sono stabiliti sotto la supervisione della Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei. Quindi ce ci saranno cambiamenti, saranno minimi. La nostra politica estera non cambierà. E comunque una ripresa dell'accordo è possibile anche prima delle elezioni, se gli americani rientrano nell'intesa».
Infine, ha rilevato l'amb. Bayat, «mi sembra doveroso spendere due parole sui rapporti tra i nostri due Paesi, la loro lunga storia di relazioni e interazioni reciproche, che sta alla base di una mutua comprensione che li rende entrambi protagonisti del processo di costruzione della civiltà umana. Queste relazioni sono da sempre ottime e anche negli ultimi 40 anni, dopo la vittoria della rivoluzione, hanno guardato al futuro. In alcuni periodi, dopo la firma dell'accordo nucleare, il volume degli scambi commerciali è andato oltre i 5 miliardi di euro, ponendo così l'Italia al primo posto tra i partners europei. Purtroppo le ingiuste sanzioni imposte dagli USA hanno condizionato questi rapporti minacciando gli interessi di molte società grandi, piccole e medie. L'Italia gode di un ottima reputazione e di grande credito in Iran sia dal punto di vista economico che culturale e sociale presso il popolo iraniano e i nostri due Paesi sono stati per lunghi anni beneficiari di tali solidi legami».
Infine il diplomatico iraniano in Italia ha detto: «Mi auguro quindi che le nostre relazioni bilaterali riescano a riprendersi e a fare un ulteriore progresso. Si celebra quest'anno il 160° esimo anniversario dell'inizio delle relazioni diplomatiche ufficiali tra Iran e Italia, iniziate nel 1861 con l'arrivo a Teheran del primo ambasciatore dell'Italia Unita. Questa è un' occasione propizia per i due Paesi in vista della nuova congiuntura per impegnarsi al fine di favorire un maggiore sviluppo delle relazioni in tutti gli ambiti».


Fonte: Redazione
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