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Iran: amb. Hamid Bayat, «l’Italia può tornare il primo partner UE»

12-02-2022 15:40 - Ambasciate
Amb. Hamid Bayat Amb. Hamid Bayat
Amb. Hamid Bayat Amb. Hamid Bayat
GD – Roma, 12 feb. 22 - (ANSA) - «Prima dell'abbandono dell'accordo nucleare da parte degli USA, le relazioni commerciali tra Iran e Italia erano cresciute in meno di due anni da un miliardo di euro a 5,1 miliardi di euro. Oggi, dopo tre anni in cui molte imprese italiane per via delle pressioni americane hanno lasciato il mercato iraniano, anche le condizioni economiche iraniane hanno subito importanti cambiamenti. Ma vedo possibile per l'Italia riconquistare la posizione occupata nel periodo precedente le sanzioni». Nel 43° anniversario della Rivoluzione islamica in Iran, l'ambasciatore di Teheran a Roma, Hamid Bayat, in un'intervista all'ANSA fa il quadro delle relazioni bilaterali e del ruolo dell'Iran nel quadro internazionale, tra le trattative sul nucleare in corso a Vienna e i nuovi equilibri in Medio Oriente.
«L'Italia, anche se non è stata tra le parti coinvolte nei negoziati con l'Iran, è però riuscita con intelligenza a trarre vantaggio dall'atmosfera creatasi dopo la firma dell'accordo, divenendo il primo partner commerciale dell'Iran. Le relazioni profonde culturali da una parte e la vicinanza tra i due popoli e la comprensione tra le autorità dei due Paesi, in aggiunta all'ottima reputazione e credibilità degli italiani presso gli iraniani, hanno portato allo sviluppo e alla diversificazione delle collaborazioni», ha spiegato l'amb. Bayat.
Dopo anni di isolamento dall'Occidente per le sanzioni USA, però, «parte del fabbisogno del mercato iraniano, che in passato era soddisfatto da imprese italiane, oggi viene garantito da altri Paesi che hanno mantenuto i loro rapporti con l'Iran nel periodo delle sanzioni. Oltre a ciò, e forse più importante, è l'evoluzione che ha interessato l'industria iraniana. Le pressioni delle sanzioni insieme agli sforzi di una giovane e qualificata generazioni di talenti iraniani hanno reso possibile una vera e propria trasformazione industriale nel Paese, che è diventato un Paese produttore di tecnologia. Questo importante cambiamento nel settore della produzione, insieme al basso costo della manodopera, dell'energia e delle materie prime, ha creato le condizioni per cui la produzione in Iran e la sua esportazione sia altamente competitiva. Solo attraverso la profonda comprensione di questo aspetto sarebbe possibile considerare nuovi modelli di collaborazione con attenzione rivolta in particolare alle produzioni congiunte, e in tal modo vedo possibile per l'Italia riconquistare la posizione occupata nel periodo precedente le sanzioni e divenire un determinante fattore nella prospettiva dell'espansione delle esportazioni italiane nella regione. Il comparto energetico e l'industria del gas sono altresì inseribili nell'agenda delle interazioni tra i nostri Paesi», ha sottolineato il diplomatico iraniano.
Nonostante le tensioni internazionali, il rapporto con l'Italia non si è mai interrotto, come ha dimostrato l'emergenza Covid. «L'Iran è tra i primi Paesi che si è trovato fortemente esposto al coronavirus, ma grazie al costante lavoro del personale medico e con il sostegno delle infrastrutture sanitarie del Paese e grazie all'aiuto di alcuni Paesi, tra cui la Cina, ha potuto accedere facilmente allo strumento del vaccino. Contemporaneamente sono stati fatti sforzi considerevoli per la produzione di un vaccino nazionale. Purtroppo gli USA non hanno permesso all'Iran di utilizzare le proprie risorse finanziarie per l'acquisto di vaccini. È doveroso da parte mia tuttavia ringraziare l'Italia per la sua generosità per aver donato 2 milioni e 600 mila dosi di vaccino AstraZeneca. L'Italia», ha aggiunto l'ambasciatore, «è stata anche tra i pochi Paesi europei che hanno sostenuto l'Iran per l'acquisto di vaccini nel quadro del programma Covax».
Il diplomatico di Teheran ha poi detto che per poter rilanciare i rapporti commerciali, però, è prima necessario che i negoziati sul ripristino dell'accordo nucleare del 2015 vadano a buon fine. E l'intesa, dopo la revoca una settimana fa di alcune sanzioni USA sul nucleare civile di Teheran, sembra un pò più vicina. «Le autorità iraniane, tra cui il presidente della Repubblica e il ministro degli Esteri, hanno sottolineato che se si avrà la certezza che gli Stati Uniti si impegneranno ad attuare il Jcpoa e osservano i loro obblighi ci sarà la possibilità di avere dei colloqui diretti tra le parti», ha confermato l'amb. Bayat.
Il diplomatico iraniano ha poi rilevato che «Ebrahim Raisi è dal mese di giugno 2021 l'attuale presidente in carica e il suo Governo sta realizzando quanto promesso in campagna elettorale, conquistando in poco tempo la fiducia di gran parte dell'elettorato iraniano attraverso iniziative nazionali di successo quali un’intensa e estesa campagna di vaccinazione anti Covid-19, viaggi nelle varie province dell'Iran mirati a proporre e sostenere soluzioni immediate e durature ai problemi della popolazione e una generale ed efficace politica di rafforzamento delle relazioni con i Paesi limitrofi». Ed ha aggiunto che «la prosecuzione dei negoziati di Vienna per il ritorno di tutti i membri firmatari del Jcpoa ai propri impegni in seno all'accordo ha reso gli iraniani fiduciosi verso la rimozione delle sanzioni oppressive imposte al Paese, cosa che non potrà che migliorare progressivamente le loro condizioni di vita, lavoro e vita sociale».
«La Repubblica islamica dell'Iran è stata istituita con il voto della maggioranza assoluta degli iraniani e tutte le autorità pubbliche iraniane vengono democraticamente elette attraverso un voto popolare, diretto o indiretto. Negli ultimi 43 anni», ha ricordato il diplomatico di Teheran, «si sono svolte 11 elezioni plebiscitarie per il Parlamento e 13 per l'elezione del Presidente della Repubblica in qualità di più alta carica esecutiva dello Stato».
«Le autorità iraniane, tra cui il Presidente della Repubblica e il ministro degli Esteri, hanno sottolineato che se si avrà la certezza che gli Stati Uniti si impegneranno ad attuare il Jcpoa e osservano i loro obblighi, ci sarà la possibilità di avere dei colloqui diretti tra le parti. Se raggiungiamo una fase del processo negoziale in cui è necessario avere un certo livello di colloqui con gli Stati Uniti per raggiungere un buon accordo con solide garanzie, non lo ignoreremò, ha affermato il ministro Amir Abdullahian. Pertanto, tutto dipenderà dall'atteggiamento e dalle posizioni degli Stati Uniti. Naturalmente, la priorità assoluta è la revoca delle sanzioni e la riduzione della pressione sul popolo iraniano, che ha sostenuto costi elevati a causa dell'arroganza e dell'irresponsabilità degli Stati Uniti», ha detto ancora l’ambasciatore dell'Iran. «L'atteggiamento della precedente amministrazione statunitense ha provato a tutti che è difficile fidarsi degli USA. Di conseguenza la richiesta principale dell'Iran in questi negoziati è la verificabilità delle azioni delle parti negoziali, in particolare degli Stati Uniti, nella rimozione delle sanzioni. In altre parole, la revoca delle sanzioni deve essere verificabile. La condotta di Trump ha creato un precedente negativo nelle relazioni internazionali statunitensi e ha comportato costi enormi per molti Paesi del mondo. Pertanto è necessario che gli impegni siano garantiti in modo tale che questo accordo sia rispettato dai futuri governi americani e che non sia messo a repentaglio da un cambio di governo. Questa garanzia è importante sia per l'Iran sia per gli interessi dei partner commerciali dell'Iran, tra cui l'Italia».

Cristoforo Spinella ANSA

Fonte: ANSA
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