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Indo-Mediterraneo: una realtà concreta rispetto la mitologia di CIndia

15-01-2021 13:19 - Opinioni
GD – Venezia, 15 gen. 21 - Per circa 20 anni è stata diffusa l’immagine di un ideale blocco unico tra Cina e India, chiamato CIndia, influenzando così la visione di un rapporto unitario tra due potenze asiatiche, in realtà totalmente e strutturalmente diverse.
Per bilanciare lo strapotere economico di Pechino, che agisce su due fronti, con gli accordi RCEP in Asia (Regional Comprehensive Economic Partnership, il patto di libero scambio tra 10 Paesi asiatici, guidati dalla Cina) e CAI con l’Unione Europea (Comprehensive Agreement on Investment, firmato il 30 novembre 2020, il più grande accordo mai raggiunto dall’UE con una potenza estera), Dehli sembra avere fatto già una scelta decisiva: la proposta di un mercato libero, democratico, senza restrizioni, ricco di manodopera giovane, istruita, formata e dall’inglese fluente.
L’area immaginaria di CIndia si basava sull’atteggiamento tenuto per lunghi anni dall’India, anche con l’adesione alla Organizzazione di Shanghai SCO, di accettazione non solo delle strategie industriali e di potere cinesi, ma anche del crescente accerchiamento messo in atto dalla Repubblica Popolare verso i paesi confinanti con l’India, a partire dal Pakistan, per finire allo Sri Lanka e al Bangladesh.
Così, la mitologia di CIndia è finita nel momento in cui l’India ha ritenuto di dotarsi di una strategia autonoma, diretta a divenire essa stessa una grande potenza asiatica e globale, attraverso decisioni non facili ma determinanti: Il Make in India e la riforma agraria, la scelta di non aderire al RCEP, l’ingresso nel QUAD, una linea completamente differenziata e spesso antitetica rispetto il passato, preparata da tempo da Modi e attuata nel momento più duro della pandemia.
Mentre la Cina continua a rimanere un paese assolutamente autocratico, a partito unico, l’India è oggi in termini numerici la più grande democrazia esistente al mondo, con oltre 750 milioni di votanti e che nel 2025 supererà il potente vicino per numero di abitanti, con un terzo della sua popolazione, quasi 500 milioni di persone, che avrà un’età compresa tra i 15 e i 34 anni. L’economia negli ultimi anni ha avuto una crescita media annua del 7% e l’OCSE stima che, nonostante la contrazione economica del 10% che sarà registrata nel 2020 a causa del Covid-19, già nel 2021 raggiungerà un nuovo +10.2%. Lo stesso studio OCSE stima la crescita Cinese per il 2021 all’8%, e la crescita media dell’ASEAN-10 al 5,4%.
Ma non è soltanto un problema di popolazione o di istituzioni. Il Make in India prevede di trasformare il sub continente in un hub di produzione e servizi diretti verso l’Asia continentale e insulare, con una struttura che punta a produzioni di qualità, contro il tradizionale low cost asiatico, e anche al soddisfacimento dei consumi interni, con una classe media in crescita che ha superato i 200 milioni di unità.
L’intesa siglata tra Modi e Conte a novembre 2020 potrebbe rappresentare il punto di svolta verso una competizione diretta nei confronti della Belt and Road cinese, che coinvolge non solo l’Italia ma, inevitabilmente, l’Europa e il Mediterraneo.
Infatti, proprio il Mediterraneo deve rientrare tra gli obiettivi comuni di UE e India per il prossimo quinquennio, attraverso l’istituzionalizzazione del dialogo di sicurezza marittima e della cooperazione nella regione indo-pacifica, area che influenzerà fortemente gli equilibri geopolitici del prossimo decennio.
I cambiamenti che necessariamente avverranno nei prossimi mesi dimostreranno se India e Unione Europea decideranno di subire le scelte strategiche fatte da altri – Stati Uniti e Cina in particolare, o guidare il cambiamento.
Lo scenario del futuro, dopo gli USA come unica superpotenza economica e dopo un vertice di economia mondiale tripolare (Europa – Cina - USA), vedrà l’India in posizione di riequilibrio nel “factory Asia”, purché prosegua nella posizione di indipendenza, rafforzata da nuove alleanze tra cui certamente quella che coinvolge l’area del Mediterraneo e in cui l’accordo con l’Italia è elemento trainante.

di Prof. Arduino Paniccia
Presidente ASCE, Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia


Fonte: Arduino Paniccia
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