05 Maggio 2024
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IIC Stoccolma: progetto "Monday Stoic" dedicato a Marco Aurelio

29-03-2021 15:18 - Arte, cultura, turismo
GD – Stoccolma, 29 mar. 21 - "Monday Stoic. Tips of wisdom for our present from Marcus Aurelius Diary" è il nome del nuovo progetto promosso dall’Istituto Italiano di Cultura "C. M. Lerici" di Stoccolma, dedicato alla figura di Marco Aurelio, imperatore e filosofo romano.
Da oggi fino al prossimo 14 giugno, ogni lunedì per dodici settimane, sui profili Facebook e Instagram dell’Istituto, sarà proposta una citazione - in lingua italiana e svedese - tratta dai "Colloqui con sé stesso" che Marco Aurelio scrisse tra il 170 e il 180 d.C. nel greco della koinè. L’opera, composta da dodici libri, raccoglie pensieri e riflessioni degli ultimi dodici anni di vita dell’autore, sullo scenario della peste antonina, la prima epidemia che la storia ricordi.
I "Colloqui con sé stesso" sono anche noti come "Ricordi" o "Meditazioni". Il progetto prevede anche un link su cui sarà possibile ascoltare la citazione in lingua originale, il greco, nella playlist Spotify creata dall’Istituto.
Sullo sfondo delle guerre con i Germani, mentre la peste dilagava in tutto l’impero romano, propagata dai soldati dell'esercito di ritorno dalle campagne militari contro i Parti, Marco Aurelio adottò la filosofia stoica come cura dell’anima e i "Ricordi" costitutiscono il suo testamento spirituale. La lezione che ne scaturisce può essere riassunta in quel richiamo alla solidarietà, unica difesa contro le avversità del presente, ma anche nell’invito a guardare dentro sé stessi, per riflettere in maniera critica sulle proprie azioni e i propri pensieri. L’opera è un documento di vita rispetto al quale corre immediata l’analogia con la nostra contemporaneità e le parole di Marco Aurelio rappresentano pensieri antichi per un nuovo presente.
Come testimonia l’enorme numero di copie vendute negli Stati Uniti nel 2020, il volume sembra aver riscoperto oggi una nuova primavera. Questa fortuna è dovuta sicuramente all’efficacia degli insegnamenti contenuti nell’opera, ma anche all’inaspettato parallelismo tra la situazione pandemica attuale e quella narrata nei "Colloqui con sé stesso". La lezione di Marco Aurelio, insieme al suo dovere morale che dà senso al vivere e al sentimento di una armonia dell’uomo con il creato, costituiscono ancora oggi un messaggio universale.
Non a caso, questo libro è stato tra le letture di molti 'grandi' personaggi della storia: tra questi ricordiamo Federico Il Grande, monarca illuminato del XVIII secolo, Francis Hutcheson, John Stuart Mill, Matthew Arnold, Goethe, Giacomo Leopardi (che li definì "filosofia in trono"), Arthur Schopenhauer, Emil Cioran, Lev Tolstoj, Simone Weil, Michel Onfray, Wen Jiabao e anche Bill Clinton. Influenti psicologi hanno guardato al suo pensiero stoico, al principio secondo cui occorre imparare a controllare il pensiero per raggiungere un equilibrio nella vita.
Dal 29 marzo al 14 giugno, ogni lunedì per 12 settimane, l’Istituto proporrà sui suoi profili Facebook e Instagram una citazione – in lingua italiana e svedese – tratta da "Colloqui con sé stesso", mentre attraverso un link sarà possibile ascoltare la citazione in lingua originale, il greco, nella playlist Spotify creata dall’Istituto. L’obiettivo è quello di invitare alla riflessione e alla resilienza, oltre che di suscitare una visione nuova, necessaria a fronteggiare il nostro presente. I testi saranno accompagnati da una breve considerazione volta a incoraggiare la capacità di controllo delle situazioni, secondo una dinamica per cui ciò che accade non è mai direttamente sotto il nostro controllo, mentre lo sono i nostri pensieri e le nostre azioni. Allo stesso modo, la pandemia non è sotto il nostro controllo, ma lo è invece il modo in cui ci comportiamo rispetto ad essa.
Marco Aurelio (Roma 121 d. C. – Vindobona, Vienna 180), figlio di Marco Annio Vero e di Domizia Lucilla, alla morte del padre fu adottato dall'avo paterno Marco Annio Vero, che si occupò della sua educazione. Il giovane Marco Aurelio studiò lettere latine e greche, scienze giuridiche, eloquenza, filosofia e pittura. Attratto specialmente dagli studi filosofici, seguì le dottrine stoiche, e di queste volle praticare tutta l'austerità. Molto apprezzato dall’imperatore Adriano, per volontà di quest’ultimo fu adottato dal suo successore Antonino Pio, insieme a Lucio Vero. Nel 139 fu nominato Cesare, mentre nel 140 e nel 145 fu console. Sposò Faustina, figlia di Antonino Pio, dalla quale ebbe 13 figli, dei quali solamente Commodo sopravvisse. Marco Aurelio successe ad Antonino Pio nel 161 e volle condividere l'impero col fratello di adozione Lucio Vero. Si ebbero così, per la prima volta nella storia dei Cesari, due imperatori sul trono di Roma. L'impero di Marco Aurelio si svolse tra continue difficoltà, guerre e rivolte. Alla morte di Lucio Vero nel 169, Marco Aurelio rimase l’unico imperatore. Nel 177, durante la campagna contro delle tribù germaniche, Marco Aurelio fu vittima della peste, che lo condusse alla morte nel 180 d.C. a Vienna. Oggi, la statua equestre che lo raffigura (copia dell'originale, conservata ai Musei Capitolini) campeggia ancora davanti alla sede del comune di Roma, perno di quel mirabile complesso architettonico che è piazza del Campidoglio.
Marco Aurelio riprende le posizioni stoiche classiche, a partire da Zenone fino ad Epitteto, ponendo l'accento sul senso di impotenza dell'essere umano di fronte alla divinità e al destino e sulla superficialità delle rappresentazioni umane, per cui non conta lo stato effettivo di una situazione, quanto la percezione che abbiamo di essa. Di fronte al non senso del mondo e alle sue realtà caduche, l'unica via possibile per il saggio è il ripiegamento su sé stessi, che dà significato alla propria esistenza individuale: ciò può avvenire solo applicando la filosofia stoica e raggiungendo quindi il dominio sulle passioni. È infatti necessario conoscere sé stessi, rientrare in sé stessi. Solo comprendendoci e amandoci possiamo affrontare con serenità la vita. Questa, infatti, non è una danza: come scrive Marco Aurelio, “L’arte della vita è più simile alla lotta corpo a corpo che alla danza”. In tal senso, l’imperatore filosofo sembra esprimere un forte pessimismo sulla sorte dell'uomo. Secondo il suo pensiero, l’uomo è perennemente posto di fronte alla vita e al destino, ma soprattutto alla sua condizione di mortale. Egli deve accettarla, così come deve accogliere la propria sorte senza combatterla: se le cose accadono, significa che devono accadere. Per questo motivo, tutte le sfide poste dall’esistenza devono essere affrontate con il sorriso e la pace interiore. Solo in questo modo possiamo raggiungere la piena felicità: aderendo tutt’uno con il Cosmo e accettato le esperienze che esso ci riserva. A questo proposito, Marco Aurelio sembra adeguarsi alle ragioni supreme che governano il mondo, in quanto sapiente e filosofo. Unendo le certezze stoiche ai suoi dubbi umani, egli si rifugia nel pensiero, cambiando quello che si può cambiare e accettando il fato, considerando degne di attenzione solo le cose proaretiche, cioè quelle su cui si può influire davvero.
* Il testo greco è tratto da "The meditations of the Emperor Marcus Aurelius, vol. 1”, traduzione e commento a cura di A.S.L. Farquharson (Oxford: Clarendon Press, 1944), mentre il testo svedese è tratto da "Marcus Aurelius. Självbetraktelser", traduzione e introduzione di Mikael Johansson (Bokförlaget Daidalos, 2021).














Fonte: Redazione
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