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IHRA: missione tutelare Memoria tramandando conoscenza dell’Olocausto

21-06-2023 15:47 - Ambasciate
Amb. Luigi Maccotta Amb. Luigi Maccotta
GD - Roma, 21 giu. 23 - Nel panorama politico internazionale e più specificatamente in ambito multilaterale è poco nota, ma sempre più visibile, la IHRA International Holocaust Remembrance Alliance, fondata 25 anni dall’allora primo ministro svedese, Goran Persson, appoggiato da Bill Clinton e da Tony Blair, che affidò allo specialista della Shoah, il venerato professore israeliano Yehuda Bauer, responsabile per le ricerche storiche di Yad Vashem, il compito di darle forma e sostanza.
Yehuda Bauer si è da poco ritirato a 97 anni scendendo dal piedistallo di presidente onorario di quella che si era trasformando da task force, in fondo poco più di una ONG, in una originale e purtroppo molto necessaria istituzione internazionale con il compito centrale di tutelare la Memoria, tramandando una conoscenza esatta di quello che fu l’Olocausto e le responsabilità di tanti Paesi europei, tra cui l’Italia fascista, nella persecuzione degli ebrei, dei rom, dei prigionieri politici e i disabili.
Con il tempo l’IHRA ha ampliato la sua membership che consta ora di 35 Paesi, tutti gli europei più Argentina, Australia, Canada, Israele, Macedonia del Nord, Regno Unito e Svizzera. Ed ha stretto partenariati tra l’altro con la Commissione UE, l’ONU, l’UNESCO, il Consiglio d’Europa e l’OSCE/ODIHR. Anche il suo mandato è andato evolvendo, non più solo studio ed insegnamento della Shoah, ma anche monitoraggio e vigilanza in un’ottica di attenzione a conflitti tra Stati (l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia putiniana) o tensioni interne a Paesi dove vengono perpetrati crimini contro l’umanità, atrocità di massa ed altre persecuzioni che presentano molte delle caratteristiche dei veri e propri genocidi (vedi il caso degli uiguri).
Anche l’antisemitismo, fenomeno purtroppo ancora molto radicato ed attivo nel mondo, virus dalle molteplici varianti e mutazioni, religiose, razziali e pseudo scientifiche, doppio standard morale nelle critiche ad Israele tese a mettere in forse il diritto del popolo ebraico ad autodeterminarsi ed avere uno Stato suo.
L’IHRA ha sede a Berlino e il Governo tedesco dall’anno scorso gli ha riconosciuto le immunità ed i privilegi garantiti alle organizzazioni internazionali pur non essendo propriamente una.
L’Alleanza può contare su un solido bilancio di circa 1,5 milioni di euro all’anno derivanti dai contributi degli Stati membri (quello italiano ammonta a 52.000 euro) e da generose contribuzioni volontarie (segnatamente da USA e Germania, ma anche da Olanda e Canada). Il Segretariato, chiamato permanent office, è composto da 14 unità con a capo una segretaria generale, Kathrin Meyer, in carica dal 2008.
La struttura è piccola, ma dedicata e motivata come lo è in fondo la partecipazione di molti esperti e funzionari. Le presidenze sono a rotazione annuale, l’Italia se ne fatto carico a due riprese, nel 2004 e poi nel 2018.
Una delle particolarità dell’IHRA è quella di combinare competenze politiche con expertise accademiche. In genere il capo delegazione è un funzionario, il più delle volte un diplomatico, ma i membri che le compongono e ne assicurano l’attività ed il funzionamento, cosiddetti esperti, provengono dalle esperienze più diversificate. Essi sono, prendendo a riferimento quella italiana, storici, direttori di musei, archivisti dirigenti del MIBAC, professori universitari, addirittura psicanalisti, giuristi, esponenti dell’Unione delle Comunità Ebraiche (UCEI).
Per il ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale il membro è tradizionalmente il capo ufficio Diritti Umani, al momento l’ottimo ministro Cristina Carenza, in quanto quando l’Italia aderì nel 1999, capo del Governo era Massimo D’Alema, si decise che l’amministrazione di riferimento sarebbe stata l’allora ministero dell’Istruzione e Università e Ricerca in quanto tramandare la Memoria storica della Shoah e combattere l’antisemitismo sono temi che vanno affrontati da subito, a partire dal sistema scolastico, per formare cittadini informati e consapevoli, in grado cioè di sviluppare un pensiero critico, ma anche empatico, tale da sensibilizzarli sugli accadimenti del presente attraverso la riflessione sui fatti del passato, ossia il razzismo, la xenofobia, le discriminazioni, i discorsi d’odio abbondantemente diffusi sul web.
La Shoah è un fatto storico investigabile, studiabile malgrado la sua enormità, opera degli uomini che non ha nulla che vedere con la metafisica. È accaduto nella acculturated Europa, dopo o malgrado Goethe, Thomas Mann, ossia per ammonirci che la cultura da sola non basta per evitare il ripetersi di drammi e crimini come la Shoah.
Uno dei mantra che Yehuda Bauer ha instancabilmente ripetuto in un quarto di secolo di prediche ed esortazioni è proprio quello che non viviamo veramente in un mondo post-olocausto, bensì in un mondo dove potrebbe benissimo accadere di nuovo. È esattamente quello che commentò, interrogato da uno sociologo, il Rebbe Menachem Schneerson, il Lubavitcher leader della Comunità Chabad, il quale disse che non vi erano garanzie che la Shoah non potesse benissimo accadere di nuovo domani.
L’IHRA, pertanto piccola ma grintosa, comunità quasi una famiglia, che coinvolge circa 300 esperti che instancabilmente lavorano e si adoperano per fare luce sul passato più oscuro per costruire un futuro luminoso, all’avanguardia per testimoniare l’Olocausto, evento traumatico dalle cui ceneri è sorto un nuovo assetto internazionale, per combattere l’antisemitismo, che mina le fondamento di un sano funzionamento delle nostre società democratiche sempre più sotto pressione di tendenze illiberali ed autocratiche, merita di essere conosciuta e sostenuta.
Lo fa il Governo italiano, lo faccia la società civile, gli italiane e le italiane tutte.

Amb. Luigi Maccotta
Capo della delegazione italiana all’IHRA


Fonte: Redazione
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