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Forum Economico Eurasiatico aperto da intervento prof. Antonio Fallico

03-11-2023 10:39 - Economia
GD - Samarcanda (Uzbekistan), 3 nov. 23 - I lavori della XVI edizione del Forum Economico Eurasiatico, in corso a Samarcanda, sono stati aperti stamani prof. Antonio Fallico, nella sua veste di presidente dell'Associazione Conoscere Eurasia, che promuove l'evento internazionale.
Questo il suo intervento.
«Oggi Samarcanda sta ritrovando, insieme all'intero Uzbekistan, un ruolo importante non solo nell'ambito dell'Asia centrale, ma anche in quello della Grande Eurasia. Non a caso abbiamo scelto, per il XVI Forum Economico Eurasiatico di Verona, proprio l'Uzbekistan proponendo di discutere un tema che giudichiamo di grandissima attualità: “L'Eurasia in un mondo che cambia: l'agenda della cooperazione”.
Un sentito ringraziamento va, prima di tutto, alle autorità uzbeke e al vicepremier Giamshid Khodgiaev, al nostro partner istituzionale e co-organizzatore, il Ministero degli Investimenti, dell'Industria e del Commercio, e personalmente al Ministro, Laziz Kudratov. Vorrei ringraziare, personalmente, il Vice-Premier della Federazione Russa, Alexei Overciuk, che ci onora con la sua presenza, e Romando Prodi, che si collegherà in video. Infine vorrei profondamente ringraziare il CEO del Gruppo ERIELL, Bakhtior Fazylov.
L'Uzbekistan è stata una scelta logica per quest'ultima edizione del Forum: una terra storica e prestigiosa di relazioni economiche, commerciali e culturali tra Asia e Europa, aperta e tollerante anche nella sua secolare visione dell'Islam, negli ultimi anni è diventata anche un centro propulsore di una saggia politica economica internazionale, che privilegia proprio la diplomazia dell'economia e della cultura in sintonia con la difesa della sua sovranità e degli interessi reali della sua comunità.
Crediamo fortemente nelle potenzialità di questo Paese, sempre più attrattivo per gli imprenditori. Speriamo sinceramente che Forum Economico Eurasiatico - che raduna alcune centinaia di imprenditori, personalità del mondo della politica, cultura, giornalisti, analisti ed esperti, provenienti da circa 40 Paesi - contribuirà al dialogo e alla cooperazione con gli operatori economici e le autorità della Repubblica dell'Uzbekistan.
L'ultima edizione del Forum svoltasi l'anno scorso a Baku, in Azerbaigian, ha segnato un notevole progresso, frutto del lavoro degli anni passati. A Samarcanda, una delle principali città della macroregione Eurasiatica, continueremo a promuovere lo sviluppo di una cooperazione economica, sociale e culturale multilaterale. Al centro di questo è fondamentale porre la persona umana, come fine primario dell'economia.
La Grande Eurasia ha un potenziale enorme, e il compito del Forum è quello di metterlo al servizio di uno sviluppo economico e culturale, creativo e pacifico, superando logiche egemoniche e costruendo ponti per promuovere un dialogo costruttivo tra gli odierni attori dei blocchi geopolitici che predominano sulla scena mondiale.
Con più di 36 milioni di abitanti, un'età media inferiore a 35 anni, la Repubblica dell'Uzbekistan è lo Stato più popoloso dell'Asia Centrale ed è la seconda economia di una Regione giovane e vitale di 77 milioni di abitanti. Il suo prodotto interno lordo nel 2022 (pari a 80 miliardi di dollari, in aumento di circa 10 miliardi sul 2021), è cresciuto del 5,7%, oltre le previsioni. Nel 2023 si stima un PIL in rialzo del 4,5-5%; del 5,6% nel 2024 e 6-6,5% nel 2025. Le prospettive a medio-lungo termine rimangono, quindi, molto positive.
La gestione del debito è stata prudente e le riserve internazionali sono rimaste solide. Le riserve estere lorde sono leggermente cresciute, passando da 35,1 miliardi di dollari nel 2021 a 35,8 miliardi di dollari nel 2022. Secondo le stime dell'Asian Development Bank, dovrebbero aumentare a 37 miliardi di dollari nel 2023 e nel 2024.
Nel 2017 l‘Uzbekistan ha intrapreso un'ambiziosa serie di riforme strutturali per stimolare il settore privato e la creazione di posti di lavoro. In particolare, ha concentrato gli interventi nella riduzione della posizione dominante delle aziende di Stato e nell'apertura alla concorrenza di settori chiave dell'economia, con priorità ai mercati dei fattori e dei servizi di base, per rafforzare il contesto normativo e ridurre gli elevati costi del commercio e del transito.
Il Presidente della Repubblica dell'Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, nel suo discorso al Secondo Forum internazionale per gli investimenti, svoltosi nel maggio di quest'anno a Tashkent, ha affermato che nel 2022 il suo Paese ha “proseguito intensamente le riforme sistemiche per liberalizzare ulteriormente l'economia, aprire un'ampia strada per le imprese e rafforzare lo stato di diritto e le garanzie legali”, creando un sistema fiscale più favorevole, agevolando il commercio estero, riducendo le barriere amministrative e burocratiche, proteggendo i diritti degli imprenditori e degli investitori e diversificando l'economia: in un solo anno sono state create quasi 100 mila imprese, il volume degli investimenti diretti stranieri ha raggiunto i 10 miliardi di dollari (3 volte superiore a quello del 2017), quasi 1 milione di persone sono uscite dalla povertà e il tasso di povertà è sceso al 14% (nel 2017 era del 30%).
Siamo sicuri che il Nuovo Uzbekistan continuerà ad apportare profondi cambiamenti alla sua struttura economica e a migliorare nettamente il clima degli investimenti; e sarà molto attrattivo per gli imprenditori, locali e stranieri.
Constatiamo con fiducia che le relazioni tra la Repubblica dell'Uzbekistan e l'Europa, dopo la visita nel novembre 2022 a Tashkent del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, sono notevolmente migliorate a tutti i livelli. Ciò è stato confermato dal Consiglio di Cooperazione UE-Uzbekistan avvenuto a Lussemburgo il 24 aprile 2023 e durante il Secondo Vertice Unione Europea-Asia Centrale, svoltosi il 2 giugno di quest'anno in Kirghizistan, dove il presidente Mirziyoyev nel suo intervento, a proposito delle relazioni Eu-Uzbekistan, ha affermato: “il nostro commercio con l'Unione Europea è in costante crescita, grazie allo status di beneficiario del Sistema di Preferenze Generalizzate Plus (SPG+) concesso da Bruxelles all'Uzbekistan. Mentre lo scorso anno l'interscambio commerciale è aumentato del 20%, dall'inizio del 2023 stiamo assistendo a una crescita di quasi il 70%”. Confidiamo, perciò, che quanto prima sia firmato ed entri in vigore l'Accordo Rafforzato di Partenariato e Cooperazione (EPCA) tra EU e Uzbekistan, concluso, dopo quasi quattro anni di trattative il 22 luglio del 2022, secondo quanto auspicato il 28 ottobre scorso dal Ministero degli Esteri Uzbeko.
Tuttavia, l'Unione Europea e l'Italia, registrano scambi modesti con l'Uzbekistan, anche se in aumento. Nel ruolo di partner commerciale principale dell'Uzbekistan si alternano Russia e Cina. La prima riga, a fine del 2022, era occupata da Mosca, mentre nei primi 9 mesi dell'anno in corso da Pechino (9,45 miliardi di dollari) con un incremento sullo stesso periodo dell'anno precedente del 36,2%; la Russia è scesa invece di una posizione (7,3 miliardi) con un incremento del 6%. Segue il Kazakistan con 3,22 miliardi, con un decremento dell'1,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In totale l'Uzbekistan nel periodo gennaio-settembre del 2022 ha registrato un interscambio commerciale complessivo di 44,8 miliardi di dollari, con un incremento del 22% sul 2022 (17 miliardi di esportazioni e 27 miliardi di importazioni).
Per quanto riguarda gli investimenti diretti stranieri, negli ultimi anni l'Uzbekistan ne ha attratto cumulativamente, in Eurasia, la quota più importante: 270 trilioni di som (quasi 21 miliardi di dollari) che rappresentano il 23% del totale. Il Paese ha superato il Kazakistan e la Georgia. Il trend degli investimenti stranieri è in crescita. Nel primo trimestre del 2023 il totale è ammontato a 11,9 trilioni di som (equivalente a circa 1 miliardi di euro), il che rappresenta un aumento del 136,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Gli investitori principali sono la Russia e la Cina, che si alternano ai primi due posti con una quota intorno al 20% ciascuno. La quota della Russia nel 2022 era del 20,3%, mentre nel primo trimestre del 2023 è stata del 18,8%; invece quella della Cina l'anno scorso era stata del 16,4% e nel primo trimestre di quest'anno si è attestata al 20,5%. Tra gli altri importanti investitori diretti, ma con quote nettamente minori, spiccano la Turchia e l'Arabia Saudita. Tra i paesi occidentali la Germania è stabilmente attiva (2,7% nel primo trimestre del 2023), seguita dalla Svizzera, Gran Bretagna, USA.
L'Italia chiude la lista dei top-10 dell'Europa con la modesta quota dello 0,5%. Nel 2022 l'Italia è stata, per l'Uzbekistan, il suo secondo partner commerciale europeo dopo la Germania, con un interscambio pari a 535 milioni di euro (+32,7% rispetto ai 404 milioni del 2021), cedendo alla Francia questa posizione nei primi 7 mesi del 2023. Pur rimanendo modesti, ha registrato valori record sia per le esportazioni (428 milioni, +17,5%), che per le importazioni (107,5 milioni, +170%). Nei primi 7 mesi dell'anno in corso gli scambi italo-uzbeki sono cresciuti del 17%. Anche la quota uzbeka nel commercio estero italiano è in netta crescita. L'Italia nel 2022 ha esportato nel Paese centrasiatico principalmente macchine per impieghi speciali (22,1%), strumenti ed apparecchi di misurazione e orologi (13,6%), articoli di abbigliamento (7,7%), macchine di impiego generale (7,4%) e mobili (5,6%), con rilevanti crescite per i beni di consumo e alcuni macchinari. L'Uzbekistan, invece, ha fornito all'Italia metalli di base preziosi e metalli non ferrosi (45%), prodotti tessili (23,1%), prodotti chimici di base e fertilizzanti (14,9%), articoli di abbigliamento (5,3%), filati di fibre tessili (3,75%) e cuoio conciato e lavorato (3,7%).
Tra i nostri due Paesi, soprattutto dopo la recente visita del presidente Mirziyoev a Roma e a Milano, durante la quale è stata firmata l'8 giugno a Roma la Dichiarazione congiunta sullo stabilimento delle relazioni di partenariato strategico, vi sono importanti opportunità di interscambio commerciale, partenariato industriale e di investimento, in particolare nei settori degli impianti e dei macchinari utilizzati nel settore tessile, agroalimentare e metalmeccanico, oltre che in quelli dell'industria degli idrocarburi e del sistema della loro distribuzione a livello nazionale, delle infrastrutture e dei trasporti, della tecnologia industriale e agroindustriale.
La XVI edizione del Forum Economico Eurasiatico fornisce un'occasione per allacciare nuovi contatti tra gli imprenditori e rilanciare la cooperazione in vari settori economici. Per questo nell'ambito del nostro Forum vengono organizzati incontri B2B, ma anche iniziative per promuovere il Made in Italy e diversi appuntamenti culturali, tra cui: un concerto omaggio al Festival di Sanremo; il Film Festival dedicato al nuovo cinema italiano, realizzato dall'Associazione New Italian Cinema Event (N.I.C.E) e la “Mostra di ceramica Samarcanda-Firenze. Tradizioni che uniscono”.
Un anno fa con molti di voi ci eravamo incontrati a Baku. Da quei giorni sembra passata un'eternità, tanti e tali sono stati gli avvenimenti che si sono susseguiti in modo vertiginoso, disorientando la nostra memoria. Anche allora eravamo non poco turbati nello sforzo di capire dove andavano il mondo e l'economia. Oggi le cose non sono diventate più limpide. Menzionerei, senza entrare in merito, solo la recente tragedia esplosa in Medio Oriente, la quale, pur covando e serpeggiando da oltre 75 anni, tuttavia sembra di aver colto quasi tutti di sorpresa. Forse possiamo affermare che è aumentata solo la prevedibilità dell'imprevedibilità.
Tuttavia, è evidente che ci troviamo in mezzo al guado, nel corso di una transizione epocale verso una nuova governance mondiale, economica e politica: stiamo vivendo un passaggio, contorto, contraddittorio e ancora lungo, ma ineluttabile, verso un mondo plurale e multipolare.
In questo contesto il mondo dell'imprenditoria deve prevedere e possibilmente essere proattivo nell'inserirsi nello sviluppo della nuova economia durante e dopo la maturazione di questo processo. Al tempo stesso si deve capire nel breve periodo in che direzione va l'economia. Gli imprenditori devono decidere adesso cosa fare, come orientarsi in questo mondo in movimento, che appare caotico.
Ritengo che prossimamente i mercati internazionali saranno caratterizzati soprattutto dalla regionalizzazione dell'economia e la frammentazione degli scambi, con cui probabilmente andrà a braccetto una residua globalizzazione.
Per illustrare il concetto di “ci sarà un po' di tutto nell'economia futura” prendiamo un problema di cui si parla tanto negli ultimi mesi: il ruolo del dollaro. Alcuni Paesi, oggetto delle discriminazioni sanzionatorie americane, addebitano agli Stati Uniti il fatto di utilizzare la propria moneta nazionale come un'arma geoeconomica, privandola della sua sicurezza e affidabilità di cui godeva prima.
Molti economisti ritengono che la politica commerciale protezionistica America First, iniziata effettivamente dopo la grande crisi economica e finanziaria del 2008 da Obama, tradotta nella cosiddetta strategia friendly shoring, cioè nel commerciare soltanto con i Paesi amici, limitando al massimo o annullando gli scambi con i Paesi considerati nemici, è ormai insostenibile. Non risolve, infatti, né il debito degli Stati Uniti, né il fatto che alcuni Paesi, come la Cina, detengono uno stock considerevole di debito americano, che potrebbero scambiare con attivi importanti di aziende statunitensi.
Ma questo vuole dire che il mondo rifiuterà di usare il dollaro? Certamente, no. Il dollaro era, è e rimarrà per molto tempo il mezzo principale dei pagamenti internazionali, anche se la sua quota continuerà a diminuire. Probabilmente assisteremo ad un'accelerazione della tempistica di questa tendenza. Allo stesso tempo dubito che questa tendenza ci condurrà ad una drastica crescita della domanda di un mezzo di pagamento internazionale alternativo, concretamente dello yuan o di una ipotetica valuta del BRICS. È più probabile che si vada verso lo sviluppo di diverse forme e meccanismi di pagamento: un uso diversificato di valute, di metodi e sistemi di pagamento confortevoli e sicuri, tra i quali il dollaro ancora rimarrà leader. L'equilibrio dinamico suppone che il punto di bilanciamento esista, ma non sia statico, bensì in movimento.
Dinanzi ad alcune decisioni politiche di alcuni Paesi occidentali, che oggettivamente sono state negative per le loro economie e distruttive per le loro aziende, molti economisti formulano un'altra domanda: sono l'economia e gli interessi economici a influire sulla politica, oppure è la politica che detta il corso degli eventi?
Le misure inserite nei numerosi e inefficaci pacchetti sanzionatori sono dettate dagli interessi economici di Paesi egemoni e protagonisti dell'economia e della politica mondiale, sia per indebolire e prostrare le economie dei Paesi geopoliticamente avversari, sia per stroncare la concorrenza commerciale degli stessi loro Paesi alleati, subordinandone e asservendo le economie e gli interessi nazionali alla loro convenienza economica e politica. Questa è una logica economica distruttiva, spesso giustificata ideologicamente e politicamente da nobili ragioni sociali e umanitarie.
Malgrado ciò, gli imprenditori devono reagire con grande responsabilità umana, professionale e sociale. Nel contesto che tende a un mondo economico multipolare e globalmente interconnesso, il ruolo della diplomazia economica diventa importantissimo, ha il diritto e il dovere di far prevalere, spezzando le catene degli egoismi nazionali e degli schieramenti geopolitici e ideologici avversari a livello internazionale, le ragioni di una crescita economica solidale, inclusiva e fondata sugli interessi genuini della comunità umana, evitando di generare inaccettabili diseguaglianze sociali e costituendo, invece, un fattore di equilibrio e stabilizzazione a livello globale.
La diplomazia economica deve essere trasversale, ambiziosa e coraggiosa, deve costruire ponti per favorire il dialogo tra blocchi geopolitici antagonisti e tra Stati di diverso orientamento politico, sociale ed economico, in nome di una crescita economica quale bene pubblico della comunità internazionale.
La cultura deve essere valorizzata come strumento di crescita socio-economico, dunque strumento di Prosperità. Anch'essa, essendo un bene pubblico globale, travalica le contingenze e i conflitti geopolitici e geoeconomici, trasformando gli individui-consumatori in persone responsabili e attive socialmente, nonché in costruttori di pace e di benessere per tutta la comunità internazionale.
A tal riguardo, Samarcanda costituisce un esempio luminoso, sia come città bimillenaria con una ricca storia politica, economica e culturale, caratterizzata da una grande tolleranza e apertura, sia per il suo ruolo che oggi ricopre nel Nuovo Uzbekistan, membro delle Nazioni Unite, dell'OSCE, del Fondo Monetario Internazionale, della Shangai Cooperation Organization, della Comunità degli Stati Indipendenti, dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica e Paese Osservatore, insieme con il Tagikistan, dell'Unione Economica Eurasiatica.
Paese geloso della sua sicurezza, sovranità, indipendenza e neutralità, ma, al tempo stesso, aperto alla cooperazione politica, economica, commerciale e culturale con tutti i Paesi senza alcuna discriminazione, superando ogni barriera geopolitica e ideologica.
Confido nel fatto che il Forum Economico Eurasiatico a Samarcanda riuscirà a contribuire ad una migliore comprensione dei processi economici in corso e a stabilire nuovi contatti, generare nuovi progetti e affari per il bene di tutti. Lo ha fatto negli anni scorsi, lo farà anche adesso», ha concluso Fallico.


Fonte: Redazione
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