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Festival Diplomazia: il contributo dell'Accademia del Cerimoniale

25-10-2022 11:08 - Ambasciate
Sandro Gori, presidente dell'Accademia del Cerimoniale Sandro Gori, presidente dell'Accademia del Cerimoniale
Massimo Sgrelli, direttore scientifico dell'Accademia del Cerimoniale Massimo Sgrelli, direttore scientifico dell'Accademia del Cerimoniale
GD – Roma, 25 ott. 22 - Lo stretto e consolidato legame che unisce la diplomazia al cerimoniale, al protocollo di Stato, non poteva non essere presente, come in passato, anche alla XIII edizione del Festival della Diplomazia. Il cerimoniale è quel corpo di principi che rende oggettive e armoniche le relazioni tra individui e tra organi, soprattutto istituzionali, tali da diventare norma, con lo scopo di eliminare i contrasti relazionali e formale comune e idoneo a facilitare i rapporti intersoggettivi sia in ambito pubblico che mercantile. Le regole che si sviluppano nel cerimoniale, infatti, servono a formare quel linguaggio e quel codice comportamentale omogeneo e comune, idoneo a comunicare correttamente il pensiero e l'atteggiamento dell'attore.
Il cerimoniale, insomma, facilita le relazioni rendendole intellegibili da ambo le parti, ovviamente questo tipo di comportamento lo si può trovare solo in un contesto culturale omogeneo. Erroneamente, si ritiene che le regole del cerimoniale possano trovare la loro attuazione solo nelle cerimonie ufficiali: al contrario, esse regolano molti altri aspetti formali anche nelle relazioni private.
Nel contesto articolato del XIII Festival della Diplomazia si inserisce così il contributo e l'esperienza forniti dall'Accademia del Cerimoniale Protocol Academy di Roma, presieduta da Sandro Gori, che per molti anni è stato a capo del cerimoniale della Presidenza della Repubblica, e che ha come direttore scientifico Massimo Sgrelli, per quasi un ventennio capo del cerimoniale della Presidenza del Consiglio, e tornato in auge in questi giorni di passaggio delle consegne al vertice del Governo essendo stato l'inventore della Cerimonia della Campanella. In particolare, sette accademici hanno fornito il loro contributo video per interventi messi in onda nei quattro canali tv digitali del Festival della Diplomazia.
Ad aprire i contributi è stata Patrizia Sposato, già alto dirigente della Polizia di Stato. Nella sua della carriera ho prestato servizio anche all'Ispettorato di Pubblica Sicurezza di palazzo Montecitorio e si è occupata della sicurezza dei presidenti della Camera dei Deputati. Ha posto in evidenza l'accorta attività preventiva da svolgere per la sicurezza degli eventi, che si concretizza nel verificare la sicurezza del luogo dove si svolgerà l'evento, nel prepararsi ad intervenire in caso di criticità e nell'approntare adeguate misure di protezione a tutela delle persone, d'intesa con le Forze dell'Ordine. Insomma, un settore rilevante ma spesso sottovalutato e che richiede notevole competenza e sensibilità professionale.
Altro interessante apporto è stato quello dell'accademico Antonio Galli che, dopo sette anni trascorsi al Ministero dell'Economia fra dossier di politica internazionale, è stato per vent'anni in prima linea nel cerimoniale del Quirinale. Il suo intervento al Festival della Diplomazia 2022 si è intitolato "La cerimonia per lo scambio degli auguri natalizi al palazzo del Quirinale con il Corpo diplomatico", un tema in netta sintonia con la manifestazione. Galli, in particolare, ha posto in evidenza l'importanza dell'appuntamento fra gli impegni annuali più rilevanti nell'agenda del Presidente della Repubblica, sottolineando il ruolo che gli ambasciatori rivestono nelle moderne democrazie. Non ha poi mancato di rilevare le modifiche protocollari apportate nel settennato del presidente Carlo Azeglio Ciampi quando, ad esempio, si è optato per il modello anglosassone nella presentazione dei singoli ambasciatori al Presidente, rispetto al precedente schema in vigore che vedeva ogni singolo rappresentante diplomatico recarsi dal Capo dello Stato per salutarlo.
Un'eco di esperienze e conoscenze dal Quirinale lo ha portato anche Michele D'Andrea, storico araldista, con un passato nella dirigenza del Cerimoniale del Quirinale, e che ora si occupa in modo efficace, dinamico e innovativo di comunicazione istituzionale e formazione; ha scritto tra l'altro anche “Vestire gli Onori”. D'Andrea ha sottolineato, pure con il supporto di efficaci immagini, che l'etichetta, che non è sinonimo di cerimoniale, indica quella serie di regole – di fonte scritta od orale – che distinguono e differenziano il gruppo che ne è a conoscenza o che ne fa uso da altri gruppi sociali che tali regole ignorano o che seguono comportamenti difformi. Frequentare un ambiente sociale che prevede occasioni di elevata formalità significa, pertanto, conoscerne i codici dell'abbigliamento, della postura, del gesto, del linguaggio, della posizione e della distanza, delle forme implicite di riconoscimento della gerarchia, della corrispondenza. Perché la vita di relazione è spietata: l'inclusione e l'esclusione sociale passano anche da questo.
Uno spaccato sullo stretto delicato legame che intercorre tra cerimoniale e mass media è stato fornito da Dario de Marchi, giornalista professionista, che è stato tra l'altro portavoce e capo ufficio stampa di una decina di ministri. Nel suo intervento al XIII Festival della Diplomazia ha infatti posto in evidenza come i giornalisti, per il loro ruolo comunicativo, non possono essere trattati con gli stessi criteri e attenzioni riservati agli altri invitati. C'è una sorta di “cerimoniale parallelo” per la stampa, necessario per sostenere e agevolare la loro attività professionale durante un evento per una efficace gestione della comunicazione e per massimizzare la propagazione all'esterno delle caratteristiche dell'evento di cerimoniale. Un'attenzione e cura che entrano fin dall'inizio nell'organizzazione di una cerimonia e che richiedono un'accorta regia e un'accurata preparazione informativa, ma anche logistica, tecnica e operativa.
Uno squarcio sulla forte connessione tra diplomazia e cerimoniale lo ha aperto l'amb. Giovanni Veltroni, diplomatico di carriera, che ha ricoperto importanti incarichi di responsabilità sia in Italia che all'estero ed è membro del Collegio degli Addetti di Anticamera Pontifici dal 1999. Ha ripercorso per sommi capi i temi della diplomazia: comunicazione, forma e cerimoniale, integrandoli con considerazioni su un aspetto di assoluta importanza: il valore aggiunto della cortesia nelle relazioni internazionali. La cortesia, infatti, è non solo una questione di buona educazione, ma è il fine che ogni buon diplomatico dovrebbe prefissarsi se vuol sperare nel successo della sua azione. Di tutte le ragioni che hanno originato le regole del Cerimoniale, ha in particolare posto l'accento su quelle etico-morali riferendosi in definitiva al valore morale della cortesia che, per un diplomatico che si rispetti, è il primo per importanza. Le regole che disciplinano il galateo e il cerimoniale sono innanzitutto manifestazioni di rispetto per il prossimo, regole tese cioè a non offenderne la sensibilità e le aspettative. Occorrono secoli per creare un ordine civile basato sul rispetto del prossimo e su un intreccio di buone relazioni tra singoli e tra Stati. Bastano pochi mesi o poche settimane di disattenzione di tali regole per distruggere quest'ordine.
Liliana Terranova Bernabei ha maturato la sua trentennale esperienza nel cerimoniale operando in aziende governative nel settore delle relazioni istituzionali europee. Nel suo intervento al Festival della Diplomazia si è soffermata sui temi del savoir faire, dello stile di comportamento e di abbigliamento per essere sempre appropriati, educati ed eleganti. Le origini del dress code si fanno risalire in Europa al VII secolo: nobiltà e reali europei seguivano regole di abbigliamento per differenziarsi dalle classi più povere. La maniera di abbigliarsi ha sempre definito la classe sociale, la professione o il gruppo di appartenenza di ogni specifica persona. Il codice d'abbigliamento è un insieme di regole che indicano la corretta scelta di come vestirsi per partecipare ad un determinato evento od occasione. Tale codice può essere esplicito, cioè quando è indicato su un invito, o implicito, ovvero dettato dal contesto. L'usanza di esplicitare nell'invito il dress code richiesto all'evento deriva dai Paesi anglosassoni, tradizionalmente caratterizzati da un approccio pragmatico. In seguito si è andato diffondendo divenendo un elemento importante nel complesso delle regole legate al cerimoniale. Precisare come ci si deve presentare a un evento è un elemento di comfort per gli ospiti che sapranno fin da subito qual è il look richiesto per l'occasione. Quando si riceve un invito in cui è indicato il dress code questo deve essere assolutamente rispettato. Le regole del dress code sono sempre riferite all'uomo; le signore si vestiranno di conseguenza. Questi i principali dress code utilizzati negli inviti: White Tie; Black Tie; Morning Coat o Tight; Abito Scuro; Cocktail Attire; Casual.
Altro intervento di rilievo al XIII Festival della Diplomazia è stato quello di Giovanni Vitaloni, ammiraglio di squadra, che ha ricoperto incarichi di alta responsabilità in ambito nazionale e internazionale, tra cui la Rappresentanza italiana all'ONU; ha maturato la sua esperienza di cerimoniale nel Gabinetto del ministro della Difesa con sette diversi ministri e presso lo Stato Maggiore della Marina. Seguendo lo sviluppo dell'attività politica di questi ultimi giorni per la nascita del nuovo Governo, l'amm. Vitaloni ha sottolineato che sia all'esterno che all'interno di gruppi politici, di Comuni o di amministrazioni pubbliche e private le posizioni delle bandiere spesso non sono poste in modo corretto. In particolare la bandiera nazionale è collocata in secondo piano rispetto alla bandiera simbolo del partito o dell'amministrazione rappresentata. Con l'aiuto di sei slide, ha illustrato lo stendardo della Presidenza della Repubblica ed in particolare cosa rappresentano i suoi colori e i simboli interni all'emblema. Poi ha fatto esempi di posizioni corrette delle bandiere.

Fonte: Redazione
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