05 Maggio 2024
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Economia e Geopolitica dell’Oceano Indiano, terzo spazio marittimo

04-04-2024 13:57 - Opinioni
GD - Roma, 4 apr. 24 - Il terzo spazio marittimo più esteso del pianeta, l'Oceano Indiano, svolge un ruolo fondamentale nel panorama del commercio marittimo mondiale. Sulle rotte più trafficate, si trovano i cosiddetti choke points, o colli di bottiglia, che rappresentano punti fondamentali e critici per il transito delle merci. Ad ovest, lo stretto di Bab el Mandeb funge da passaggio obbligato verso il Canale di Suez ed il collegamento con la rotta mediterranea, costituendo un nodo cruciale per il commercio internazionale. Ad est, gli stretti di Malacca, di Singapore e della Sonda rappresentano una fondamentale intersezione che collega l'Oceano Indiano con le rotte commerciali dell'Asia orientale. A sud, il Canale di Mozambico offre accesso agli spazi atlantici, facilitando il collegamento con il Capo di Buona Speranza.
Per lungo tempo, a causa della varietà dei Paesi costieri che si distribuiscono su tre continenti distinti, la IOR Regione dell’Oceano Indiano ha attirato l’attenzione internazionale per questioni legate alla gestione delle linee di comunicazioni marittime, definite SLOCS, alla sicurezza marittima, alla tutela dell’ambiente ed, infine, alla gestione dei choke points. Infatti, fin dal secolo scorso, l’Oceano Indiano è stato teatro di scontri e di operazioni militari, come ad esempio la guerra indo-pakistana degli anni ’70 e gli sforzi tuttora in corso per contrastare la persistente minaccia della pirateria. Un ultimo fattore di tensione nell’area è rappresentato dalla presenza di programmi di arricchimento di uranio e dalla possibilità di sviluppare armi nucleari.
Il Pakistan, l’India, l’Iran, l’Arabia Saudita ed il Sudafrica possiedono interessi rilevanti nella regione oltre alla capacità tecnica di poter generare un arsenale nucleare. A causa dei rapporti di rivalità e dei conflitti storici tra i Paesi, la possibile presenza di armi nucleari può innescare la corsa agli armamenti ed aumentare la tensione nell’area.
Come anticipato precedentemente, diversi attori giocano un ruolo di rilievo nella regione dell’Oceano Indiano. Tra gli altri, l'India emerge come la potenza regionale preponderante, vantando la più grande forza navale della regione. Con la sua economia in espansione, l'India ha un crescente bisogno di controllare i transiti marittimi per garantire il flusso regolare delle sue importazioni ed esportazioni.
Al contrario, il suo storico rivale, il Pakistan, con il suo status di potenza nucleare, ha stretti legami con la Cina, con cui ha sviluppato il CPEC China Pakistan Economic Corridor, un ambizioso piano commerciale che mira a collegare l'Oceano Indiano alla Cina occidentale, rafforzando ulteriormente il suo ruolo nella regione.
L'Australia rappresenta un altro attore rilevante, con un'economia avanzata e una forte dipendenza dalle rotte marittime. Il controllo di tali vie è cruciale per il Paese, che esporta una vasta gamma di risorse naturali, tra cui carbone, bauxite, diamanti, uranio e oro.
L'Iran e l'Arabia Saudita sono entrambi grandi esportatori di idrocarburi e, a causa delle loro tensioni storiche, spesso rappresentano le micce che innescano le crisi nella regione, in modo diretto o indiretto.
Infine, nella parte sud-occidentale, il Sudafrica emerge come un attore politico. Oltre a rappresentare il Paese più influente dell'Africa sub-sahariana, il Sudafrica è anche notevolmente avanzato rispetto agli altri stati della regione, con ampie risorse nel sottosuolo.
L'approccio dell'economia blu mira a promuovere il benessere umano, l'equità sociale e la sostenibilità per gli Stati costieri, enfatizzando lo sviluppo di un'economia basata sull'oceano e le sue risorse. Queste includono la pesca, la navigazione, il trasporto marittimo, il turismo costiero, l'energia marina e i prodotti derivati dal mare. Secondo il rapporto del WWF intitolato "Reviving The Western Indian Ocean Economy", l'Oceano Indiano occidentale registra un prodotto marino lordo annuale di circa 20,8 miliardi di dollari, di cui il turismo costiero e balneare rappresenta il 70%. Nel 2020, secondo la FAO, la pesca marittima nell'Oceano Indiano ha contribuito al 15% del pescato mondiale, con India, Bangladesh, Myanmar, Indonesia, Tanzania, Egitto, Iran, Kenya e Mozambico tra i principali produttori di pesce al mondo.
Infatti, l'industria della pesca nell'Oceano Indiano ha un impatto significativo sull'attività economica, come è il caso dell’Indonesia, dove la pesca e l'acquacoltura forniscono lavoro a quasi 6 milioni di persone, superando l'industria tessile e dell’abbigliamento.
La IOR è soggetta alla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) che permette di regolare la contesa tra gli Stati rivieraschi sulla suddivisione delle ZEE Zone Economiche Esclusive nell’oceano. Le ZEE si estendono per 200 miglia nautiche dalla costa, conferendo dei diritti esclusivi sull’esplorazione e sfruttamento delle risorse naturali presenti e facilitando la gestione del trasporto navale lungo le grandi rotte marittime. Queste ultime sono fondamentali per l’economia della regione in quanto influenzano le agende nazionali dei singoli Paesi e la loro crescita economica.
L'estrazione mineraria in acque profonde è stata inserita tra le priorità dell'economia blu, poiché l'Oceano Indiano ospita fonti idrotermali ricche di depositi minerali, tra cui rame, cobalto, nichel, zinco, oro e terre rare. Nel 2022, la IORA e l'Autorità Internazionale dei Fondali Marini ISA delle Nazioni Unite hanno siglato un memorandum d'intesa per collaborare allo sviluppo sostenibile dell'estrazione dei minerali dai fondali marini nella regione.
Nel 2021, l'India è stata il primo Paese a dare il via all'esplorazione dei fondali marini attraverso la Deep Ocean Mission, stipulando contratti per l'attività mineraria con Cina, Germania e Corea del Sud.
Tuttavia, il cambiamento climatico minaccia la stabilità dell’intera regione IOR, mettendo a repentaglio la salute umana e influendo sull’economia blu dell’Oceano Indiano. A causa delle conseguenze di tempeste tropicali, inondazioni, periodi di siccità e di canicola che si sono verificati negli ultimi anni, si prevede che la temperatura dell’oceano possa elevarsi inducendo un calo della pesca e danneggiando, di conseguenza, l’economia delle nazioni dipendenti dal settore come l’India, l’Indonesia, il Madagascar, il Mozambico, il Pakistan, lo Sri Lanka, la Tanzania e la Thailandia. Il cambiamento climatico minaccia, inoltre, la salute della popolazione in crescita a causa di calamità naturali e di periodi di lunga siccità o caldo estremo.

A cura di Federica Luise
Caporedattrice dell’area Economia e Innovazione
Mondo Internazionale Post


Fonte: Federica Luise
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