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Console onorario oppure onorifico? e poi c'è necessità di coesione

14-12-2021 10:55 - Opinioni
GD – Livorno, 14 dic. 21 - Console onorario: quante volte nel corso della vita sarà capitato a parecchie persone di imbattersi in questa figura, per sentito dire oppure per una necessità burocratica, senza tuttavia addentrarsi nel suo complesso ed eterogeneo significato. Console onorario come figura e con funzione “diplomatica”, di persona quindi che agisce nella diplomazia, ma soprattutto, con diplomazia.
Purtroppo però, ancora oggi, la diplomazia onoraria viene spesso classificata come una diplomazia di serie B. Vuoi per il fuorviante aggettivo “onorario”, vuoi per la nazionalità di origine del Console onorario, generalmente cittadino autoctono e, dunque, non considerato a tutti gli effetti un agente diplomatico di un Paese straniero, vuoi (absit reverentia vero) per un ruolo che, stando alle cronache giudiziarie, alcune volte è stato speso più per opache e personalistiche finalità piuttosto che per la funzione diplomatica medesima.
Sebbene le funzioni consolari trovino loro pieno e indistinto assolvimento sia nei Consolati di prima categoria che in quelli di seconda, cioè onorari, nell’opinione pubblica la peculiarità di stazionare nella propria sede elettiva dei Consoli onorari (consules electi) viene subordinata alla missione diplomatica intesa in senso stretto, ovvero limitata nel tempo (consules missi), non offrendo il giusto approfondimento alle potenzialità del ruolo diplomatico onorario e alle prospettive di sviluppare sinergie e progetti che possano invece protrarsi nel tempo.
Dando uno sguardo ai numeri si può osservare come negli ultimi anni le migrazioni dei popoli stiano gradualmente aumentando, con l’ovvia conseguenza che l’erogazione dei servizi consolari verso i cittadini stranieri risulti sempre più impegnativa e numericamente importante.
Per affrontare nuove sfide globali, verso le quali tutti insieme stiamo andando ineluttabilmente incontro, il Console onorario può di fatto rivestire un ruolo cruciale nella connessione tra i popoli.
Allo stesso tempo è doveroso altresì constatare come attualmente la figura del Console onorario tenda a soffrire di due gravi criticità: un generalizzato “anonimato istituzionale”, e una sostanziale necessità di formazione e/o aggiornamento (non tanto in relazione al proprio Paese, di cui generalmente è buon conoscitore, e soprattutto affiancato nel suo servizio dalla propria ambasciata, quanto invece verso le molteplici problematiche con cui deve quotidianamente misurarsi).
Relativamente a quest’ultimo aspetto (di cui già abbiamo parlato in un precedente articolo) si è concretizzata l’esigenza di sviluppare una sorta di empowerment del Console onorario approntando un percorso formativo alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa volto a sprigionare il potenziale personale e professionale di ogni singolo Console onorario per raggiungere importanti obiettivi per lo Stato che egli rappresenta. Mentre sull’anonimato istituzionale, effettivamente, vi è ancora molto da fare.
Nonostante la circolare del 17 febbraio 2016 dell’allora Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica indirizzata ai sindaci, i Consoli onorari s‘imbattono ancora oggi in talune criticità nell’adempimento delle loro funzioni consolari, sia di rappresentanza che talvolta di funzione.
Un classico caso, simbolico e istituzionale allo stesso tempo, attiene per esempio alla mobilità del Console onorario a livello comunale: in alcuni Comuni la sua circolazione è libera, mentre in altri è vincolata alle zone ZTL; così come in alcuni Comuni è concesso lo stallo di cortesia, mentre in altri no: insomma, un vero e proprio caos!
Altro esempio paradigmatico: la latente comunicazione dei provvedimenti di restrizione della libertà personale di cittadini stranieri. L’art. 36 comma 1, lett. b) della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari (1963) prevede che, nel caso di arresto di un cittadino straniero, l’Autorità dello Stato ove sia avvenuto l’arresto debba informare “senza indugio” l’Autorità consolare dello Stato di cittadinanza della persona privata della libertà personale. Ma nella realtà dei fatti, ciò avviene soltanto sporadicamente.
L’osservanza del predetto adempimento era stata peraltro raccomandata con una specifica circolare del 22 marzo 2010 del Direttore Generale della Giustizia penale, ma a tutt’oggi sono molti i Consolati onorari che non ricevono alcuna comunicazione in merito allo stato di detenzione dei propri cittadini.
Pertanto, a differenza del Corpo Diplomatico che è investito evidentemente di tutt’altre dinamiche istituzionali, si palesa per i Consoli onorari una prioritaria necessità di coesione, che già a livello locale s’identifica con i Corpi Consolari, disseminati sul territorio nazionale su base comunale oppure regionale, al fine di dare vigore agli obiettivi comuni di questa categoria, troppe volte inverosimilmente tacciata di inerzia e di autoreferenzialità.

Andrea Ermini
Corpo Consolare di Livorno


Fonte: Andrea Ermini
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