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Caso amb. Vattani: Viceministro Sereni respinge richiesta destituzione

19-06-2021 14:24 - Ambasciate
Amb. Mario Vattani Amb. Mario Vattani
GD – Roma, 19 giu. 21 – Il Governo ha respinto in Parlamento la richiesta di alcuni parlamentari di sinistra della destituzione dell'amb. Mario Vattani, recentemente designato dal Consiglio dei Ministri rappresentante diplomatico italiano a Singapore. A sgomberare il campo da pretese politiche è stata Marina Sereni, vice ministro degli Affari Esteri, in aula alla Camera dei Deputati, rilevando che «rinunciare ad una rigorosa tutela e applicazione delle regole e dello stato di diritto sarebbe un errore, rappresenterebbe un tradimento di quegli stessi valori». Il motivo dell'istanza parlamentare e di diverse proteste erano stati i trascorsi giovanili politici (ed anche musicali) nell'area della destra di Vattani, discendente da una autorevole e stimata famiglia di diplomatici.
Di seguito lo stenografico dell'intervento del Viceministro Sereni in aula della Camera.
«Nel rispondere, menzionerò alcuni aspetti oggettivi - i termini del procedimento disciplinare, le qualifiche professionali del funzionario - e un criterio generale (il rispetto delle regole) sulla base dei quali il Consiglio dei Ministri ha deciso la nomina del Ministro plenipotenziario Mario Andrea Vattani quale ambasciatore a Singapore.
Comincio dagli aspetti giuridici. A seguito della deprecabile vicenda che lo vide protagonista nel 2011, il ministro plenipotenziario Mario Andrea Vattani venne sottoposto a procedimento disciplinare nel 2012. Il procedimento si concluse con la sospensione dal servizio per 4 mesi, secondo quanto previsto dall'articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957 (lo Statuto per gli impiegati civili dello Stato), e con il richiamo da Osaka, in Giappone, dove era console generale. La sanzione fu adottata dopo un attento esame dei fatti, nel rispetto della normativa e dell'inderogabile principio di proporzionalità. Su queste basi, le responsabilità del ministro Vattani non integravano ipotesi di sanzioni espulsive, consentendo quindi la prosecuzione del rapporto di servizio. Nel marzo 2019, il ricorso al TAR promosso dal ministro Vattani contro la sanzione disciplinare è stato dichiarato decaduto, o “perento” per usare il termine più propriamente giuridico, poiché il funzionario ha desistito dal perseguirlo.
Per quanto riguarda, invece, la sentenza sul provvedimento di richiamo, sulla scorta del parere favorevole dell'Avvocatura Generale dello Stato, il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha rinunciato all'appello, considerando congrua la proposta transattiva dei legali della controparte: la doppia rinuncia alle spese di lite e a far valere i diritti risarcitori conseguenti alla pronuncia del TAR. Dopo aver scontato la sanzione disciplinare, il ministro plenipotenziario Vattani è rientrato alla Farnesina dove ha, sin da allora, ricoperto l'incarico di “Coordinatore per i rapporti tra l'Unione Europea e i Paesi dell'Asia Pacifico sia sul piano bilaterale che multilaterale” alla Direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali.
In questi anni il funzionario diplomatico ha prestato un servizio valutato di eccellente qualità e oggetto di apprezzamento da parte dei suoi superiori e degli interlocutori istituzionali, come ampiamente documentato.
Il suo comportamento non ha dato adito ad ulteriori rilievi. Occorre inoltre ricordare che il ministro Vattani è uno dei funzionari diplomatici più preparati sulle tematiche dell'Estremo Oriente in ragione della sua formazione professionale e delle specifiche esperienze di carriera.
La sua nomina da parte del Consiglio dei Ministri ad ambasciatore a Singapore si basa dunque sulla valutazione di questi aspetti oggettivi. Fin qui appunto i fatti. Vengo ora ad una considerazione più generale. Comprendo naturalmente la sensibilità che anima gli interroganti. Sentiamo forte il fermo ancoraggio dell'Italia ai valori di democrazia, libertà e antifascismo ma sono propri i valori posti a fondamento della Repubblica, in particolare quello stato di diritto che la barbarie fascista aveva calpestato, a ricordarci che la tutela dell'interesse pubblico è assicurata dal rispetto della legge e il rispetto della legge, in questo caso specifico, è rappresentato appunto da una sanzione debitamente scontata e da un incarico conferito sulla base dell'impegno dimostrato e della preparazione professionale. Rinunciare ad una rigorosa tutela e applicazione delle regole e dello stato di diritto sarebbe un errore, rappresenterebbe un tradimento di quegli stessi valori. Non lo abbiamo mai fatto nemmeno negli anni più difficili e bui della nostra storia repubblicana. Gli ambasciatori vengono nominati dal Consiglio dei Ministri nella sua collegialità. L'alto ruolo istituzionale che ricoprono impone loro una stretta aderenza ai valori della nostra Costituzione: è ad essi che gli ambasciatori sono vincolati e, sulla base di quei valori, sono chiamati a servire e rappresentare l'Italia all'estero», ha concluso il viceministro Sereni.

Fonte: Redazione
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