05 Maggio 2024
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Azerbaigian: in ambasciata evento a ricordo del genocidio di Khojaly

24-02-2023 12:28 - Ambasciate
GD - Roma, 24 feb. 23 - La sede del Centro Culturale dell'Azerbaigian, nell'Ambasciata azerbaigiana in Italia, ha ospitato una serata di ricordo e commozione, ma anche di amicizia e condivisone del genocidio di Khojaly. In occasione del 31º anniversario del genocidio di Khojaly, la Fondazione Heydar Aliyev e l'Ambasciata della Repubblica dell'Azerbaigian hanno organizzato il concerto “Requiem per Khojaly” con mostra fotografica. Ad aprire la serata, il discorso dell'ambasciatore Rashad Aslanov, che ha ricordato la pagina dolorosa del massacro della notte tra il 25 e 26 febbraio 1992, quando 613 civili, colpevoli solo di essere azerbaigiani, sono stati barbaramente uccisi dalle forze armate dell'Armenia. Un genocidio, un tentativo di pulizia etnica, che ancora attende giustizia.
Successivamente, la parola è stata presa dalla rappresentante della Fondazione Heydar Aliyev Fidan Yusibova, che dopo aver ripercorso gli eventi del 1992 ha anche ricordato che, con la Guerra Patriottica del 2020, l'Azerbaigian ha liberato i territori occupati e ripristinato la sua integrità territoriale.
Pochi sono stati i superstiti di Khojaly. Tra questi, Suriyye Muslim qizi, una maestra della cittadina di Khojaly. L'insegnante ha scritto un libro sui suoi piccoli alunni morti in quella notte di orrore. Ilduza, ragazza di 12 anni, studentessa azerbaigiana in una scuola media di Roma, ha letto una di queste storie dolorose.
Lo spazio è poi andato alla musica degli artisti Islam Manafov, autore molto stimato in Azerbaigian, che ha alternato al pianoforte brani del repertorio nazionale e internazionale, e della più giovane direttrice d'orchestra dell'Azerbaigian sulla scena mondiale, Turan Manafzade.
Al termine del concerto il numeroso pubblico ha visitato una mostra fotografica di grande impatto, con istantanee del massacro del febbraio 1992, testimonianze silenziose di terrore e sofferenza.
Tra gli ospiti, rappresentanti del mondo istituzionale, diplomatico, accademico, economico e dei media, che, con la loro presenza, hanno contribuito a tenere vivo il ricordo del momento più buio della prima guerra del Karabakh.

Fonte: Redazione
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