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ASSDIPLAR: ritorno a "diplomazia sussurrata" per risolvere crisi di Taiwan

27-11-2021 12:33 - Ambasciate
GD - Roma, 27 nov. 21 - Morire per Taiwan? Una guerra tra la Cina e gli Stati Uniti sarebbe una catastrofe che nessuno vuole, ma nello stesso tempo nessuno può essere sicuro al cento per cento che le tensioni relative a quella che per Pechino è la “provincia ribelle” non possano - come ha scritto il quotidiano "WallStreet Journal" “per una combinazione di ambizioni contrastanti, errori di calcolo strategici e percezioni errate reciproche” - trasformarsi nella “pistola di Sarajevo”, portare cioè a un conflitto. Per scongiurare questo rischio i “vecchi saggi” della diplomazia italiana, cioè gli ambasciatori in pensione, vedono soltanto un percorso: quello del “il ritorno alla diplomazia antica, a una diplomazia sussurrata che opera nella riservatezza”. Altro che diplomazia delle cannoniere o, meglio, delle portaerei. Questa una delle conclusioni emerse dall’incontro dibattito mensile organizzato dall’ASSIPLAR Associazione dei diplomatici italiani a riposo su “Cina e Taiwan: quale futuro”.
L’incontro, svoltosi in videoconferenza e moderato dall'amb. Daniele Verga, vicepresidente dell’ASSDIPLAR , è stato introdotto dall’amb. Maria Assunta Accili, già capo della delegazione diplomatica speciale italiana a Taipei, e Giulio Noci, professore ordinario di strategia e marketing al Politecnico di Milano. Numerosi gli interventi di diplomatici che, in linea generale, hanno deplorato i toni e il modo in cui la diplomazia degli Stati Uniti, non da oggi, si confronta con quella cinese.
“Per risolvere i problemi con la Cina bisogna parlare, parlare e poi parlare ancora”, ha detto l’amb. Accili.
Per il prof. Noci lo scontro polemico tra Cina e Sta;ti Uniti su Taiwan è un “espediente narrativo” che la Cina utilizza per compattare la società civile e far passare in secondo piano gli elementi di criticità interni che il partito deve affrontare e risolvere, dalla trasformazione epocale dei processi di produzione industriale al problema demografico fino al superamento di disparità non più sostenibili. Fermo restando che Pechino, per ragioni interne, non accetterà mai una Taiwan “americana” e che, su quella che Pechino definisce “la provincia ribelle”, si gioca una partitiche ha implicazioni mondiali: sul piano militare gli effetti si sentirebbero in tutta l’Asia, e quelli economici in tutto il mondo. Da tutti deplorata l’assenza di una “diplomazia europea” capace di inserirsi come fattore di dialogo nello scontro tra Pechino e Washington DC.

Carlo Rebecchi


Fonte: Carlo Rebecchi
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