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Armenia: amb. Nazarian contesta affermazioni omologo di Azerbaigian

21-01-2022 10:37 - Ambasciate
Amb. Garen Nazarian Amb. Garen Nazarian
GD – Roma, 21 gen. 22 – Continua non solo ai confini tra i due Paesi, il botta e risposta che ormai da troppo tempo tiene incandescenti gli stati d'animo reciproci tra Azerbaigian e Armenia e viceversa.
Dopo l'incontro stampa tenuto nei giorni scorsi a Roma da Rahman Mustafayev, ambasciatore dell'Azerbaigian presso la Santa Sede non residente (GD - «Azerbaigian chiede aiuto a Papa Francesco per pace con Armenia», del 18 gennaio), oggi è intervenuto Garen Nazarian, ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede, con una lettera di replica alla direzione del GIORNALE DIPLOMATICO, con cui confuta quanto affermato dal suo omologo di Baku.
Ecco qui di seguito la sua missiva.
«Le scrivo in merito all'articolo "Azerbaigian chiede aiuto a Papa Francesco per pace con Armenia" pubblicato il 18 gennaio 2022, con la speranza che le mie opinioni e i miei commenti vengano pubblicati anche sul Suo sito web.
Vorrei informare i lettori del GIORNALE DIPLOMATICO che durante il viaggio interreligioso guidato da Allahshükür Hummat Pashazade, la delegazione azerbaijana e in particolare il suo ambasciatore hanno cercato di ingannare sia gli interlocutori in Vaticano che i rappresentanti della stampa locale.
Mentre "chiedono aiuto alla Santa Sede per raggiungere la pace", bisognerebbe rammentare ai rappresentanti azerbaijani che il loro Governo, e nello specifico il loro capo di Stato, ha totalmente ignorato i numerosi appelli fatti in precedenza da Sua Santità Papa Francesco per la pace e la cessazione della guerra scatenata contro l'Artsakh (Nagorno Karabakh) nell'autunno del 2020 con il coinvolgimento di combattenti terroristi e jihadisti stranieri da parte dell'Azerbaigian e della Turchia da vari "punti caldi" del Medio Oriente, violando così gravemente i principi del diritto internazionale.
L'intera comunità internazionale è stata ancora una volta testimone degli atteggiamenti intolleranti e razzisti dell'Azerbaijan nei confronti del popolo armeno e del patrimonio religioso e storico-culturale armeno. Gli stessi social media azerbaijani hanno pubblicato numerosi video e foto delle atrocità commesse contro la popolazione civile dell'Artsakh, degli atti di vandalismo contro le chiese, i luoghi sacri e i monumenti armeni, e della loro calcolata distruzione. In questo momento l'atmosfera anti-armena in Azerbaijan e le azioni volte al completo annientamento di qualsiasi traccia della presenza armena nel territorio dell'Artsakh contraddicono i valori universali e devono essere severamente condannati.
Durante la conferenza stampa l'ambasciatore azerbaijano ha anche affermato che "non si parla più di mediazione" quando i Paesi co-presidenti del Gruppo di Minsk dell'OSCE (Stati Uniti, Francia e Russia - mediatori per la risoluzione del conflitto) nella loro recente dichiarazione congiunta "riaffermano il loro impegno a lavorare con le parti per trovare soluzioni globali a tutte le questioni rimanenti relative o derivanti dal conflitto del Nagorno-Karabakh in conformità con il loro mandato al fine di promuovere un futuro sicuro, stabile, prospero e pacifico per la regione del Caucaso meridionale".
Come è noto, più di un anno dopo la fine della guerra di aggressione di 44 giorni, l'Azerbaijan continua a ignorare apertamente i suoi impegni internazionali e gli obblighi del diritto internazionale umanitario e continua a detenere illegalmente più di cento prigionieri di guerra e civili armeni. Ignorando l'attuazione della dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020, così come le misure provvisorie della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e della Corte Internazionale di Giustizia, l'Azerbaijan continua a nascondere il numero reale dei prigionieri di guerra e civili armeni, mettendoli a rischio di scomparsa forzata.
Per quanto riguarda il punto sulla "reintegrazione dei cittadini armeni" fatto dall'ambasciatore dell'Azerbaijan, vorrei ricordare che il viaggio della sua delegazione in Vaticano ha coinciso con il 32° anniversario dei pogrom di massa contro gli armeni iniziati a Baku nel gennaio 1990. È risaputo che questi crimini sono diventati il culmine della politica di annientamento e di trasferimento forzato della popolazione armena che vive in Azerbaijan. Tra la popolazione armena centinaia furono gli uccisi, i mutilati e coloro che sparirono alla fine di una interminabile settimana di sanguinose atrocità di massa. Questi massacri, per cui mezzo milione di armeni divennero rifugiati, completò quel processo di annientamento degli Armeni dall'Azerbaijan. Oggi la costante negazione dei massacri di Baku e degli altri crimini contro gli armeni, la glorificazione dei loro ideatori, l'incessante istigazione all'odio contro gli armeni sono ancora politica di stato nel cosiddetto Azerbaijan "multiculturale e tollerante".
Continua a manifestarsi sotto forma di espressioni d'odio e politica aggressiva nei confronti dell'Armenia e dell'Artsakh, rappresentando una minaccia alla pace e alla stabilità della nostra regione».

Garen Nazarian
Ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede


Fonte: Redazione
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