05 Maggio 2024
[Testata sito web Giornale Diplomatico]
News
percorso: Home > News > Opinioni

L'araba fenice della regolamentazione EU dell'Intelligenza Artificiale

16-06-2023 11:00 - Opinioni
GD - Roma, 16 giu. 23 - Il Parlamento Europeo promette di definire le regole per assicurare che l’intelligenza artificiale sia sicura e trasparente. Mercoledì 14 giugno il Parlamento Europeo ha adottato con 499 voti a favore, 28 contrari e 93 astensioni la posizione negoziale sulla legge relativa all'intelligenza artificiale (AI), in preparazione dei colloqui con gli Stati membri dell'UE sulla forma finale della legge.
Le norme garantirebbero che l'intelligenza artificiale sviluppata e utilizzata in Europa sia pienamente in linea con i diritti e i valori dell'UE, tra cui il controllo umano, la sicurezza, la privacy, la trasparenza, la non discriminazione e il benessere sociale e ambientale.
Quanto disposto dal Parlamento Europeo è una serie di assunti che prevedono:
1. Il divieto totale di utilizzazione dell'Intelligenza Artificiale (AI) in associazione con sistemi di videosorveglianza per il riconoscimento facciale dei soggetti (sorveglianza biometrica), l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale per il riconoscimento delle emozioni delle persone, e le azioni di prevenzione di polizia definite “operazioni di polizia predittiva”;
2. impone che i sistemi di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT debbano dichiarare che il contenuto è stato generato dall'intelligenza artificiale;
3. prevede che i sistemi di intelligenza artificiale, che possano essere utilizzati per influenzare gli elettori nelle tornate elettorali, sono considerati ad alto rischio per la democrazia.
Le norme volute dal Parlamento Europeo mirano a promuovere l'adozione di una “intelligenza artificiale incentrata sull'uomo”; che sia affidabile e in grado di proteggere la salute, la sicurezza, i diritti fondamentali e la democrazia dai suoi effetti dannosi.
In effetti, il Parlamento Europeo si è detto favorevole a sostenere l'innovazione e tutelare i diritti dei cittadini promuovendo l'innovazione dell'Intelligenza Artificiale nelle PMI europee, prevedendo esenzioni dalle regole sopra citate per le attività di ricerca sullo sviluppo di componenti di intelligenza artificiale che devono essere resi disponibili con licenze open source.
La nuova legge promuove i cosiddetti sandbox normativi, o ambienti di vita reale, istituiti dalle autorità pubbliche per testare l'intelligenza artificiale prima che venga implementata.
Certamente tutte buone intenzioni, ma c'è un ma: le soluzioni software che realizzano sistemi di intelligenza artificiale disponibili sul mercato, attualmente, sono quasi esclusivamente di provenienza statunitense.
Non è chiaro cosa possa fare l’Unione Europea per controllare/imporre regole ai sistemi di intelligenza artificiale sviluppati fuori dall’Unione Europea, come assicurare che questi sistemi rispettino le regole ipotizzate dai membri del Parlamento Europeo.
Provare a vietare l’uso di questi sistemi in Europa è un percorso ipotizzabile, ma di difficile (impossibile) attuazione, perché esistono tecnologie informatiche commerciali, come le VPN, che è lo strumento utilizzato dalle pubbliche amministrazione e dalle aziende private per abilitare il lavoro da remoto - smart working - dei dipendenti, che consentono, a chiunque voglia, di poter utilizzare queste soluzioni informatiche ovunque si trovino nel mondo, comodamente dal loro salotto di casa anche se sono vietate in Europa.
Di fatto è come se queste persone avessero preso un aereo e fossero andate a lavorare in un paese dove non esiste il divieto all’uso di questi sistemi.
Questo è già successo con la legge che si poneva l’obiettivo di bloccare le IPTV pirata; legge che è risultata inefficace perché gli utenti riescono ad aggirare i blocchi delle TV su Internet utilizzando le VPN.
Questo succede, purtroppo, anche in molti altri campi: dalla pirateria sui diritti d’autore, alla pedopornografia fino ad arrivare al terrorismo che fa uso sia delle VPN, sia dei cosi detti “deep web” e “dark web”, pagine web che sono ospitate su dei server che utilizzano specifici protocolli che consentono comunicazioni anonime, molto difficili da individuare e soprattutto difficile risalire a chi le utilizza.
Per cui, anche se l’Unione Europea dovesse decidere di “normare” l’uso dell’intelligenza artificiale in Europa, non ha alcuna possibilità di vietare a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la tecnologia informatica di farne comunque uso aggirando queste regole che sono di fatto un mix di buone intenzioni, illusione e arroganza da parte di coloro che si credono potenti, e che a causa della loro totale ignoranza, nel senso di ignorare come funziona la tecnologia informatica, non faranno altro che lasciare campo libero ai male intenzionati che potranno usare a loro piacimento questi strumenti, certamente non a fin di bene.
In Europa non riusciamo ad avere un vero controllo delle armi da fuoco, che sono assolutamente vietate, ma questo non impedisce a molti malintenzionati di trovarle e di farne cattivo uso.
È vero che servono le norme per intervenire giuridicamente in caso di uso improprio di questi strumenti, ma siamo sicuri che sia questa la via più opportuna da seguire? Oppure sarebbe meglio attrezzare squadre di esperti che utilizzando l’Intelligenza artificiale possano provare a contrastare coloro che ne possano fare un uso improprio?
Il dilemma è esattamente questo e i tre punti della norme proposte dal Parlamento Europeo a cominciare dalla prima, quella che vieta l’uso dell’intelligenza artificiale per il controllo biometrico dei soggetti, toglie alle forze dell’ordine in Europa uno strumento potentissimo per contrastare la microcriminalità e il terrorismo.
Per dare un esempio concreto, il capomafia Matteo Messina Denaro è stato latitante alcuni decenni a casa sua. Se avessimo avuto i sistemi di intelligenza artificiale, associati ai sistemi di videosorveglianza, quella persona sarebbe stata catturata anni prima.
Per non parlare del terzo punto: pensare che i sistemi di intelligenza artificiale possano incidere sugli elettori, quindi vietare l’uso per prevenire che possa alterare la democrazia, è la prova palese della distanza siderale di chi si illude di avere un potere che non ha; di chi pensa di controllare senza neanche capire cosa o come si può controllare.
La democrazia in Europa è stata alterata da tempo con decisioni imposte dall’alto ai cittadini per compiacere il potente o la lobby di turno. Perché in Europa non si fa mai uso di sondaggi di opinione o referendum consultivi per chiedere ai cittadini il loro parere su tutte quelle scelte imposte dall’alto che incidono sulle loro vite?
Ma per tornare con i piedi per terra, se il Parlamento Europeo vuole fare qualcosa di serio cominciassero a imporre a YouTube, TikTok, Instagram e chi più ne ha più ne metta di non pubblicare contenuti assurdi che creano, soprattutto nelle nuove generazioni, illusioni che possono avere effetti nefasti, come purtroppo è appena successo a Roma dove alcuni giovani ventenni che stavano girando un video da pubblicare su YouTube mentre erano alla guida di un mostro di oltre 2 tonnellate, hanno travolto la piccola utilitaria di una famigliola uccidendo un povero bimbo di pochi anni.
Cominciasse il Parlamento Europeo a sanzionare con multe pesantissime questi colossi di Internet e si utilizzino gli introiti per risarcire le vittime di queste follie, e per investire su sistemi di intelligenza artificiale in grado di esaminare i contenuti pubblicati sul web e segnalare quelli potenzialmente pericolosi.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale


Fonte: Ciro Maddaloni
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
Media partnership
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
cookie