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Ambasciata Francia: torna restaurato "Morte di Adone" del Domenichino

04-03-2022 16:43 - Ambasciate
GD - Roma, 4 mar. 22 - L’affresco "Morte di Adone" del Domenichino torna a Palazzo Farnese, sede dell'ambasciata di Francia in Italia, dopo aver ritrovato il suo splendore grazie a due anni di restauro. L’ambasciata di Francia in Italia, l’Istituto Centrale per il Restauro e la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma invitano a riscoprire, dopo due anni di restauro, l’affresco di Domenichino, "Morte di Adone", nella Sala delle Firme di Palazzo Farnese. La presentazione si terrà lunedì 14 marzo, alle ore 10.30, in Piazza Farnese 67, Roma.
La restituzione dell’affresco avverrà alla presenza di Alessandra Marino, direttore dell'Istituto Centrale per il Restauro: Christian Masset, ambasciatore di Francia in Italia; Daniela Porro, soprintendente della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma
L'evento sarà seguito da un rinfresco offerto dall’ambasciatore alla presenza dei rappresentanti dell’Istituto Centrale per il Restauro e della Soprintendenza.
L’ampia collaborazione avviata da tempo tra l’Ambasciata di Francia a Roma e l’Istituto Centrale per il Restauro, organo specializzato del Ministero della Cultura, continua oggi con la conclusione del restauro dell’affresco di Domenichino (Domenico Zampieri, Bologna 1581 – Napoli 1641) raffigurante la Morte di Adone.
Il restauro è stato interamente finanziato, progettato ed eseguito dall’Istituto Centrale per il Restauro, d’intesa con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma.
L’opera è parte di un ciclo di tre affreschi realizzati tra il 1603 e il 1604 nel cosiddetto Casino della Morte, fatto costruire dal cardinale Odoardo Farnese tra il palazzo di famiglia e la sponda del Tevere, accessibile direttamente dal Palazzo attraverso l’arco che scavalca ancora oggi via Giulia.
La decorazione dell’edificio fu realizzata dall’équipe di artisti diretta da Annibale Carracci che incaricò il giovane Domenichino dell’esecuzione dei tre affreschi. I soggetti, tratti dai miti classici e narrati da Ovidio nelle Metamorfosi, sono Narciso alla fonte, Apollo e Giacinto e, appunto, la Morte di Adone.
Nell’affresco è raffigurato il momento in cui Venere, scesa dal cocchio dorato trainato da due cigni, si abbandona alla disperazione nel trovare l’amato Adone agonizzante a terra, ferito a morte da un cinghiale. Tra i ciuffi d’erba in primo piano sboccia l’anemone, fiore generato dal sangue di Adone.
Gli affreschi di Domenichino furono distaccati nel 1817, a causa del loro cattivo stato di conservazione, dal celebre restauratore Pietro Palmaroli e trasferiti in Palazzo Farnese dove oggi si conservano nella Sala delle Firme al piano nobile.
L’intervento appena concluso segue quello eseguito nel 2019, sempre dall’Istituto Centrale per il Restauro, sul Narciso alla fonte. Preliminarmente al restauro è stata condotta un’accurata campagna di indagini scientifiche che ha supportato le scelte metodologiche adottate nell’esecuzione dell’intervento. Morte di Adone, rispetto agli altri due dipinti murali del ciclo pittorico, conserva il supporto originario di Palmaroli, mantenuto per il suo valore di testimonianza storica. Il restauro si è incentrato sul recupero dell’originaria cromia, ristabilendone i corretti valori tonali alterati da fissativi imbruniti ed estese ridipinture. La principale criticità dell’intervento è stata costituita dalla presenza di un ampio rifacimento che interessava gran parte della quinta arborea: la pulitura di questa zona ha richiesto la messa a punto di metodiche ulteriormente selettive e graduali per preservare la prima fase pittorica a secco. Per quanto riguarda le operazioni di presentazione estetica, si è scelto di seguire un approccio conservativo nell’esecuzione delle stuccature delle lacune non ricostruibili e, attraverso una reintegrazione pittorica puntuale e leggera, ricucire il tessuto pittorico per restituire piena leggibilità al testo dell’artista bolognese.
Per la stampa è indispensabile inviare nome, cognome, testata, numero tessera stampa (no scan) a: presse.franceitalie@gmail.com entro l’11 marzo, ore 12.00.

Fonte: Redazione
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