05 Maggio 2024
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«Italiano2020: lingua nel mondo globale. ‘Le rose che non colsi…’», cosa fare

05-05-2022 18:19 - Arte, cultura, turismo
GD – Roma, 5 mag. 22 - Una nuova ricerca sull’italiano nel mondo. Con il pregio che non solo analizza la situazione dell’uso della nostra lingua fuori dai confini nazionali, ma suggerisce anche cone consolidarne l’utilizzo per stimolarne la sua conoscenza e quel vasto indotto, non solo culturale che ci sta dietro, a partire dal Made in Italy, all’arte, alla cultura. Ci hanno pensato i ricercatori Benedetto Coccia, Massimo Vedovelli, Monica Barni, Francesco De Renzo, Silvana Ferreri, Andrea Villarini, che hanno pubblicato «Italiano2020: lingua nel mondo globale. ‘Le rose che non colsi…’», Istituto di Studi Politici S. Pio V, Roma, Apes Ed.
Quanti studiano la lingua italiana nel mondo oggi? Con quali motivazioni? C’è solo un interesse alla cultura intellettuale legata alla lingua italiana o anche una motivazione che guarda al mondo del lavoro? Il Made in Italy spinge allo studio della lingua italiana nel mondo? Qual è l’attuale condizione linguistica dell’emigrazione italiana all’estero? Come si rapporta la neoemigrazione a quella più antica? Nel mondo è presente solo la lingua italiana o questa sostiene uno spazio articolato di idiomi e linguaggi, di culture e forme di vita che possono essere tutte ricondotte alla categoria della ‘italianità’?
A queste domande ha cercato di rispondere l’indagine Italiano2020, promossa da Tullio De Mauro e realizzata dall’Istituto di Studi Politici S. Pio V di Roma. L’indagine ha avuto un carattere spiccatamente qualitativo: i numeri su chi studia l’italiano nel mondo esistono, sono noti. Non bastano, però, a dare spiegazione della variegata situazione, delle diverse posizioni che l’italiano assume entro il mercato globale delle lingue, delle conseguenze delle dinamiche globali sui pubblici e sulle loro motivazioni al suo apprendimento. Nei decenni recenti sono intervenuti profondi cambiamenti sia nel sistema formativo italiano, sia nella dialettica fra le lingue in quanto possibili oggetti di interesse per gli stranieri. Sono emersi nuovi profili professionali legati al sistema della formazione e all’industria culturale delle lingue; quadri metodologici di riferimento si sono diffusi a livello internazionale; nuovi sistemi di comunicazione si sono imposti nel mondo globale. Come reagisce l’italiano e il suo sistema formativo in Italia e all’estero a tali cambiamenti?
L’indagine promossa da De Mauro ha individuato più di 150 testimoni che operano nel mondo in vari ambiti connessi con la diffusione della lingua-cultura italiana; intervistati, hanno fornito un quadro che l’indagine ha cercato di ricomporre sia nei suoi aspetti positivi, sia nei punti che mostrano criticità che vanno affrontate rapidamente e efficacemente.
Gli stranieri guardano all’italiano e al suo spazio linguistico e culturale perché è un terreno di valori, di sensi non alternativi, ma certamente complementari a quelli ‘di plastica’ e massificati del mondo globale. Lo spazio dei linguaggi, delle culture e delle lingue d’Italia nel mondo è un terreno dove si recuperano valori importanti: il senso del gusto e del buon gusto, della bellezza, del rapporto autentico con la natura; il senso di un modo intenso e profondo di stare insieme, le forme di una socialità che riscopre i valori umani. Lo spazio linguistico e culturale italiano è il luogo dove la lingua, le lingue sono forme culturali, porte di accesso al patrimonio di cultura intellettuale e alle forme della cultura materiale così come questa è cercata e reinterpretata attraverso le visioni del mondo contemporaneo. L’italiano è, così, lingua di cultura, lingua di culture, ma anche strumento e forma della nostra economia e del suo Made in Italy. E l’italiano, lingua di autentiche e profonde relazioni sociali, appare anche essere lingua di pace.
L’italiano nel mondo è un patrimonio di valori disponibile per l’umanità; non sempre questo patrimonio è stato utilizzato pienamente; troppe occasioni si sono perse.
Sette punti per una strategia di rilancio dell’italiano nel mondo - I risultati della ricerca hanno restituito un quadro ampio e variegato dell’italiano nel mondo. Ne è scaturito un insieme di considerazioni che ci hanno consentito di guardare allo stato della politica linguistica ed educativa di supporto alla sua diffusione nel mondo. Qui di seguito proponiamo, per punti sintetici, quelle che, a nostro avviso, sono le linee propositive sulle quali fondare una strategia di rilancio dello spazio linguistico, culturale e simbolico italiano nel mondo.
1. Lo spazio linguistico italiano. Nel mondo non si è diffusa solo la lingua italiana nella sua varietà standard, ma un complesso e articolato spazio linguistico, simbolico e culturale, nel quale hanno avuto e continuano ad avere parte notevole anche gli idiomi di origine dei nostri emigrati – altre varietà di italiano, dialetti, lingue di minoranza – sia come retaggio linguistico e identitario, sia come elemento evocatore di valori ricercati e riconosciuti anche fuori d’Italia. La lingua italiana vive e si rafforza se prende in carico e si raccorda a tale vasto patrimonio che ne costituisce e rappresenta il sostrato. All’estero considerano tale tessuto linguistico composito come paradigma della ricchezza linguistica e culturale che è condizione dei tratti di creatività, innovazione, qualità, estetica che sono ritenuti intrinseci dell’italianità.
2. Il legame fra lingua, cultura, società e economia. La lingua italiana si diffonde nel mondo vedendo interagire strettamente lingua, cultura, società e economia. Dall’intreccio di queste dimensioni è possibile generare linee strategiche che diano maggiore coesione e efficacia agli interventi che si concretizzeranno in modi specifici a seconda dei contesti, ma senza perdita di coerenza di volta in volta. Le politiche e gli interventi, superando la visione parcellizzante incentrata su singoli temi, devono operare entro un quadro di riferimento unitario.
3. Natura poliedrica dell’italianità e ruolo del Made in Italy. Assumendo l’essenza poliedrica e plurale che caratterizza l’italianità, è possibile recuperare e consolidare il legame fra la dimensione linguistica, simbolica e culturale da un lato, quella economica e imprenditoriale dall’altro. Il Made in Italy, in tale prospettiva, è un sistema economico-produttivo che si fonda su un sistema di valori e riferimenti simbolici che contraddistingue in modo specifico l’italianità nel mondo globale. Solo un approccio sistemico e coerente può risultare in grado di risolvere le attuali problematicità derivanti da una visione che tende (anche normativamente) a rinchiudere i prodotti italiani negli angusti confini di una identità italiana monodimensionale, quando invece andrebbero visti nel complesso interagire simbolico fra produzione nazionale, produzione degli emigrati italiani all’estero, produzione degli immigrati stranieri rientrati nei loro Paesi dall’Italia.
4. Ruolo dell’identità migratoria. L’identità migratoria italiana ha un ruolo centrale – sia pur non esclusivo – nei processi di diffusione del nesso lingua-cultura-società-economia. Una strategia organica deve riconoscere i profondi cambiamenti che hanno attraversato l’identità delle comunità emigrate di origine italiana. Nella dialettica fra mantenimento dell’identità originaria e costruzione delle nuove identità in rapporto ai cambiamenti del mondo l’Italia continua a essere e a essere considerato Paese di migrazioni. È urgente guardare con strumenti adeguati alla neo-emigrazione, considerando innanzitutto il complesso e a volte teso rapporto con le tradizionali comunità emigrate. Andrebbero inoltre riconsiderate le tematiche linguistiche dell’inserimento dei figli dei neoemigrati nelle scuole locali, dove le tradizionali visioni sulla relazione fra lingua della famiglia e lingua della scuola, che ora si ripropongono in forme nuove, vengano superate grazie alla promozione di un atteggiamento favorevole al plurilinguismo, mantenendo viva l’identità originaria.
5. Effetti dei processi immigratori . Da una strategia concernente l’identità migratoria italiana non può essere esclusa la considerazione dei processi di immigrazione straniera verso l’Italia (con le connesse questioni dell’apprendimento linguistico come condizione di possibilità per l’interazione e l’inserimento sociale) e di quelli del rientro degli immigrati stranieri nei Paesi di origine. L’esperienza migratoria in Italia costituisce spesso un patrimonio che viene reinvestito sia sul piano economico, sia su quello sociosimbolico, con evidenti potenziali ricadute sulla presenza dello spazio linguistico italiano nei loro Paesi d’origine. Tale processo andrebbe preso in carico e sostenuto poiché rappresenta un fattore positivo per la diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo.
6. Ruolo e funzione della formazione e della ricerca. Ogni intervento di diffusione dello spazio linguistico italiano nel mondo assume una dimensione che coinvolge necessariamente la formazione. Si rende, quindi, opportuno nei modelli di formazione delle figure professionali impegnate in tale ambito (docenti, valutatori, esperti di formazione digitale, esperti di materiali didattici, programmatori e gestori di processi formativi ecc.) impostare strategie che prendano in carico la dimensione plurilingue e poliedrica dell’italiano, i cambiamenti legati alle tecnologie, i nuovi pubblici reali e potenziali. Inoltre, solo in una dimensione internazionale sarà possibile mettere in sintonia i processi di formazione dei docenti e delle altre figure professionali sviluppati in Italia con quelli degli altri Paesi. Dovrebbe, quindi, essere incentivato il sostegno a misure che permettano la mobilità e il contatto fra docenti e studenti in modo non episodico e con una adeguata strategia di sostegno allo studio. Andrebbero poi considerati in un piano strategico coerente anche gli studenti stranieri nelle università italiane, ponendo al centro le loro competenze linguistiche in italiano e la loro rilevanza per il loro successo formativo. Al loro rientro nei paesi di origine questi giovani porteranno un patrimonio di italianità nelle dimensioni della lingua, cultura, società, economia.
7. Rinnovamento e articolazione del quadro conoscitivo e normativo. La disomogeneità degli strumenti per la ricognizione e l’analisi favorisce una narrazione della condizione della lingua italiana nei vari contesti nel mondo che non corrisponde alla realtà e che non permette di costruire azioni coerenti e adeguate per il suo sostegno. È ormai imprescindibile che siano messi a disposizione sia della comunità scientifica sia delle istituzioni dati coerenti e confrontabili che riguardino tutti i soggetti dell’articolato, ma spesso non dialogante, sistema della diffusione dell’italiano. L’attuale quadro normativo sugli interventi legati alla diffusione della lingua italiana nel mondo appare ormai datato, con leggi risalenti ormai a cinquanta anni fa, non più in grado di rispondere efficacemente ai problemi della vecchia e della neoemigrazione, del mantenimento dello spazio linguistico di origine, della sua valorizzazione, dell’apprendimento efficace delle lingue dei nuovi Paesi di vita. Nuove norme dovrebbero mettere in grado le istituzioni e le altre componenti non formali della rete impegnata nell’italiano nel mondo di agire con coerenza, efficacia, valorizzazione della pluralità delle risorse e dei talenti. In questo senso il dialogo e la costruzione di una rete di confronto e collaborazione fra i vari soggetti che operano in ciascun Paese dovrebbe essere la condizione per la progettazione di piani strategici per la diffusione della lingua italiana. Il quadro normativo e strategico per il sistema lingua-cultura-società-economia italiana deve fondarsi su una prospettiva internazionale. La politica linguistica nazionale deve collocarsi opportunamente all’interno delle politiche comunitarie, tutte volte a diffondere e consolidare il plurilinguismo, considerate punto di riferimento ineludibile per un utile rinnovamento della politica educativa e linguistica, per entrare in dialogo con gli altri quadri elaborati anche a livello extraeuropeo. Dalla promozione del plurilinguismo e dal superamento di una visione monolitica dell’italianità, la lingua italiana non può che trarre vantaggio.

Fonte: Redazione
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