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“Giornata svizzera” per presidente Cassis tra Guardie Svizzere e nuovo ambasciatore

06-05-2022 19:04 - Ambasciate
GD - Città del Vaticano, 6 mag. 22 - “Giornata svizzera”, quella di oggi in Vaticano dove nel pomeriggio si è svolto il giuramento delle 36 nuove reclute delle Guardie svizzere, ma anche e soprattutto, sempre per la Svizzera, “giornata storica”. Nel centenario della ripresa delle relazioni diplomatiche tra la Confederazione elvetica e la Santa Sede, è stata inaugurata infatti la sede della neo istituita ambasciata svizzera. D’ora in avanti a tenere i rapporti con il Vaticano non sarà più un ambasciatore con sede in qualche altra nazione, come è avvenuto finora dalla Slovenia, ma un diplomatico residente nella Città Eterna. Nel caso specifico, appena i lavori in corso nella sua sede diplomatica saranno ultimati, il rappresentante della Confederazione Elvetica in Vaticano sarà l’ambasciatore Denis Knobel, che già rappresenta la Svizzera ma da Lubiana.
Una “giornata storica”, hanno dichiarato all’unisono Ignazio Cassis, presidente della Confederazione, e l'arciv. Paul Richard Gallagher, segretario del Vaticano per i rapporti con gli Stati, che in mattinata hanno tagliato il tradizionale nastro della nuova sede diplomatica, in via Crescenzio, a poche centinaia di metri dal Vaticano, prima dell’udienza concessa al presidente svizzero da Papa Francesco: “una mezz’ora abbondante” per un esame delle questioni bilaterali, “ma soprattutto degli effetti della situazione in Ucraina, con particolare attenzione", hanno precisato le parti, “alla situazione dei profughi e dei rifugiati ucraini bisognosi di assistenza umanitaria”.
Il presidente Cassis era giunto a Roma giovedì, per partecipare alla tradizionale “serata di gala” delle Guardie Svizzere, ospite quest’anno il Cantone Nidvaldo.
Ieri mattina, insieme con l’arciv. Gallagher, c'è stato prima il taglio del nastro per l’avvio dei lavori della nuova ambasciata e, subito dopo, l’udienza dal Papa. Una corsa raccontata in diretta dallo stesso Cassis su Twitter. Prima par dire: “Giornata simbolica oggi in Vaticano: onorato di poter presentare la nostra nuova ambasciata di Svizzera presso la Santa Sede”. E poi per precisare: “I nostri Paesi sono uniti da legami duraturi, fra tradizione e sfide future”.
Quanto al Vaticano, una nota stampa interpreta la decisione di aprire l’ambasciata a Roma come un “segno della volontà di intensificare i contatti reciproci per favorire la collaborazione in settori di comune interesse, specialmente nella promozione della giustizia e della pace”.
Nel pomeriggio il presidente Cassis e una folta delegazione giunta dalla Svizzera (ospite il cantone Nidvaldo) hanno partecipato alla suggestiva e spettacolare cerimonia del giuramento delle 36 nuove reclute. Poche ore prima era stata firmata tra Santa sede e Confederazione svizzera la convenzione per la ristrutturazione dei vetusti alloggi che ospitano “l’esercito del Papa”, del costo di cinque milioni di franchi. I lavori potranno però cominciare soltanto nel 2026, dopo il via libera delle varie commissioni competenti, tra le quali quella dell’UNESCO. Il costo stimato è di 45 milioni di franchi, di cui 42,5 erano già stati raccolti nello scorso mese di marzo.
Il referendum contrario promosso dall’Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori non preoccupa Cassis: “Si utilizzino gli strumenti messi a disposizione dalla democrazia. Mi auguro che contro questa piccola minoranza ci sia una grande maggioranza. È il popolo che decide”.
Anche se la nuova ambasciata sarà operativa soltanto dalla prossima primavera, l’intensificato dialogo tra Berna e la Città del Vaticano sta già dando fin da ora un evidente contributo al rafforzamento della cooperazione tra i due Stati che, ha sottolineato Cassis, sono in forte sintonia su un tema - quello dei buoni uffici per la promozione della pace, sul quale hanno una profonda esperienza - che da tempo è alla base delle loro modo di concepire le relazioni internazionali. Non è un caso se la Svizzera ospita sul proprio territorio la sede delle grandi organizzazioni umanitarie internazionali e la Croce Rossa Internazionale.
Così come è evidente, ha ricordato l’arciv. Gallagher, che la principale preoccupazione dei Papi è sempre stata “il destino e la sorte dell’umanità”. Sempre Gallagher, a proposito della sintonia tra Svizzera e Santa Sede, ha parlato di “vocazione umanitaria” e, dopo il colloquio con papa Francesco e con il cardinale Gallagher, il presidente Cassis ha insistito sulla necessità di una riflessione approfondita sulle conseguenze che il conflitto in Ucraina avrà alle organizzazioni internazionali.
Nel colloquio tra papa Francesco e Cassis si è parlato anche della Conferenza sull'Ucraina, in programma il 4-5 luglio a Lugano, alla quale il Vaticano è stato invitato. “Bisogna pensare fin da ora a cosa ci sarà da fare una volta finita la guerra, alla ricostruzione”, ha spiegato Cassis, alla ricostruzione materiale ma anche a una nuova architettura di sicurezza. Di questo il presidente elvetico e l’arcivescovo Gallagher hanno parlato in riferimento all’OSCE Organizzazione di Sicurezza e Cooperazione Europea, che Svizzera e Santa Sede vedono “come probabile contenitore di possibili discussioni sulla sicurezza”.
La scelta dell’ambasciatore Knobel per reggere la rappresentanza nella Santa Sede sembra a più di un osservatore particolarmente indovinata. Il diplomatico (61 anni, sposato con due figli) ha infatti una lunga esperienza nei Paesi dell’Est dell’Europa centrale. Nella prima parte della sua carriera diplomatica si è infatti occupato della cooperazione economica e commerciale con i Paesi dell’ex Jugoslavia e dell’Europa dell’Est e poi, dopo incarichi in Egitto e Indonesia, ha assunto il mandato di ambasciatore in Croazia (2010-2014), Bulgaria (2014-2018) e dal 2018 in Slovenia, da dove ha rappresentato la Confederazione anche presso il Vaticano.

Carlo Rebecchi


Fonte: Carlo Rebecchi
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