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UK-Italia: il legame resiste all’impatto del Covid, attesa per Brexit

30-09-2020 13:05 - Ambasciate
GD - Roma, 30 set. 20 – A un anno di distanza dall'ultima indagine che ha sondato l'opinione degli italiani sul Regno Unito, la nuova inchiesta della SWG mostra che il legame tra UK e Italia resiste bene all'impatto del Covid-19. I risultati di questa nuova indagine, la terza condotta dalla SWG per conto dell'Ambasciata Britannica, sono stati presentati alla vigilia del principale appuntamento nell'agenda bilaterale anglo-italiana, ossia il XXVIII Convegno di Pontignano (a Siena dall'1 al 3 ottobre), nel corso del quale si discuterà di resilienza e di ricostruzione dopo l'impatto devastante della pandemia sulle vite, sui sistemi sanitari e sulle economie dei due Paesi, per un futuro più prospero, sicuro e sostenibile di prima.
Gli Italiani e il Regno Unito - Sei italiani su 10 (56%) sono stati almeno una volta nel Regno Unito nel corso degli ultimi 5 anni. Di questi, 9 su 10 ci tornerebbero, mentre il 75% di coloro che vi hanno trascorso almeno un anno per motivi di studio o di lavoro parlano positivamente della propria esperienza, a fronte di un 3% che pensa il contrario.
Oltre un italiano su due dichiara di avere almeno un parente, un amico o un conoscente che risiede attualmente nel Regno Unito. Tra questi, rimane elevato il numero di quanti descrivono come positiva la propria esperienza in UK (80% vs 86% nel 2019). Da notare in un momento difficile per la diffusione del virus oltremanica, il 77% degli italiani si dice intenzionato a recarsi nel Regno Unito una volta conclusa l'emergenza sanitaria. Tale percentuale sale all'86% tra chi ha tra i 25 e i 44 anni.
Come gli italiani vedono il Regno Unito - Le prime associazioni mentali spontanee degli italiani rispetto al Regno Unito restano la Monarchia (+2% sul 2019) e la Brexit (+12% sul 2019). Quest'ultima scalza 'Londra', 'lingua inglese' e 'bandiera' al secondo posto.
Gli italiani e la Brexit - Rispetto alla Brexit, metà degli italiani restano critici (52%), anche se aumenta del 5% il numero di chi sostiene che i cittadini britannici abbiano fatto bene a votare per l'uscita del Regno Unito dalle istituzioni europee (33%).
A prescindere dalle valutazioni sull'esito del referendum nel 2016, rimane maggioritaria la parte di italiani non meno intenzionati rispetto al passato a recarsi oltremanica per turismo (58%), studio (64%) o lavoro/affari (64%). Rispetto a un anno fa, tuttavia, complice la situazione sanitaria legata al Covid, la voglia di visitare il Regno Unito segna un rallentamento, soprattutto per i turisti, per cui un +14% si sente meno incline a recarvisi in questo momento rispetto al 2019.
La relazione UK-UE nel dopo-Brexit - Rimane sostanzialmente stabile al 60% (62% nel 2019), la percentuale di italiani che ritiene auspicabile il mantenimento di un legame stretto tra il Regno Unito e l'UE dopo la Brexit, ma questa proporzione aumenta, in alcuni casi considerevolmente, quando si parla di aspetti specifici della partnership.
Il 74% degli intervistati è favorevole a un'area di libero scambio dopo l'uscita del Regno Unito dal Mercato Unico (75% nel 2019), il 71% auspica una stretta collaborazione in materia di sicurezza e difesa (-3% dal 2019), mentre il 64% degli italiani (-1% dal 2019) concorda con il principio di una gestione controllata dei flussi migratori dei cittadini comunitari tra UE e Regno Unito.
Il No-deal - A tre mesi dalla fine del periodo di transizione, più italiani rispetto allo scorso anno (84% vs 80%), ovvero oltre 4 Italiani su 5, ritengono che un mancato accordo tra Regno Unito e UE alla fine dei negoziati sarebbe dannoso. Solo il 4% ritiene il contrario.
Maggioritaria resta la percentuale di quanti ritengono che i danni di un no-deal sarebbero equamente ripartiti tra Regno Unito e UE (39%, - 4% dal 2019), a fronte del 30% (+4% dal 2019) che paventa conseguenze negative soprattutto per il Regno Unito e il 15% (+4% dal 2019) che immagina peggiori conseguenze di questo scenario soprattutto per l'UE.
La relazione UK-Italia nel dopo-Brexit - Sale al 68% (+2% rispetto a un anno fa) il numero di italiani a cui sta a cuore il mantenimento di una relazione profonda tra l'Italia e il Regno Unito, anche dopo la Brexit. La percentuale di quanti ritengono importante il proseguimento della collaborazione anglo-italiana cresce significativamente in riferimento a settori specifici.
Tra questi, cresce il numero di quanti auspicano che la collaborazione bilaterale continui in materia di scambi commerciali e investimenti (83%, +2% dal 2019), mentre rimane stabilmente alto il numero di chi ritiene strategico il mantenimento di una forte collaborazione in materia di ricerca scientifica e innovazione (82%), sviluppo sostenibile, energia e lotta ai cambiamenti climatici (77%). 
Sempre maggioritario, anche se in lieve flessione rispetto al 2019, il numero di quanti ritengono importante collaborare in materia di sicurezza, difesa e immigrazione, che si assesta al 66% (-5% dal 2019), probabilmente a causa dell'accresciuta percezione di pericolo derivante dalla pandemia rispetto alle minacce più tradizionali.
Il rapporto UK-Italia alla prova del Covid - La voglia di mantenere aperti i canali della collaborazione bilaterale, soprattutto in materia di ricerca scientifica, sembra essere confortata dalla necessità, percepita come prioritaria, di sconfiggere il virus.
A tal proposito, una consistente maggioranza di italiani (66%) ritiene opportuno che il Regno Unito rimanga coinvolto nei piani UE per fronteggiare l'attuale emergenza sanitaria, a livello di ricerca e distribuzione del vaccino, scambio di informazioni e buone prassi per evitare la diffusione del contagio. Il Regno Unito dovrebbe rimanere completamente coinvolto in tal senso per il 46%, o quanto meno in parte per il 20%.
D'altra parte, a fronte della collaborazione scientifica avviata tra l'università di Oxford e l'italiana Irbm per conto di AstraZeneca, 3 italiani su 4 ritengono prezioso il contributo che le competenze tecnologiche e di ricerca del Regno Unito possono apportare alla ricerca di un vaccino contro il Covid-19.
Commentando i dati presentati oggi da Rado Fonda, direttore di ricerca della SWG di Trieste, l'ambasciatore britannico in Italia Jill Morris ha dichiarato: “La relazione tra Regno Unito e Italia resiste all'impatto del Covid-19, che tante vittime continua purtroppo a mietere in questi giorni nei nostri due paesi e nel resto del mondo. A tal proposito, seguiamo da vicino la collaborazione tra Oxford e l'italiana Irbm per la ricerca di un vaccino, che auspico possa raggiungere presto risultati positivi. Sono toccata dal numero di italiani che si dichiarano pronti a tornare nel Regno Unito dopo la fine dell'emergenza sanitaria, e accolgo con grande apprezzamento l'auspicio di tanti, che Regno Unito e Italia continuino a intensificare gli scambi in materia di ricerca scientifica e innovazione, ma anche di sviluppo sostenibile, energia e cambiamenti climatici. Si tratta di temi fondamentali, rispetto ai quali Regno Unito e Italia hanno l'incredibile opportunità di lavorare insieme in vista delle nostre rispettive presidenze del G7 e del G20 nel 2021, nonché in virtù della nostra preziosa partnership nell'ambito della presidenza britannica della COP26".
Il diplomatico di Londra ha poi sottolineato che "a Pontignano, nei prossimi giorni, intensificheremo il nostro dialogo e la nostra collaborazione, fornendo un tassello che sono certa potrà aiutarci a ricostruire insieme un futuro più prospero, sicuro e sostenibile di prima”.


Fonte: Redazione
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