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Turchia: amb. Esenli con giornalisti su terrorismo, Libia e Santa Sofia

14-07-2020 13:20 - Ambasciate
GD – Roma, 14 lug. 20 – L'ambasciatore di Turchia in Italia, Murat Salim Esenli, ha tenuto oggi in ambasciata una conferenza stampa a 360° in occasione del quarto anniversario del tentato golpe del 15 luglio del 2016. Un incontro stampa inspiegabilmente limitato a pochi giornalisti, in cui il diplomatico di Ankara ha toccato alcuni dei principali temi di attualità della politica del suo Paese, con l'evidente intento di accreditare una immagine diversa e migliore rispetto a quella che viene data dai mass media internazionali.
Terrorismo - «Con l'Italia, la Turchia intende condividere l'esperienza maturata nella lotta all'organizzazione terroristica Feto», ha detto l'amb. Murat Salim Esenli. Proprio ricordando il golpe del 15 luglio di quattro anni fa, ha sottolineato che «quel giorno tutti hanno compreso la vera natura di quella organizzazione, che usava canali caritatevoli e ha cercato di aumentare la sua influenza attraverso il processo politico ed economico, sfruttando tutti gli ambiti della società, dai mezzi di informazione all'istruzione».
Un dato che per Esenli dimostra la comprensione internazionale della lotta compiuta dalla Turchia nei confronti dell'organizzazione guidata da Fetullah Gulen: « il fatto che 120 membri di Feto sono stati estradati in Turchia da 20 Paesi». Il diplomatico ha quindi affermato che «tutte le nostre azioni prese nei confronti di Feto si basano sulla legge e sul rispetto del diritto umanitario» e ha poi espresso «il desiderio di condividere la nostra esperienza con gli altri Paesi che potrebbero essere colpiti da Feto». L'Italia in particolare, in quanto anch'essa ha una «enorme esperienza nella lotta alle organizzazioni criminali», ha dichiarato Esenli citando ad esempio «mafia e traffico di esseri umani. Proprio per questo l'Italia capisce la Turchia meglio di altri».
Libia – L'ambasciatore turco ha detto che «l'Egitto sta violando l'embargo delle armi in Libia, così come gli Emirati Arabi e anche la Francia. Questi tre Paesi stanno violando l'embargo. Noi non siamo in una posizione ambigua, per noi è molto chiara, la situazione in Libia è chiara per la Turchia. Se siamo parte della comunità internazionale, dobbiamo rispettare le regole della comunità internazionale. Tutti gli altri non hanno base legale. Coloro che agiscono in modo ambiguo cercano di sostenere che noi siamo in una posizione di ambiguità. Gli altri stanno giocando un gioco pericoloso, e c'è molta consapevolezza di questi giochi tra i nostri partner, come l'Italia, che sa cosa sta accadendo. Non vogliamo cadere nella trappola di coloro che violano l'embargo delle armi», ha aggiunto.
Il diplomatico di Ankara ha poi sottolineato che «il generale Khalifa Haftar, capo dell'autoproclamato Esercito nazionale libico, sta usando il petrolio per negoziare». Secondo l'amb. Esenli è «fluttuante» la situazione degli impianti petroliferi in Libia. «La Turchia», ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa nell'ambasciata a Roma, «auspica che Haftar non abbia un ruolo nella gestione dei giacimenti petroliferi. Ankara ritiene opportuno che le compagnie petrolifere siano operative sotto il controllo della Noc, la National Oil Corporation».
-Santa Sofia: l'amb. Esenli non poteva evitare di presentare la posizione del Governo di Ankara su questo argomento che ha fatto storcere il naso a molte comunità internazionali, a partire dalla posizione di Papa Francesco. «Ayasofya (Santa Sofia) è aperta allo stesso modo a musulmani e cristiani. Non è una stata una decisione restrittiva, ma una decisione sovrana della Turchia su base legale. Siamo molto sensibili al tema della pratica religiosa dei nostri cittadini». Il diplomatico ha poi rammentato: «come ha indicato il presidente Erdogan, Santa Sofia accoglierà musulmani e cristiani. Questo edificio che diventa moschea non perderà la sua accessibilità», ha spiegato aggiungendo che «sulla questione, la giustizia turca ha emesso una decisione e il Governo vi si deve attenere, perché la Turchia è uno stato di diritto e ha dovuto cambiare la condizione di Santa Sofia da museo nuovamente a moschea perché era ciò che andava fatto». Ed ha insistito rilevando che «coloro che hanno visitato la Turchia sanno che se entri in una moschea non importa se sei musulmano, cristiano, ebreo o di altra religione: puoi entrare se ti togli le scarpe. Qualunque sia il proprio background, si avrà accesso a Santa Sofia. L'edificio è un sito patrimonio dell'umanità dell'Unesco e sappiamo i criteri per fare in modo che lo resti. Continueremo a rispettare queste regole e non ci saranno cambiamenti».
- Palestina: l'amb. Esenli ha detto che «la risoluzione del conflitto israelo-palestinese è il prerequisito per assicurare pace in Medio Oriente e oltre. Dobbiamo risolvere questo conflitto, e la Turchia ritiene che la soluzione dei due Stati basata sui confini del 1967 sia l'unica strada percorribile, confini riconosciuti dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite». Ed ha aggiunto: «Crediamo che lo status quo in Palestina non sia sostenibile, dobbiamo agire. La continua occupazione israeliana e le sue pratiche in violazione delle leggi internazionali in Palestina minano gli sforzi per una pace duratura. Crediamo che le decisioni israeliane siano contro il diritto internazionale», ha aggiunto Esenli. «L'espansione degli insediamenti illegali, il blocco su Gaza e la violazione della santità per cristiani e musulmani di Gerusalemme sono elementi ai quali ci opponiamo e che diminuiscono la possibilità di una soluzione a due Stati», ha sottolineato l'ambasciatore di Turchia.


Fonte: Redazione
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