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Statua della Dea Madre torna in Iraq, resa ad Ambasciatore

23-07-2020 16:38 - Ambasciate
GD - Roma, 23 lug. 20 - Al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, alla presenza del ministro Dario Franceschini, del generale Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), si è svolta la cerimonia di restituzione di una scultura raffigurante la “Dea Madre” di origine mesopotamica, risalente a circa 4.500 aC, consegnata all'ambasciatore iracheno in Italia, Safia Taleb Al-Souhail.
“È una giornata significativa che rafforza la storica collaborazione tra l’Italia e l’Iraq in materia di tutela e protezione del patrimonio culturale e che avremo modo ulteriormente di intensificare con la firma del Memorandum sulla cooperazione culturale e sul contrasto al traffico illecito dei beni culturali a cui stiamo lavorando e che vogliamo allargare ai settori della contemporaneità e allo scambio tra artisti e nuove generazioni di studiosi. L’Italia e l’Iraq hanno un grande passato comune e un grande futuro”, ha detto il ministro Dario Franceschini.
L’amb. Safia Taleb Al-Souhail ha manifestato il suo profondo riconoscimento allo Stato italiano e a tutte le Istituzioni – Ministero degli Esteri, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e il Comando TPC Carabinieri - che hanno un ruolo attivo e straordinario nel rintracciare e recuperare i reperti archeologici iracheni esportati illegalmente, tra cui la “Dea Madre”. La diplomatica irachena ha espresso gratitudine al ministro Franceschini per aver promosso e ospitato la cerimonia di consegna presso la sede del Ministero e ha elogiato il distinto ruolo e l’impegno che esercita l’Italia nel campo della diplomazia culturale per la tutela del patrimonio mondiale.
Durante l’incontro con l’amb. Safia Taleb Al-Souhail avvenuto prima della cerimonia, Franceschini ha ribadito che il recupero e la restituzione di questo antico manufatto è “un’altra importante prova di collaborazione e dell’eccellente lavoro svolto dal Comando carabinieri TPC di cui dobbiamo essere orgogliosi”.
Il raro e prezioso manufatto, di piccole dimensioni (cm 9x3), era stato individuato dai Carabinieri nel corso del quotidiano monitoraggio del web, su una piattaforma commerciale on-line. La statuetta veniva descritta nell’inserzione come “rarissima”, “da museo”, di origine mediorientale, risalente a 7.000 anni fa, e venduta a 3.000 euro. A una prima valutazione effettuata dai militari ne appariva evidente il particolare pregio anche perché l’effige era del tutto simile ad altre rappresentazioni simili della “Dea Madre” di provenienza mesopotamica. I preliminari accertamenti, esperiti anche attraverso la consultazione dei bollettini ICOM (International Council of Museums), consentivano ai Carabinieri del TPC di Udine di richiedere l’emissione di un decreto di perquisizione e sequestro del bene culturale alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Udine, che concordava con le risultanze prodotte. Eseguito il sequestro, la figurina di terracotta veniva sottoposta a valutazione tecnica de visu al Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Udine, che certificava la provenienza mesopotamica del bene come ascrivibile alla cultura Halaf, risalente al periodo ricompreso tra il 5.900 e il 5.100 a. C., dunque esportato illecitamente dal medio-oriente. L’illecito detentore veniva pertanto deferito in stato di libertà per impossessamento illecito di beni culturali (art. 176 d. lgs 42/2004), ricettazione (art. 648 C.P.) e contrabbando (art. 292 dpr 43/1973).
In seguito le competenti autorità irachene, informate del recupero dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma, riconoscevano il manufatto come appartenente al proprio patrimonio culturale nazionale, rivendicandone la proprietà e invocandone la restituzione.
Ottenuti adeguati elementi sulla provenienza e considerate le vigenti normative internazionali che sanciscono il divieto di importazione e commercio di beni culturali appartenenti al patrimonio iracheno illegalmente fuoriusciti da quel Paese, di recente l’Autorità Giudiziaria udinese ha disposto il dissequestro e la restituzione della statuetta all’avente diritto, che si identifica nella Repubblica dell’Iraq, a cui è affidata per il tramite dell’Ambasciata irachena di Roma.
Il recupero, oltre a consentire di rendere un oggetto di pregio al suo legittimo proprietario, il popolo offrirà la possibilità agli studiosi di ricostruirne l’esatta contestualizzazione nel suo iracheno, ambito storico e geografico. La vicenda costituisce ulteriore prova della straordinaria collaborazione consolidatasi nel corso degli anni tra l’Italia e l’Iraq in materia.
I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale operano in quel Paese fin dal luglio 2003 nel quadro delle missioni internazionali e hanno contribuito alla catalogazione dei beni sottratti al Museo Nazionale di Bagdad (inserendo nella propria Banca dati quelli sottratti al fine di consentirne il rintraccio), alle attività di prevenzione e repressione dei delitti di settore e all’assistenza e formazione di personale specializzato in seno alle Forze di polizia locali.


Fonte: Redazione
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